While We’re Young

While We’re Young

Cappelli e bionde: e no, non è un western.

Interno giorno, studio medico:

“Lei ha l’artrite al ginocchio”

“Artrite? E… Artrite è un termine generico per una qualche lesione?”

“No. È una patologia degenerativa delle articolazioni”

“Sì, so che cos’è l’artrite tradizionale. Ma questa non..”

“Non so cosa intenda per “tradizionale”. Ma questa è artrite.”

“Artrite… artrite?”

“Sì, di solito lo dico una volta sola.”

 

Questo scambio di battute non è un estratto da un vecchio film di Woody Allen, anche se Noah Baumbach, regista di While we’re young (tradotto in italiano –malissimo- con Giovani si diventa) è stato più volte accostato al regista newyorchese.

Ora, premettendo che per me Woody Allen siede di diritto nell’Olimpo del cinema, da dove nemmeno il disastroso To Rome with Love è riuscito a farlo cadere, bisogna ammettere che lo stile di Baumbach ha effettivamente alcuni punti in comune con la commedia brillante di Allen, sebbene non possieda lo stesso potente sarcasmo né tantomeno lo stesso acume.

While We’re Young è la storia dell’incontro/scontro tra una coppia di intellettuali newyorchesi sulla quarantina e una coppia di ventenni dinamici e indipendenti.

Josh e Cornelia (interpretati da Ben Stiller e Naomi Watts) rimangono inizialmente folgorati dall’esuberanza e dalla vitalità della giovane coppia formata da Jamie e Darby (Adam Driver e Amanda Seyfried), che li coinvolgono nella loro vita e nelle loro abitudini, comprese cerimonie di purificazione, sciamani e sostanze allucinogene.

Non puoi voler fare un figlio ogni volta che prendi un allucinogeno!
Non puoi voler fare un figlio ogni volta che prendi un allucinogeno!

In questa prima metà del film si ride, catturati da un tipo di umorismo lontano dagli stereotipi hollywoodiani e improntato piuttosto ad un’intelligente ironia, in stile Woody Allen appunto.

Josh e Jamie sono entrambi registi di documentari: il primo è un perfezionista, troppo frenato dalle proprie incertezze per avere veramente successo, il secondo invece è ambizioso e pronto a cogliere qualsiasi spunto creativo.

Proprio a causa di queste divergenze, nella seconda parte del film iniziano ad emergere le incomprensioni tra i due e i rapporti si incrinano. Qui il regista abbandona il sarcasmo per ripiegare su uno sguardo più intimista, ed è un peccato in quanto il film perde in originalità e forza espressiva.

Il merito di Baumbach però è quello di riuscire a creare dei personaggi sfaccettati, credibili, frustrati ma non sconfitti. E anche in questo ricorda un po’ il Woody Allen di Mahnattan o di Hanna e le sue sorelle, dove i protagonisti sono sempre intellettuali newyorchesi più o meno nevrotici, che tuttavia non cercano di trovare rifugio in un mondo malinconico e solitario, riuscendo a non soccombere al peso delle loro nevrosi.

Tutti i personaggi di Baumbach si sentono inadeguati e cercano di trovare, ognuno a modo suo, uno spazio di autoaffermazione, facendosi interpreti di quell’incertezza che è la piaga della società occidentale contemporanea.

Vi hanno detto che potevate essere tutto” rinfaccia Josh al giovane Jamie nel confronto finale del film, ed è realmente così. Lo sappiamo bene anche noi, appartenenti alla stessa generazione, cresciuta nell’illusione di un mondo dalle mille e una opportunità, che si scontra poi con una realtà ben diversa, dove è più facile accontentarsi piuttosto che sforzarsi di capire cosa sia realmente quello che vogliamo e cercare di ottenerlo.

Quando non ci sono modelli da seguire, o forse ce ne sono troppi, e troppo diversi, si perdono i punti di riferimento: “se sento una canzone o una storia che mi piace, è mia”, risponde Jamie, liquidando il diritto d’autore in una battuta.

Cos'è la creatività? Cosa l'arte?
Cos’è la creatività? Cosa l’arte?

Lo scontro tra i due protagonisti tuttavia non è solo uno scontro generazionale e interpretare il film in questa chiave sarebbe riduttivo. Ogni personaggio infatti è alla ricerca di qualcosa, perfino quelli secondari come gli amici quarantenni di Josh e Cornelia, che decidono di avere un bambino per sentirsi più appropriati, ma poi confessano: “la persona più importante della mia vita sono ancora io”.

Quella raccontata da Baumbach è una ricerca che non si esaurisce con la maturità. Il film è piuttosto uno scontro tra due visioni del mondo, legate all’indole dei personaggi piuttosto che alla loro età. Da un lato l’ingenuità e l’idealismo di Josh, che insegue con rigore il suo scopo, rimanendo però intrappolato nei suoi stessi schemi mentali, in una sorta di immobilismo dove per girare un documentario ci vogliono dieci anni. Dall’altra l’impulsività, la sfrontatezza e il talento di Jamie, che è disposto a manipolare la realtà per renderla più attraente, con il rischio di superare il confine tra libertà creativa e menzogna.

Due atteggiamenti diametralmente opposti, in cui si possono riconoscere persone di tutte le età.

 

Titolo originale: While we’re young

Regia: Noah Baumbach

Anno: 2014

Cast: Ben Stiller, Naomi Watts, Adam Driver, Amanda Seyfried, Charles Grodin

 

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