XXX, Negrita

XXX, Negrita

Un po’ di tempo fa mi sono imbattuta in un articolo dal titolo “Ascoltare la musica è come fare sesso” nel quale si spiegavano tutti gli innumerevoli agenti chimici che si sprigionano e accomunano le nostre sensazioni quando ascoltiamo musica e facciamo sesso.

Devo ammettere che nonostante la mia sconfinata passione per la musica questo accostamento mi è apparso un po’ esagerato. Ora, sicuramente la musica è una forma di piacere (così come d’altronde ogni forma d’arte) ma, seriamente parlando, come si può compararla al sesso?

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A volte ho l’impressione che immersi nel perbenismo e nel – concedetemelo – mondo bigotto che ci circonda, si cerchi di minimizzare la profonda bellezza di questa fisicità che è propria di tutti noi, che è la nostra parte più incontrollata perché, probabilmente, più vicina alla natura dell’uomo. Il bello non sta nel tentativo estremo e ridicolo di accostare la musica al sesso, bensì il bello viene piuttosto quando la musica decide di parlare di sesso (salvo quando a farlo sono Paola e Chiara con la loro Kamasutra) perché –come cantano i Negrita- “altro che l’America, altro che la musica…quando sei selvatica!”.

Quando penso alla musica (quella vera) che decide di parlare di sesso e lo fa senza vergogna il collegamento mentale è immediato: Sex, XXX, Negrita.
XXX è il secondo album dei Negrita (pubblicato per la Black Out nel 1996) e può essere considerato un simbolo (insieme ad un paio di album dei Litfiba) del rock italiano negli anni ‘90. XXX come “ecsecsecs” che ricorda molto “SexSexSex” e che, non per niente, nel linguaggio informatico indica un dominio di primo livello riservato a siti contenenti materiale sessualmente esplicito.

Sex è la quarta traccia di questo album e di sesso parla dalla prima all’ultima parola, senza tanti mezzi termini. Appare quasi esagerata nel suo iniziale tentativo di dare risalto al lato più grezzo e animalesco dell’atto sessuale, “fare sesso nascosti in un cesso” non può certo essere considerato un esordio poetico d’altronde. Pau e i suoi mettono in musica quel “sentirsi un po’ animali, un po’ primitivi” che ci fa sentire vivi, dal quale ci nascondiamo ma che in realtà cerchiamo, in continuazione, per poi “sentire che respiri, sentire che vivi”. Il tessuto musicale è degno del miglior influsso rock anni ’70, il testo è esplicito e smaccatamente provocante.

I Negrita spingono sull’acceleratore delle fantasie nei versi di questo pezzo (“usare la Nutella, usare la farina”) senza farsi troppi problemi di stile; “via la vergogna e i sensi di colpa” sembra quasi una critica aperta alle tante Signora Gazzettino (del brano XXX) che ognuno di noi incontra quotidianamente (o forse siamo noi stessi delle Signore Gazzettino?).

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XXX è la nona traccia dell’album e rappresenta una presa di posizione forte contro i benpensanti e contro chi giudica, incessantemente… “Appena fuori casa, lo sai chi ti vedo? La Signora Gazzettino che mi punta da dietro, troppo tardi amico, sei stato colpito indicato, giudicato sotto i colpi di quel dito…”.
Il brano si apre con un bel giro di basso, dalle semplici fatture ma in grado di catturare l’attenzione dell’ascoltatore, per poi dare spazio alla chitarra, alle percussioni e, soprattutto, alla voce graffiante di Pau. Un buon pezzo, dalla partitura musicale calma e decisamente senza grandi virtuosismi.
Il resto dell’album si compone di brani facilmente orecchiabili, una manciata di canzoni rock vecchia maniera, un paio di interludi musicali davvero ben eseguiti e la voce di Pau che si gioca su brani dai temi talvolta più impegnati e poetici ed altri disimpegnati e ironici (tra tutti Io Pocahontas me la farei).

Vero gioiellino di XXX è Ho imparato a sognare, una ballata dall’aria malinconica e impreziosita dalla dolce melodia dell’armonica; un pezzo che racconta l’importanza di sognare e della forza che i nostri sogni rappresentano.

Sono gli stessi sogni che accompagnano il nostro desiderio verso qualcuno quando è riuscito a insinuarsi non solo nella nostra fisicità, ma anche nei nostri pensieri, nel nostro respiro. Sono quelle aspettative che abbiamo, che coltiviamo ma che facciamo fatica a comunicare. È quel “limito i miei limiti” che cantano i Negrita nell’ottava traccia del loro album, perché quando il sesso non ci basta più, è lì che cerchiamo di buttare giù il limite che ci divide dall’altro che desideriamo e vogliamo, ma che nonostante questo rimane “altro” da noi. Di fronte a questa alterità assistiamo al collasso del sesso fine a se stesso e delle parole, entrambi non ci bastano più. Quello è il momento in cui si realizza il “passare dal sesso a fare l’amore” di Sex, quando l’unione dei corpi rappresenta un tentativo estremo di superare l’incomunicabilità degli amanti.

Il bello è scoprire che non si può essere una cosa sola ma che questo non ci serve più, perché – e stavolta lo dicono i Marlene Kuntz“non c’è contatto di mucosa con mucosa eppur mi infetto di te”, e a quel punto stiamo già facendo l’amore ed è davvero come “vivere una notte lunga una vita e sentire il suo profumo ancora tra le dita”.

Paola Galli

 

Album | XXX
Artista | Negrita
Anno | 1996
Etichetta | Black Out
Durata | 46:47

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