The Boys: scritto e diretto dai fratelli Vanzina

The Boys: scritto e diretto dai fratelli Vanzina

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Ho sempre diviso le serie TV che guardo in due categorie: quelle che seguo attentamente e quelle che utilizzo come sottofondo mentre svolgo altre attività. In quest’ultimo caso, gli episodi si susseguono mentre sono impegnata a scrivere, asciugarmi i capelli, cercare di addormentarmi, chattare su WhatsApp o superare cinquanta livelli di Candy Crush.

The Boys, la fortunata produzione originale Amazon ideata da Eric Kripke e basata sul fumetto di Garth Ennis e Darick Robertson, appartiene decisamente alla prima categoria. O almeno, ne sono stata convinta per tre stagioni, fino all’uscita di The Boys 4.

Che The Boys non fosse la classica serie di supereroi è stato chiaro fin dal pilot, andato in onda il 26 luglio 2019. Qui, i “super” sono quasi sempre corrotti e malvagi, mentre i “normali” cercano di combatterli con mezzi altrettanto discutibili. I personaggi, complessi e caratterizzati da profonde ambiguità morali, rendono la trama avvincente e piena di colpi di scena, offrendo una visione realistica e critica di come sarebbe il mondo se i supereroi esistessero davvero.

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Fu un colpo di fulmine sia per gli addetti ai lavori che per i profani. Così, alla prima stagione ne è seguita una seconda e poi una terza.

Dal 7 luglio 2022, data della conclusione della terza stagione di The Boys, abbiamo atteso pazientemente due anni per scoprire come se la sarebbero cavata i nostri antieroi preferiti: il cinico Butcher, il giovane Hughie, la bionda Starlight, il tormentato Frenchie, la brat girl Kimiko e il saldo Latte Materno, insieme ai loro antagonisti, l’enigmatica Victoria Neuman e l’inquietante Patriota.

Nel frattempo, il 29 settembre 2023, è stato rilasciato il primo spin-off di The Boys, intitolato Gen V, che narra le gesta di un gruppo di giovani super in una scuola di formazione per futuri eroi. La seconda stagione di Gen V, che nell’ultima puntata si riallaccia alla serie ammiraglia, è attesa per l’anno prossimo.

Vale la pena di pazientare un po’ per vedere un prodotto ben fatto? Certamente. Il problema è che ci eravamo abituati troppo bene. Fin dalla prima stagione, The Boys si era distinta nel panorama delle serie TV per la sua feroce satira e critica sociale, utilizzando i supereroi come metafora per esplorare temi come il potere, le lobby, la corruzione e la celebrità. Ogni episodio era ricco di conflitti intensi e momenti drammatici che tenevano gli spettatori incollati allo schermo.




Un’altra caratteristica distintiva della serie è l’uso audace di contenuti espliciti. The Boys non esita a mostrare scene di violenza estrema, linguaggio volgare e contenuti sessuali al limite del gore, creando un contrasto netto con le altre produzioni di supereroi più edulcorate. Questo si combina con un umorismo nero e cinico che affronta temi politici e sociali contemporanei con un tocco dissacrante e coinvolgente.

Tuttavia, spingersi costantemente oltre i limiti può ridurre l’impatto complessivo. Troppe scene di violenza, soprattutto quando sono un po’ gratuite e servono solo a mantenere la fama trasgressiva della serie, alla lunga annoiano. In pratica, vedere Patriota che fa a pezzi una persona a mani nude non ci fa più l’effetto che faceva un tempo: ormai glielo abbiamo già visto fare molte altre volte, ora c’è solo molto più sangue, tutto qui.

A causa del suo enorme successo e dell’espansione con altre produzioni parallele, la serie ha subito modifiche significative rispetto alla sua forma originale. Questo nuovo capitolo, arrivato dopo un cambiamento editoriale volto a integrare gli spin-off e migliorare la qualità, è il primo a risentirne. Puntando su un approfondimento dei personaggi e un’esplorazione del lato politico che fa l’occhiolino allo scontro elettorale tra Donald Trump e Joe Biden… pardon! Kamala Harris, ha l’ambizione non troppo nascosta di diventare un po’ un trattato sociale, senza riuscirci. Ciò ha invece comportato il sacrificio della coerenza e dell’efficacia narrativa.

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La trama dinamica ed efficace a cui eravamo abituati e che abbiamo atteso con fiducia durante il lungo sciopero degli sceneggiatori sembra svuotata e si affida troppo ai suoi elementi di punta e alle formule consolidate per mantenere il successo.

Il risultato è che si ride molto di meno, nonostante i riferimenti a pratiche sessuali bizzarre, i rutti e le scoregge siano molti di più.

Di questo passo, si va verso un The Boys 5 scritto e diretto dai fratelli Vanzina.

 

Silvia Cannas Simontacchi

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