The Rider, ripensare il cowboy con Chloé Zhao
Il manto color nocciola di un cavallo, gli zoccoli che scalciano la polvere aranciata del recinto, gli occhi scuri dell’animale e il calore del suo respiro. Subito dopo, il corpo azzurro di Brady, la ferita alla testa nella semioscurità della stanza, davanti alle luci fredde dello specchio. Su questo contrasto emotivo e cromatico si apre The rider, secondo lungometraggio della regista cinese Chloé Zhao, che dopo il suo esordio Songs my brothers taught me del 2015 continua a focalizzare la sua attenzione sulla riserva di Pine Ridge in South Dakota.
The rider, presentato a Toronto, al Sundance e a Cannes, è un malinconico ritratto della vita nella riserva, sulle macerie della leggenda del vecchio west, attraverso lo sguardo di Brady, un cowboy dei giorni nostri la cui carriera nei rodeo è messa in discussione da un incidente quasi mortale nel quale ha riportato gravi lesioni alla testa.
La regista Chloé Zhao, attratta dalle notizie che riportavano un alto tasso di suicidi nelle riserve di nativi del South Dakota, ha trascorso diversi anni a Pine Ridge, dove ha conosciuto Brady Jandreau, giovane membro della tribù Sioux Lower Brule che sin da piccolo ha vissuto il mondo dei rodeo e si è guadagnato da vivere come addestratore di cavalli selvaggi. Zhao ha deciso, in seguito all’incidente di Brady, di girare un film che raccontasse la sua vita e in cui recitassero i reali protagonisti delle vicende, al limite tra fiction e realtà.
The rider è il racconto onesto di una comunità al tramonto, laddove antiche mitologie si uniscono in maniera bizzarra a nuovi orizzonti di desiderio e la figura del cowboy rappresenta ancora un modello esemplare di virilità, motivato dall’imperativo tipicamente americano “Don’t give up your dreams”, mentre gli eroi locali ormai utilizzano youtube come vero e proprio archivio delle proprie imprese, alle quali guardare con nostalgia da una stanza di ospedale.
Brady è una versione meno wasp, più cruda dell’uomo che sussurrava ai cavalli, la cui storia viene colta dal film al culmine della vulnerabilità e debolezza. Abbracciando la poetica dei grandi spazi, dove amicizia e fratellanza compongono i pilastri di un’irrinunciabile mascolinità, il protagonista sperimenta il fallimento, il dolore e l’attesa, con la frustrazione che comporta un destino incerto a calare sui propri sogni. La sua presenza silenziosa e magnetica è carica di un’insolita sensibilità, che permea i rapporti con il padre, giocatore d’azzardo incallito, e con la sorellina Lilly, affetta dalla sindrome di Asperger, verso cui Brady è protettivo e attento. La riabilitazione dopo una brutta caduta è lunga e faticosa, e l’immobilità a cui è costretto, nonostante i tentativi falliti di eludere le raccomandazioni dei medici, lo mette di fronte a se stesso e alla sua vita, che senza rodeo sembra priva di uno scopo.
Zhao compone un interessante quadro di una realtà sofferente, restituendo un tassello sconosciuto all’immagine, più che mai sfaccettata, dell’America di oggi, e raccontando, o meglio, osservando, le esistenze opache all’interno della riserva. Il rodeo resta un momento di spettacolo puro, dove giovani cowboys attraversati dall’adrenalina e noncuranti del pericolo danzano fino all’ultimo. L’utilizzo del grandangolo tenta di cogliere le interrelazioni tra i protagonisti e il loro ambiente, catturato dalle immagini spettacolari delle Badlands all’alba e al tramonto.
The rider tuttavia mantiene un tono monocorde che concede solo rari momenti di respiro, conformandosi a un panorama cinematografico indie che predilige lo stile documentario e la forte sensibilità estetica nelle immagini estremamente curate ai danni di una sceneggiatura abbozzata, silenziosa e spesso debole. Così, le potenzialità di una recitazione convincente da parte di attori non protagonisti, merito della direzione di Zhao, e quelle della scelta azzeccata della fiction, insieme alle infinite possibilità aperte dalla scrittura, non vengono sfruttate a pieno. Zhao abbraccia teneramente gli attori mentre recitano la propria vita, ma la delicatezza del suo sguardo a volte libera, altre volte intrappola i protagonisti in una fredda distanza che non lascia spazio all’emotività.
Titolo originale: The Rider
Regia: Chloé Zhao
Anno: 2019
Cast: Brady Jandreau, Lilly Jandreau, Tim Jandreau, Lane Scott, Cat Clifford