The Libertines | Anthems For Doomed Youth
Pete e Carl sono tornati.
Ok, i Libertines sono tornati, ma in realtà sono Pete Doherty e Carl Barat ad essere tornati, siamo onesti. Un po’ sbattuti, un po’ provati dalla disintossicazione (si spera l’ultima). Uno cammina con le occhiaie a terra (Carl), l’altro ha messo da parte l’eroina – e stando al fisico da sollevatore di polemiche che sfoggia da un po’, il cucchiaino ora lo usa soltanto per mangiare il budino (Pete).
Anthems For Doomed Youth è l’album del cambiamento. Non stilistico, ma spirituale. Le voci dei due Libertini sono tornate a mischiarsi come un tempo, le loro teste sono tornate a comporre canzoni che i fanno venire voglia di toglierti le scarpe, saltare sul letto, ballare e cantare come se non ci fosse un domani (l’ho fatto per tutti e 45 i minuti dell’album, e non vi mentirò, è stato faticoso e mi ha fatto pensare che forse smettere di fumare non sarebbe poi una cattiva idea. FORSE). La differenza sostanziale è che sono “meno sporchi” di dieci anni fa, quando cantavano Can’t Stand Me Now – e ti rimane(va) in testa per giorni: il nuovo album è più pulito, meno caotico, il garage rock tipico della band torna a graffiare sul serio solo in poche occasioni, come Barbarians, Fury Of Chonburi e Glasgow Coma Scale Blues; e la verità è che questo cambiamento, inaspettatamente, ci piace. C’è una nuova consapevolezza, quella di aver fatto schifo fino a quando è stato possibile, di essersi trascinati stanchi e marci dentro per troppo tempo, ed è il momento di svegliarsi (come raccontano in Gunga Din). Ci illustrano magistralmente quale sia l’Heart Of The Matter, e si salvano così, come ogni volta, with a wicked little smile, senza perdere lo smalto. Sono più leggeri, ma senza essersi indeboliti.
Caro Pete,
lo vuoi fare un regalo ai tuoi fansss italiani? Un bel paio di date italiane, dove vuoi tu. L’IMPORTANTE È CHE NON LE CANCELLI COME AL SOLITO, GRAZIE.
Sincerely Yours,
Una fan italiana dai bei tempi andati