We are Harlot under the California sun

We are Harlot under the California sun

Gli anni ’10 del nuovo millennio sono tempi duri per chi ama il rock “vecchio stile”.
Quello finito nel ’93, con lo Use your Illusion Tour dei Guns ‘n Roses. Quello dell’era d’oro, quando le rockstar erano milionarie e passavano le giornate a fare festa e la notte a suonare; come nel celebre pezzo dei KISS, divenuto un inno di quella generazione (per i profani tra di voi “I wanna rock ‘n’ roll all’ night and party every day”). Quello che vedeva Bon Jovi e Van Halen in cima alle classifiche e sulle copertine patinate assieme ad attrici e playmates (a proposito, un cin viva alla tua Hugh!), ad influenzare lo stile e le aspirazioni di milioni di adolescenti.

Chi vi scrive, nato con 30 anni di ritardo e dalla parte sbagliata dell’Atlantico, guarda a quel periodo con un misto di nostalgia ed invidia per chi quegli anni li ha vissuti davvero, e nel posto giusto: Los Angeles, California. Ed è proprio di quella assolata terra, al momento così lontana, che vi voglio parlare.

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Immaginate di essere lì, guidando una Chevrolet Impala senza meta sulla Sunset Strip. Siete nel presente, però. E allora cosa ascoltare alla radio? Dr. Feelgood dei Mötley Crüe è figo, certo, ma vi farebbe apparire un po’ troppo vintage agli occhi dei passanti. E poi, dopotutto, non si può vivere nei ricordi, no?

Ecco quindi un disco che fa al caso nostro, registrato da quattro ragazzi cresciuti nel mito di AC/DC e Van Halen proprio come noi. We are Harlot è il primo e finora unico album dell’omonima band, uscito nel 2015, che fa ben sperare le nuove generazioni di rocker. Siete pronti? Accendete la radio.

Se vi aspettavate un inizio tranquillo smettete di leggere adesso. Dancing on Nails prende alla lettera la massima di Nikki Sixx:

Rock ‘n roll has to be like a shot of Jack Daniel’s. You gotta feel it burn.”

Neanche il tempo di prendere fiato che di shot ne arriva un altro – il whisky è uno dei fili conduttori dell’album, assieme al sesso, altra presenza immancabile nella vita sregolata della rockstar. A tal proposito, il cantante Danny Worsnop, autore di tutti i testi, ha definito “sottile la differenza tra sexy e cheesy”. Infatti, il secondo pezzo si intitola Dirty Little Thing e non lascia spazio a molte interpretazioni. La terza traccia è Someday, sorta di tributo alle ballad anni ’80 ma senz’altro più movimentata (il lavoro di batteria di Bruno Agra è notevole in tutto l’album) mentre la quarta, Denial, è il primo singolo estratto e non a caso riporta l’adrenalina al livello delle prime due. Si passa poi a Easier to Leave, uno dei pezzi dal suono più moderno e semplicemente perfetto per il giro in macchina di cui sopra.

One more night ha invece un deciso gusto heavy metal, condito dalla poderosa voce in scream e growl di Worsnop. E sulla stessa lunghezza d’onda hard ‘n’ heavy è anche Never Turn Back, a mio modo di vedere uno dei pezzi più significativi dell’intero album; sia per la perfetta alternanza tra scream e cantato che contribuisce a “svecchiare” il sound, sia per il testo che cattura l’attenzione:

“She’s not an angel but she takes me away to somewhere close to heaven,

She’s not the devil but she makes me feel so…I don’t know!”

Quante volte non avete trovato le parole per esprimere quello che la persona che vi piace vi trasmette? A quanto pare non le hanno trovate neanche gli Harlot, e questo rende ancora più speciale la canzone.

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Segue The One, dalla vena vagamente pop (sarà il tocco dato dalle tastiere…) prima di Love For The Night, un pezzo dal “tiro” pazzesco, grazie al giro di chitarra che ti colpisce da subito, all’assolo supersonico, al testo che trasuda sleaze (“…a whiskey and a cigarette start my day…”) o alla perfetta combo di tutti e tre. Ecco poi Flying too close to the Sun, decisamente il più metal e “spinto” di tutto l’album, ed infine la (tranquilla, non temete) I Tried. Qui è più che evidente l’influenza “Aerosmith”. Provate a concentrarvici un attimo: sembra quasi cantata da Steven Tyler in persona.

Il nostro viaggio immaginario sotto il sole della California ora è finito. In attesa di farlo per davvero, ripetetelo quando vi capita in mano We are Harlot.

Nik Brugnera

 

Album | We are Harlot

Artista | We are Harlot

Etichetta | Roadrunner Records

Anno | 2015

Durata | 38”

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