The Fountainhead (La fonte meravigliosa), di Ayn Rand

The Fountainhead (La fonte meravigliosa), di Ayn Rand

La fonte meravigliosa

Raramente tra gli scrittori contemporanei mi è capitato di imbattermi in un romanzo della grandezza di The Fountainhead (tradotto in italiano La fonte meravigliosa) di Ayn Rand: pubblicato per la prima volta nel 1943, il primo folgorante successo della scrittrice russo-americana è di una perfezione quasi eccessiva. L’ampiezza del suo respiro è degna dei grandi romanzi russi dell’Ottocento, con uno spettro di umanità amplissimo e magistralmente tratteggiato, un intreccio di storie notevole e un indimenticabile protagonista.

Howard Roark è un giovane architetto estremamente brillante e altrettanto inflessibile: espulso da una delle più importanti scuole di architettura d’America per i suoi progetti futuristici e per il suo criticismo verso la stolida e sterile ammirazione/imitazione dei classici greci e romani, intraprenderà un cammino tanto arduo agli occhi di chi gli sta attorno (e dei lettori) quanto estremamente semplice per lui, essendo l’unico stile di vita possibile e comprensibile a lui: mai piegarsi al volere altrui.

Peter Keating, il coprotagonista, è l’antitesi di Roark; compagni di corso, le loro strade divergeranno sempre di più nel corso della storia e degli anni. Uscito dalla scuola in un tripudio di onori, lo studente bello e diligente viene immediatamente accolto nello studio di uno dei più importanti architetti di New York, Guy Francon, da cui inizia la sua scalata al successo, tanto sfavillante quanto immeritato e falso. Il suo rapporto con Roark è una competizione malsana, in quanto unilaterale e accompagnata da invidia e ammirazione: Keating è perfettamente consapevole della grandezza umana di Roark ma non troverà mai la forza per seguire il suo esempio e quindi sceglierà la strada dell’odio.

Nel grandioso scenario di una New York anni ’30 Howard Roark combatte la sua battaglia personale in solitudine quasi totale, solo contro un mondo non pronto ad accogliere la sua arte e a comprendere la sua visione del mondo. Tra critici d’arte pieni di sé, architetti che non creano ma riciclano e giornalisti corrotti, una -flebile ma pura- luce per il lettore è Dominique Francon, figlia del grande architetto: la sua bellezza algida e irraggiungibile, la sua mente brillante e critica e la sua anima sofferente, che non riesce ad accettare la felicità, la rendono l’eroina perfetta per lottare -nel suo modo autodistruttivo- contro un mondo marcescente.

The Fountainhead è anche un romanzo filosofico, in quanto Howard Roark rappresenta l’ideale umano dell’autrice, ed è lo specchio della sua “filosofia personale”, l’oggettivismo: Rand crede fermamente, infatti, che l’egoismo in quanto spinta alla realizzazione e al successo personale, sia il motore della società. La scrittrice giudica perfettamente inutile e sciocco, anzi dannoso, il falso buonismo che auspica alla collettività prima che all’individualità. Roark, che proclamerà sempre con fierezza la sua individualità e il suo diritto ad essere retribuito ed apprezzato per le sue doti, senza falsa modestia, viene distrutto dalla critica e dai quotidiani, preso di mira da uomini di cultura che si atteggiano a portavoce della collettività, e presentato alla gente come un nemico e un esecrabile esempio.
Spesso gli uomini che si avvicineranno spinti da curiosità a Roark, e ne diventeranno amici, sono semplici e umili, ma cento volte più puri e dignitosi nella loro integrità di tutti i “second-handers” del romanzo, come Rand chiama coloro che vivono sfruttando il lavoro di altri.

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Gli altri personaggi rappresentano i vari tipi di umanità secondo l’autrice, e dal più orrendamente disgustoso di essi al più ingenuamente dolce sono descritti con tanta profondità e lucidità da suscitare ammirazione sconfinata e un pizzico di invidia. Il talento di Ayn Rand è davvero impressionante: è come se, con la sua scrittura scarna ed essenziale, prendesse per mano il lettore e lo guidasse nell’immenso museo dell’umanità; inizialmente ci mostra semplicemente la realtà, l’uomo tal dei tali, senza giudicare e senza un battito di ciglia, limitandosi ad osservare le varie reazioni che ciò suscita in noi. Talvolta il nostro giudizio intuitivo è parzialmente corretto, ma nella gran parte dei casi esso si rivela totalmente sbagliato: con un’abile mossa -un esaustivo capitolo sull’infanzia del personaggio di turno, un minuscolo paragrafo che sembra buttato lì a caso, uno scambio di battute- l’autrice toglie il velo dal volto del personaggio, e ci accorgiamo arrossendo che nella folla di ingenui e ignoranti che lo idolatrava (o denigrava) c’eravamo anche noi.

Nella lettura di The Fountainhead c’è talmente tanto spazio per riflettere, per entrare nelle vite dei vari personaggi e vedere il mondo attraverso i loro occhi, per esplorare punti di vista tanto nuovi quanto inaspettati, che ci scordiamo a volte di Howard Roark e della sua lotta personale contro il mondo. Ed a sua volta egli è un personaggio così intenso e degno di ammirazione che nei capitoli dedicati esclusivamente a lui, ci chiediamo come possiamo vivere se non abbiamo una persona del suo calibro umano al nostro fianco.

Insomma se non avete mai sentito parlare di questo libro correte immediatamente a comprarlo! Le ore passate a divorarlo saranno ben spese.

Titolo | The Fountainhead

Autore | Ayn Rand

Anno e luogo di pubblicazione | 1943, Stati Uniti

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