La pratica rende perfetti. Twin Fantasy è il nuovo album di Car...

La pratica rende perfetti. Twin Fantasy è il nuovo album di Car Seat Headrest

Twin Fantasy

Un ricordo, per cominciare. La prima volta che ho visto il video di Sugarcube – classico senza tempo degli Yo La Tengo – mi sono rotolato per terra dalle risate, ma ho anche capito molto di me e di cosa cercassi nella musica.

Per farla breve, nel video un trio di nerd (la band, appunto) viene mandato a “scuola di rock”, perché altrimenti, con quelle mosse lì e quelle facce lì, proprio non c’è verso che sfondino. Bene: in quei quattro minuti c’è una difesa a spada tratta di quel diritto alla sfiga che ogni appassionato di indie-rock reca nel proprio DNA. Non c’è posto per le pose, se quello che interessa sono le idee, la gioia e l’eccitazione di mostrarsi per quel che si è. Ecco: i dischi di Car Seat Headrest, oggi, mi danno quell’esatta sensazione.

Will Toledo

Era una sera d’inverno 2015 e camminavo per Bologna: intorno, la foschia; in cuffia, Teens Of Style. Un disco conciso, traboccante brillanti melodie power-pop. A rimanermi inchiodata in testa c’era questa strofa di Strangers:

Car Seat’s nervous and the lights are bright
when I was a kid I fell in love with Michael Stipe
I took lyrics out of context and thought
“he must be speaking to me”

“Questo ragazzo” – pensavo, premendo nervosamente repeat – “ha talento per citare le proprie ossessioni musicali pure nei giochi di parole (ndr: qui sopra infila il proprio nome d’arte nella canzone, come faceva Stipe in Strange). Eppure non suona come un classico giochino meta; qui c’è talento a sufficienza per raccontare in modo arguto lo spaesamento di un post-adolescente di oggi. Questo tizio è uno cui la musica degli altri ha salvato la vita. Gli ha dato strumenti per raccontarsi e – raccontandosi – crescere.”

Qualche mese dopo arrivava la prova definitiva, con Teens Of Denial. Più elaborato e ruvido del predecessore, pure questo era un grandissimo disco che ricorderò sempre per almeno tre momenti: il ritornello “non hai diritto di essere depresso / è solo che non hai provato abbastanza a fartelo piacere” di Fill In The Blank; gli undici minuti di The Ballad Of The Costa Concordia, in cui letteralmente il Nostro tirava le somme di vent’anni di vita; il singolo Drunk Drivers/Killer Whales, soprattutto perché, quando la suonò al Primavera di quell’anno, c’era gente che si tirava balene gonfiabili come fosse un traditional centenario. Davvero.

Nel frattempo, fra i due album avevo studiato e avevo scoperto chi fosse questo tipo strambo. Will Toledo, classe 1992, aveva iniziato a scrivere canzoni da giovanissimo, con l’abitudine di registrarle nell’auto di famiglia. Suo unico spettatore in quelle incisioni, il poggiatesta del sedile anteriore: Car Seat Headrest, appunto.

Come scriveva il New Yorker: “la carriera di Toledo è finora una versione moderna e da cameretta di quel che significa essere giovani, mettere alla prova i propri limiti e perseguire le proprie ambizioni in pubblico, lasciando visibile a tutti la versione di prova di te stesso. Al centro di questa cosa c’è un senso di scoperta, particolarmente quando si arriva ad analizzare gli effetti salvifici della musica scritta da altri”.

Non sorprende quindi che a un anno e mezzo dall’uscita di un disco acclamatissimo, Toledo sia tornato con un’opera che è un altro tassello in un percorso di pura autoanalisi in musica: Twin Fantasy è prima di tutto la re-incisione di un suo vecchio successo Bandcamp, uscito originariamente nel 2011. Ma sarebbe riduttivo definirlo un remake, poiché le dieci tracce sono realmente re-immaginate rispetto alla versione originale.

Crescere in pubblico, mettersi alla prova davanti a tutti. E il nuovo Twin Fantasy può essere visto proprio in quest’ottica: la prima edizione era il doloroso resoconto – parzialmente autobiografico, dice Will – di un innamoramento per un uomo di cui non si faceva mai il nome, materia ancora calda sebbene già declinata al passato prossimo; qui è come se l’autore volesse raccontare la stessa storia con la maturità acquisita nel corso degli anni, vedendo l’effetto che fa rimettersi nelle scarpe e nei sentimenti del se stesso diciottenne. L’effetto ha del miracoloso.

Il primo pezzo sembra uno scherzetto: My Boy si apre con un giro di batteria e basso che pare riprendere pari pari Just Like Honey; poi entra il cantilenare di Toledo, incerto prima di esplodere nel consueto, melodiosissimo marasma di chitarre sovraincise. Solo l’antipasto, però, perché per seconda arriva Beach Life-In-Death (con citazione da Coleridge nel titolo), centerpiece del disco che si stende per tredici minuti in un’infinità di cambi di tempo, tono, intenzioni. Un vero classico istantaneo, di schiettezza commovente:

I pretended I was drunk when I came out to my friends
I never came out to my friends
we were all on Skype
and I laughed and I changed the subject

Sober To Death invece è relativamente lineare nel suo svacco anni novanta, luccicante anche negli studiatissimi inciampi, mentre Nervous Young Inhumans si mostra dapprima ballabile, con uno sfrigolare di tastiere in sottofondo che aggiungono un che di sinistro a una composizione altrimenti in pieno sole, e va poi a quietarsi in una coda pensierosa – quasi mormorata, quasi psichedelica, quasi R.E.M.

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Poi, se Cute Things è un’altra piccola perla di nervosissimo lo-fi pop chitarristico in cui Will chiede di avere la voce di Frank Ocean e la presenza scenica di James Brown (spoiler: non succederà), sedici minuti sono un po’ troppi per l’altra suite Famous Prophets. Ci pensa però la title-track finale a chiudere il cerchio come si deve, con un organo spezzacuore e altre parole che lasciano il segno:

I haven’t looked at the sun for so long
I’d forgotten how much it hurt to

Si arriva alla fine di questo Twin Fantasy Redux dopo un’ora e dieci minuti in cui anche gli eccessi, gli sbandamenti e i passaggi a vuoto sembrano funzionali al risultato finale, con un sacco di melodie da intonare in coro e liriche da sezionare ancora una volta. E intanto Will Toledo va avanti, cresce e sempre più si mostra come uno di quei rari artisti capaci di sbrogliare la matassa dell’esistenza semplicemente scrivendo canzoni. Complesse, accidentate, meravigliose.

Titolo | Twin Fantasy
Artista | Car Seat Headrest
Durata | 71’
Etichetta | Matador Records

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