The Strokes, cuore e cervello
Avevo intenzione di fare una recensione sui nuovi singoli dei The Kills, e parlare di quanto io vorrei essere Alison Mosshart nella vita, ma poi ogni mattina mi sveglio con intenzioni diverse, quindi forse domani mattina mi sveglierò con l’unico scopo nella vita di essere la Carrà, libera e felice, con sepercasocadesseilmondoiomispostounpopiùinlà come unica filosofia di vita per almeno 12 ore. Poi passa.
Però giovedì scorso è successa una di quelle cose troppo belle per essere vere, all musicabella and no verdure makes Manuela a happy girl (scusa Kubrick, scusami tanto, non lo faccio più), così happy che ha iniziato a parlare di se stessa in terza persona. E Manuela non si contiene: è felice di annunciarvi che domani, 3 Giugno, dopo 3 anni di “boh, non lo sappiamo. Forse ne facciamo un altro quest’anno, ma dipende da quanto sarà lunga la fila alla posta, e se i pianeti si allineeranno senza affanni”, esce il nuovo EP degli Strokes, Future Present Past.
IL NUOVO EP DEGLI STROKES. VI RENDETE CONTO?! NO, NON MI SI È IMPALLATO IL CAPS LOCK, STO PROPRIO URLANDO, SONO AD UN PASSO DALLO STRAPPARMI I CAPELLI E VENDERLI AL MERCATO NERO DELLE PARRUCCHE.
È successo che Casablancas si è messo a fare lo speaker radiofonico su SiriusXM con un programma tutto suo, chiamato Culture Void – in cui parla di musica ovviamente, non di cucina (ma se a qualcuno interessa come a Giuliano piaccia la carbonara, penso sia lecito chiedere) – e giovedì scorso lo ha inaugurato alle 16 italiane con champagne e la presentazione del primo singolo di Future Present Past, OBLIVIUS – È INUTILE CHE QUALSIASI MOTORE DI RICERCA LO CORREGGA, È SCRITTO PROPRIO IN QUESTO MODO, CHIEDETELO AGLI STROKES SE NON MI CREDETE. Comunque, alle 15.59 io ero già sintonizzata su SiriusXM da tutti i dispositivi elettronici presenti in casa, macchinetta per misurare la pressione compresa, e ho passato venti minuti a cercare di far partire il programma, ma ovviamente il karma mi sta ancora punendo per quando da piccola picchiavo i bambini al parco giochi, quindi niente da fare. Non c’era modo di riuscire a sentire questo singolo, sarebbe stato molto più facile procurarsi il numero della mamma di Fabrizio Moretti (aka la mia futura suocera, fingers crossed) e chiederle di passarmi il link. NIENTE.
Poi la furba che è in me ha pensato bene di andare sul sito della casa discografica di Casablancas, la Cult Records (qui potete sentire l’EP in anteprima), e grazie a Zeus il singolo era lì – e a distanza di un’ora erano presenti anche gli altri due, ma io ovviamente ero troppo esaltata e dopo aver ascoltato Oblivius ho chiuso tutto. Fortuna che qualcuno, conoscendomi, mi ha chiesto “ma li hai sentiti gli altri singoli?” “…ecco, NO” – Volete sapere perché? Perché dopo un non proprio esaltante Comedown Machine (sì lo so, le parole per descriverlo sarebbero altre, ma non me la sento), i miei amichetti del cuore hanno pensato bene di abbandonare la RCA Records, e il nuovo EP è stato pubblicato sotto l’etichetta discografica di Casablancas. Gli Strokes sono degli elfi liberi. E credetemi, si sente.
Future Present Past è tutto quello che una fanatica del quintetto di New York vorrebbe sentire da loro, sempre. Vi ricordate le origini? Last Nite, che avete sentito anche se non li conoscete (male, molto male); Barely Legal, una delle mie preferite; gridano You Only Live Once mentre affogano in una stanza; il bianco e nero straziante di Heart In A Cage, la chitarra di Valensi che grida e Casablancas che canta strisciando a terra, in mezzo alla folla, mentre Moretti prende a calci la batteria. Ecco, in Future Present Past c’è tutto questo: è come se Is This It e First Impressions Of Earth si fossero innamorati e avessero fatto un figlio.
Il piglio anni ’80 leggermente accennato in Angles e brutalmente affermatosi con esito non del tutto positivo in Comedown Machine sembra essere totalmente sparito, dando respiro al caos fuori controllo ma perfettamente studiato dei primi anni, quelli con le giacche di pelle e le onnipresenti t-shirt della Coca-Cola, delle chitarre cattive e del basso di Fraiture che non ne vuole sapere, impone la sua presenza e si fa sentire. C’è un retrogusto di vecchi concerti, dell’esaltazione degli esordi, ma con la consapevolezza di avere 15 anni in più e una maturità musicale da sfruttare, da spremere fino all’osso. Hanno preso dal passato la voglia di spaccare tutto dei cinque ragazzi, e l’hanno messa al servizio dei cinque uomini che hanno lo stesso cuore di prima, e che ora pompa per nutrire il cervello di oggi.
Se Comedown Machine ti aveva lasciato insoddisfatto, facendoti sentire il bisogno di una pausa di riflessione, i tre nuovi singoli basteranno a farti rinnovare i tuoi voti d’amore con gli Strokes, un amore che personalmente resiste da più di dieci anni. Come le converse sempre meno bianche di Fabrizio Moretti.
[…] The Strokes | Hard to Explain […]