“Va tutto bene” di Alberto Madrigal
Crescere a Berlino (e non solo)
Non mi è mai capitato di rileggere libri, mi è sempre sembrata una perdita di tempo con tutte le pagine e storie nuove che ci sono da scoprire. Più facile, invece, è ripescare fumetti che si sono amati e ritrovare fra le tavole, ballon dopo ballon, un mondo che si era conosciuto e di cui ci si era innamorati. Con la fine dell’estate, e la nostalgia incombente che l’autunno porta con sé, ho deciso di trascorrere ancora una serata con Alberto Madrigal, autore di due graphic novel entrambe amate e adorate.
La prima volta che ho incontrato Alberto Madrigal era il 2013, mentre leggevo Un lavoro vero. È stato due anni fa, però, che mi sono affezionata ancora di più al suo lavoro grazie a una seconda opera ancora più ricca di significato dal titolo così breve eppure rincuorante: Va tutto bene. Quello che torna nelle sue storie è l’incondizionato amore per le atmosfere che si respirano nelle sue pagine, quelle che rappresentano al meglio il suo stile, i suoi colori e soprattutto la sua silenziosa Berlino, la vera protagonista indiscussa di Va tutto bene, una storia in bilico fra il presente e il futuro.
I protagonisti del romanzo grafico di Alberto Madrigal che, se non si fosse capito, mi ha rapito il cuore tanto da volerlo rileggere dopo due anni, sono quattro giovani con sogni e aspettative diverse. C’è chi vorrebbe avviare una propria attività, la più bizzarra che si possa pensare per potersi distinguere il più possibile da ciò che quotidianamente si incontra per strada. C’è chi vorrebbe creare una famiglia, invece, ma le circostanze (economiche e non solo) non sono propriamente adatte a rincorrere quella che sembra un’utopia. E poi c’è l’eterno giovane, quello che l’età adulta la vede sempre troppo lontana. A legare con un filo invisibile tutte queste vite è la città di Berlino che con le sue ombre e i suoi scorci pare rispecchiare la percezione più sentita dai protagonisti della storia di Alberto Madrigal: l’impotenza. Perché Eva non può fare nulla di fronte allo sconforto di Daniel mentre Daniel non può fare nulla nel vedere la propria amica Sara lanciarsi in un’avventura troppo grande per lei mentre Sara, a sua volta, non sa come reagire davanti al futuro che l’aspetta, indecisa fra il lanciarsi a capofitto nel suo nuovo (ed ennesimo) progetto o continuare a rimandare per paura di fallire. Ma le cose non possono certo restare sempre le stesse, qualcosa deve pur cambiare in questi anni di crisi, di crudeli sfortune che paiono voler ostacolare qualsiasi nostro sogno.
Va tutto bene è una di quelle storie che va assaporata dall’inizio alla fine senza interruzioni e senza anticipazioni. I dialoghi sono solo una piccola parte di ciò che Alberto Madrigal vuole raccontare, di ciò che si ritrova nelle sue tavole e che spesso vale più di mille descrizioni a parole. Perché in Va tutto bene ci sono meravigliosi skyline a raccontare le emozioni. Ci sono tramonti rosa, tendenti al lilla, che sono sdolcinati, sì, eppure anche freddi, di quando scende la sera e stai alla finestra a fissare il vuoto, il blu che lentamente copre ogni sfumatura del sole come a voler cancellare ogni tuo piccolo barlume di speranza.
Eppure lo stesso skyline, qualche tavola dopo, si trasforma in una festa: il rosa si è trasformato in un giallo che acceca le nuvole, più che un tramonto questa tavola pare un’esplosione, un’alba improvvisa di quelle abbaglianti che quando ti svegli e ti affacci alla finestra nemmeno riesci a tenere gli occhi aperti. Ecco, sono quelle mattine, così luminose e sfolgoranti, che fan venire voglia di bere una tazza di the seduti sul balcone, a guardare il cielo e dire che nonostante tutto, nonostante i problemi, nonostante le noie, in realtà va tutto bene, delle cose più importanti va davvero tutto bene.
Titolo | Va tutto bene
Autore | Alberto Madrigal
Casa editrice | Bao Publishing
Anno: 2015