The Royal Tenenbaums
La fotografia, i colori, i dialoghi, l’ironia, la voce narrante, nei film di Wes Anderson sono sempre magnifici. Ma personalmente, più di tutto adoro i suoi attori: non so se sia lui a immaginare sempre i suoi ruoli su determinati attori (come per Gene Hackman, in questo caso) o loro ad amare la parte assegnatagli. Certo è che sono sempre perfetti e spesso, specialmente in questo film, a mio parere il suo capolavoro, davvero indimenticabili.
Royal Tenenbaum (Gene Hackman) e sua moglie Ethelin (Anjelica Huston), abbiente coppia newyorkese, si separano quando i loro tre bambini sono ancora piccoli, segnando le loro giovani menti geniali ed ipersensibili per sempre. I tre piccoli Tenenbaum infatti fin da piccolissimi hanno manifestato straordinarie capacità nei campi più disparati: Chas Tenenbaum (Ben Stiller), genio della finanza, è entrato in affari a 12 anni e “non consumava pasti veri e propri da anni, bensì alla sua scrivania, per risparmiare tempo”; Margot Tenenbaum (Gwyneth Paltrow) è stata adottata quando aveva solo due anni “e il padre non mancava mai di sottolinearlo quando la presentava”: scrittrice di spettacoli teatrali, vinse un prestigioso premio all’età di 10 anni. Richie Tenenbaum (Luke Wilson) è diventato campione di tennis da bambino ed è sempre stato morbosamente legato a Margot, modella di tutti i suoi quadretti, anche se “purtroppo fallì nel diventare un pittore”.
Dopo la splendida presentazione dei personaggi, li ritroviamo vent’anni dopo. I tre piccoli geni sono cresciuti e vivono ognuno la propria vita, ognuno la sua depressione: Chas, a seguito di un incidente aereo in cui è morta (solo) la sua amata moglie è diventato ossessivamente protettivo nei confronti dei suoi due bambini -che vestono come lui per tutto il film, non si capisce mai bene perché. Richie ha abbandonato la sua brillante carriera tennistica dopo un match disastroso, e viaggia per il mondo a bordo di una nave da crociera. Margot è sposata ad un famoso neurologo (Bill Murray), che non ama, e passa gran parte delle sue giornate nella vasca da bagno a guardare la tv e fumare.
Nel frattempo Royal, capofamiglia decaduto, viene sfrattato, a causa della sua “reticenza ad effettuare qualsiasi tipo di pagamento”, dalla camera d’albergo in cui abitava da più di dieci anni. La notizia del suo sfratto arriva in perfetta sincronia con un’altra notizia: il prendere in considerazione, da parte della moglie da cui non si era mai legalmente separato, un nuovo matrimonio.
Con la complicità del fedele domestico indiano, il meraviglioso Pagoda, rimasto in casa Tenenbaum da cui informa di ogni cosa il suo vecchio padrone, Royal organizza un piano per riavvicinarsi alla sua famiglia (riunita per una serie di accadimenti sotto lo stesso tetto, dopo più di 15 anni), e nel contempo approfittare della loro ospitalità.. non proprio spontanea!
Quella che sembra una brillante commedia famigliare, si trasforma ben presto in un film divertente ma profondo, in cui Anderson orchestra con abilità leggerezza e dramma. L’amore di Richie per Margot, il rapporto complicato ma affettuoso degli ex coniugi, la depressione dei “bambini” (come Royal continua a chiamarli), l’ostilità di Chas verso il padre, il rapporto dei nipotini col nonno, il successo e la decadenza dello storico amico di famiglia, Eli Cash (Owen Wilson), che “aveva sempre voluto essere un Tenenbaum”.
Film d’amore, film psicologico, commedia.. come sempre è difficile etichettare i film di Wes Anderson, che con I Tenenbaum ha dimostrato un talento smisurato, tanto da elevarlo al livello di uno dei maggiori registi viventi, e sicuramente uno dei più influenti. Wes Anderson può tranquillamente non piacere, il suo humor può risultare eccessivamente strambo o intellettualoide: ma se si ama, si ama per sempre e almeno fino ad oggi non ci ha mai tradito. I personaggi che delinea sono indimenticabili: come dimenticare la pelliccia e il dito mancante di Margot, gli occhi di Richie, il look dello spasimante di Ethelin, la risata catramosa di Royal?
Non è facile creare un film così lineare, così elegante e curato, così staticamente progressivo, che non ci si stancherebbe mai di guardare. L’abilità di Wes Anderson è di saper combinare e dosare tutti i suoi ingrediente caratteristici alla perfezione, senza mai diventare stucchevole o ridondante. The Royal Tenenbaums è un film che fa ridere e piangere (un pochino) ma soprattutto pensare: personalmente, credo che se dopo la visione di un bel film ci si arrovelli sopra di esso per giorni; lo si rivede, ci si riflette su ancora, si accendono emozioni e se ne rivivono scene addirittura in sogno, si cita a memoria.. ecco, se entra a far parte di noi per sempre, è un buon film. Anzi, è un film che ha raggiunto il suo scopo più alto.
Fiore all’occhiello, la colonna sonora, un mix di successi rock anni ’70 e ’80 e rivisitazioni (come la bella versione orchestrale di Hey Jude all’inizio). Anche la scelta musicale del film è significativa e in molte scene è parte essenziale, esplicando un sentimento o capovolgendolo, ridicolizzandolo: la memorabile scena dell’incontro tra Richie e Margot dopo tanti anni, rimane nel cuore dello spettatore grazie alla bellissima canzone These Days di Nico. Passando per Bob Dylan, The Clash e Block Party e Elliot Smith (sua la canzone della scena culminante, una delle più forti che abbia mai visto) arriviamo verso la fine del film accompagnati dai mitici Rolling Stones: e sarà impossibile riascoltare le due loro canzoni contenute nel film senza immaginare Margot Tenenbaum seduta nella piccola tenda gialla da campeggio di Chas..
Eli: “I always wanted to be a Tenenbaum..”
Royal: “Me too, me too”.
Titolo: The Royal Tenenbaums
Regia: Wes Andreson
Sgeneggiatura: Wes Anderson e Owen Wilson
Anno: 2001
Interpreti: Gene Hackman, Anjelica Huston, Bill Murray, Gwyneth Paltrow, Ben Stiller, Luke Wilson, Owen Wilson, Danny Glover
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