Wroclaw o Breslavia: di gnomi, pinte, ponti e colori
“Sto andando a Vruozuaf, dicono che sia carina” questa la mia gran consapevolezza – e la mia ineccepibile pronuncia polacca- alla stazione dei treni di Cracovia… quando ancora non avevo ben capito che “Breslavia” e quest’altro toponimo dall’allure di un codice fiscale si riferiscono entrambi alla cosiddetta “Venezia Polacca”.
Bastano tre ore e una ventina di Sloty per raggiungere Wroclaw, quarta città polacca per estensione ed antica capitale della Silesia. Geograficamente crocevia di idee e di stili, città-fortezza storicamente contesa dalle grandi potenze centrali, oggi Breslavia rivela un carattere unico forgiatosi nel continuo turbinare tra Europa dell’Est e dell’Ovest. Ed é coloratissimo, un po’ eccentrico ma ben organizzato, tra apollineo e dionisiaco insomma, come ci ha ben abituati la Polonia.
Le multiple sfaccettature della città defilano rapidamente dai finestrini del treno, e poi dalla stazione al centro storico, in una piacevole passeggiata a piedi. C’è il maxi complesso commerciale Sky Tower, fiore all’occhiello di una Polonia che si vuole moderna ed occidentale, ci sono i blocchi di appartamenti in cemento dell’epoca Soviet, svariate librerie, i negozi di caramelle fatte al momento e poi, su piazze che si aprono generose, ecco le case color pastello, alte e strette, impettite ma sorridenti sopra a spianate di sanpietrini.
La città vecchia è delicata e misteriosa, anzi é proprio bella, ma senza tirarsela. Ha la freschezza di spirito figlia del suo costante tumulto culturale e lo sguardo interessante e curioso da città universitaria con plurimi premi Nobel (10!). Si lascia condividere con leggerezza, senza nascondere la sua preziosa Storia. Il Rynek, la piazza principale, le fa da cuore pulsante fin dal Medioevo.
E’ uno spazio ampissimo, dove gente più o meno affacendata si insegue e si incrocia involontariamente. Ci sono le bancarelle del mercato, bellissimi bar in stile tradizionale polacco -uno su tutti il “Piwnica Swidnicka”- gallerie d’arte e negozietti artigianali. Sedetevi su una panchina a caso o ordinatevi un kawa o una piwo e per un quarto d’ora godetevi uno spezzone di vita a Breslavia: ecco la fine dello stereotipo sul grigiume polacco (se ancora c’é gente che ci crede!).
Riempitevi di forze e magari osate una grassosissima paczki , la declinazione polacca del krapfen, se proprio vi sentite smilzi e sofferenti: ci sono 300 scalini da salire per arrivare in cima alla guglia della chiesa di Santa Elisabetta, a 91 metri di altezza e a qualche centimetro da una vista incredibile su tutta la città, e in particolare sul Ratusz, il municipio con le torri e l’orologio astrologico al centro del Rynek. Dall’alto non potrete scovarli, ma dappertutto per le vie del centro storico noterete spuntare piccole statue in bronzo di gnomi intenti a svolgere le più svariate attività. Ovviamente oggetto di cacce al tesoro, fotone, mappe e tour turistici (nel 2015 le figurine erano 300, ma aumentano ogni anno), questi simpatici personaggi commemorano dal 2005 un gruppo sovversivo nato proprio a Wroclaw. Infatti lo gnomo era l’emblema del movimento anarchista “Alternativa Arancione”, un manipolo di surrealisti socialisti politicamente schierati contro il Comunismo Polacco degli anni ’80, che riuscirono coi loro happenings dadaisti e le loro prese in giro a mobilitare migliaia di persone. Il che rende ancor più onore a questi gnometti bizzarri e irriverenti, attaccati ai pali della luce, nascosti dietro le grondaie o spavaldi tra le inferriate delle finestre.
Tutto attorno al nucleo antico, Breslavia si lascia circondare dall’Oder e dai suoi canali, e svela un’ennesima natura inedita: quella di isola e di piccola Venezia polacca… dall’alto dei suoi 120 ponti che collegano le sponde del fiume. Le isole sono invece dodici e si raggiungono dal ponte Tumski, qualche gnomo più a nord del Rynek. L’atmosfera é tranquilla e il ritmo del mercato lascia spazio allo scorrere del fiume e, in inverno, a rilassanti distese di neve e ghiaccio.
E’ l’anima spirituale della città, dove i lampioni sono a gas e vengono accesi a mano ogni sera e i marciapiedi sono bassi e di pietra fredda. La cattedrale di San Giovanni Battista, gioiello gotico del XIII secolo, pare inespugnabile e severa, coi suoi due campanili e i suoi tetti in rame. Le vetrate, seppur moderne, sono molto suggestive, e all’interno della chiesa brillano barocche le tre cappelle del complesso absidale. Ecco, quest’ultimo mi è piaciuto molto di più visto dall’esterno, dal muretto di un parco dove il bianco e il verde si alternano le stagioni pacificamente, mantenendo costante il fascino del posto. E’ da qui che si accede anche al giardino botanico o, per quelli che se la sono saltata prima, si può salire alle guglie, stavolta in ascensore.
Consiglio per i romanticoni: andateci sul calar della sera, quando arriva il lampionaio. E poi una cenetta a base di pierogi, per gustarsi questa terra che tanto sa nutrire lo sguardo e la curiosità… ecco, dimenticate il dessert (ognuno ha i suoi limiti) e degustate direttamente una krupnik. Gli Gnomi saranno fieri di voi!
Elisa Cugnaschi