The Alphabet, di David Lynch
Prima di diventare famoso per film e serie televisive cult, David Lynch realizzò una serie di cortometraggi nei quali possiamo ritrovare gran parte della sua poetica. Uno dei più interessanti è sicuramente The Alphabet, incubo (ed ispirato da un incubo reale, pare) sulle lettere. Sospeso tra una prima parte in cui domina la ricerca pittorica e figurativa, tipica della prima fase (vedi il corto Six Figures Getting Sick), ed una seconda recitata in live action, il corto mostra come le lettere escano dolorosamente dagli oggetti che loro stesse creano per entrare -altrettanto dolorosamente- nel corpo umano reificato.
La reazione è devastante: lo stesso corpo che crea le parole può a sua volta venirne distrutto. L’immagine è rarefatta e fredda ai limiti del bicromatismo, per rendere l’atmosfera macabra e disturbante, solo il sangue viene esaltato. Il senso di disagio è sottolineato dal sonoro, che mescola suoni e voci senza scopo narrativo, ma solo per creare una sensazione. A metà fra discorso dialettico sul linguaggio e metafora disturbante dell’incubo dell’apprendimento, il cortometraggio mostra una grande attenzione per la costruzione di una atmosfera, tipica dei lavori successivi, ed un certo gusto per l’assurdo ed il macabro facilmente riscontrabile nei lungometraggi, a partire da Eraserhead, improntato alla stessa rarefazione cromatica dell’immagine.
Disturbante.
[…] Solo per questo FCCM è un film che tutti i fan della serie dovrebbero darsi modo di rivalutare e, per chi non conosce ancora David Lynch come regista cinematografico, può essere addirittura considerato anche come la più grande […]