Tu non ricordi | Michele Mari
Scopro le poesie di Michele Mari quasi per caso, cercando in libreria un romanzo di cui non riuscivo a ricordare il titolo. Ma, ancora una volta, mi sono ritrovata a dare ragione al buon Pavese e, come spesso accade, “bisogna cercare una cosa sola per trovarne molte”.
Ed io ho trovato le parole di Michele Mari, scrittore milanese, classe 1955. Cento Poesie d’Amore a Ladyhawke è il suo esordio poetico e il risultato è una miscela di emozioni fortissime. I suoi versi trasudano di quell’amore viscerale che ti prende allo stomaco, sul filo di un retrogusto a tratti stucchevole, per poi lasciare spazio ad un’ossessione privata e logorante, in un climax ascendente di malinconia e rassegnazione. Ladyhawke, “donna di notte”, non è stata né sarai mai completamente sua. Eppure, l’immagine di lei non gli darà tregua per più di trent’anni.
Con un po’ di stupore ho scoperto che le sue parole sono di ispirazione autobiografica.
Ma, a pensarci bene, come potrebbe essere diversamente?
Chi scrive d’amore e ne sa dipingere i demoni che ne conseguono è destinato a sfoggiarne in prima persona le cicatrici.
Ogni giorno, ben nascoste sotto la camicia, prima di andare in ufficio.
Tu non ricordi
ma in un tempo
così lontano che non sembra stato
ci siamo dondolati
su un’altalena sola
Che non finisse mai quel dondolio
fu l’unica preghiera in senso stretto
che in tutta la mia vita
io abbia levato al cielo