The Sandman. Cacciatori di sogni
Gli appassionati di fumetto di vecchia data non avranno di certo bisogno di presentazioni quando si parla di Sandman.
L’uomo della sabbia, conosciuto anche come Morfeo, Oneiros o Signore dei Sogni, è probabilmente la creatura fumettistica prediletta di Neil Gaiman, noto e apprezzato racconta-storie.
“Racconta-storie” è un’espressione romantica, ma ben più appropriata e meno limitante rispetto ad “autore di fumetti”, considerando l’eterogenea produzione di questo autore (basti pensare al romanzo American Gods, per citare un’altra sua famosa opera). Sandman, dicevamo, è stato il protagonista di una testata fumettistica di enorme successo a cavallo tra gli anni ’80 e ’90, che ha contribuito al salto di qualità del media fumettistico – ne facevo cenno anche nel precedente articolo su Batman: Arkham Asylum – paragonabile a quello che stanno vivendo le serie TV negli ultimi anni.
La serie principale, terminata a metà anni ’90, ha ripreso vita negli ultimi anni con Sandman: Ouverture prima e Sandman: Universe poi. Nel mezzo, una pausa di riflessione, in cui lo stesso autore riteneva di non avere più nulla da raccontare sul Signore dei Sogni.
Ma gli impegni editoriali, si sa, alle volte non tengono conto della spontanea ispirazione degli autori e, col decennale della pubblicazione del primo numero della testata, Gaiman ha rimesso le mani sul personaggio, buttando giù una storia per certi aspetti inedita. La scelta dell’illustratore è ricaduta su Yoshitaka Amano, artista giapponese che, sempre in occasione del decennale di Sandman, si era fatto notare con un particolare dipinto a tema.
Il risultato della collaborazione prende il nome di Cacciatori di Sogni, pubblicato da Vertigo nell’ormai lontano 1999: si tratta di un singolare punto di incontro/scontro tra due mondi culturali diversi, quello occidentale e quello giapponese, che paiono in realtà avere più punti in comune di quanto non si possa pensare.
Quest’opera, è bene chiarirlo subito, non è un fumetto. Lo sarebbe potuto essere, non fosse stato per il veto di Amano, poco convinto della resa del suo lavoro in questo senso. Da questo scontro, nasce un’opera di prosa illustrata, in cui ogni pagina di testo è accompagnata da una tavola.
Difficile immaginare la migliore o peggiore resa di Cacciatore di Sogni come fumetto classico, e d’altro canto un tale risultato avrebbe conseguentemente portato a non avere tra le mani il superbo lavoro dell’illustratore giapponese. E sarebbe stato decisamente un peccato.
Il lavoro di Amano, chiaramente figlio degli stilemi di arte visiva nipponica, riesce infatti ad essere incredibilmente evocativo, nell’alternanza di eterei acquerelli, in cui l’espressività dei personaggi è volutamente più stilizzata per mettere in risalto i colori e le atmosfere sognanti circostanti, con tavole cupe, in cui il carboncino diventa il mezzo ideale per rappresentare le demoniache creature protagoniste della storia, passando per tavole in cui le ruvide pennellate di pittura acrilica creano vere e proprie esplosioni cromatiche.
Vi sono pertanto delle direzioni precise nella scelta dello stile e delle tecniche di Amano, che risultano anche curiose, se vogliamo: i colori di persone ed oggetti “reali” sono tenui, i lineamenti delicati, in nettissimo contrasto con i personaggi demoniaci o mitologici, i cui tratti risultano sensibilmente più marcati ed espressivi, e con i luoghi del sogno, per i quali Amano ha fatto ricorso ad una paletta cromatica molto più viva ed intensa.
È chiaro già al colpo d’occhio il campo da gioco dei due autori.
Per quanto riguarda l’aspetto narrativo, non ci troviamo di fronte ad una storia propriamente inedita, bensì ad una libera reinterpretazione, da parte di Gaiman, dell’antica fiaba giapponese La volpe, il monaco ed il gioco dei sogni. Il racconto scelto permette comunque all’autore di giocare in casa: per sua stessa ammissione, gli elementi comuni tra il racconto e aspetti del mondo da lui creato per Sandman, sono estremamente forti, per cui il mescolarsi dei due universi non risulta affatto forzato.
La base narrativa ruota attorno ad aspetti che, per un lettore poco esperto di cultura giapponese come il sottoscritto, risultano comunque ad essa riconducibili: alla base di tutto c’è l’amore impossibile tra un essere umano, il monaco, ed un essere “mitologico”, la volpe, che, nella sua tragicità, si scontra con un antagonista, l’onmyoji – signore dello Ying e dello Yang, il quale non ha remore a prendere la vita del monaco per i suoi scopi. Da qui si giunge all’estremo sacrificio, alla vendetta ed al naturale compiersi dell’ineluttabile fato.
La vicenda si sposta progressivamente da un piano “reale” al mondo dei sogni, in cui troviamo il nostro Morfeo, inevitabilmente e suo malgrado Deus ex machina del caso.
Come dicevo, l’universo gaimaniano e quello giapponese si mescolano sempre a dovere e lo si nota in particolare nei personaggi: alcuni sono di chiara estrazione nipponica, come Binzuru Harada, personaggio del culto buddhista, qui elemento di epifania per il giovane monaco. Altri invece, in particolare quelli presenti nel mondo del sogno, per quanto appartenenti alla fiaba tradizionale giapponese, ricalcano furbescamente personaggi canonici di Sandman, basti pensare allo itsumade, bestia mitologica che fa da guardia al mondo dei sogni e che ai fan di Sandman non potrà non ricordare il grifone del castello di Morfeo.
Proprio quest’essere è indiscusso protagonista di una delle tavole più impressionanti del libro, in cui il monaco, più simile ad un fantasma, si presenta minuto ed insignificante al cospetto dell’enorme bestia, i cui colori illuminano come fiamme le due pagine della tavola.
Altro esempio è rappresentato dai due pescatori del mondo del sogno, figure similari a Caino e Abele, elementi fondamentali nella serie di Gaiman. Per non parlare delle tre donne consultate in qualità di oracoli dall’onmyoji, più facilmente identificabili nelle parche o moire, coloro che detengono i fili del destino dei mortali nella mitologia ellenica e figure care all’autore e ricorrenti nelle sue opere.
Cacciatori di Sogni è una piccola perla, un’opera affascinante che non trova la sua forza esplicita nella linea narrativa, quanto più nel riuscire ad avvicinare due mondi i cui confini diventano davvero poco percettibili. Gaiman, lo dicevamo, non è nuovo a queste trovate: chi ha letto Sandman non potrà non pensare al confronto tra Morfeo e Shakespeare, guarda caso nella surreale rappresentazione di Sogno di una notte di mezza estate. Menzione a parte, nel caso non fosse già chiaro, meritano le tavole di Amano, vere protagoniste: da sole meriterebbero il prezzo del libro, impressionerebbero anche ad osservarle avulse dalla narrazione.
Trattandosi di una sorta di spin-off, va precisato che, per quanto i richiami alla serie originale non manchino, quest’opera brilla di luce propria e può essere fruibile anche per i meno esperti di Sandman, peraltro qui non protagonista ma personaggio collaterale, a patto che questi siano in grado di apprezzare il sapore tragico ma in fondo tipicamente agrodolce della storia.
Ché si sa: non c’è morte che tenga, nel mondo dei sogni.
Titolo: The Sandman. Cacciatori di sogni
Autori: Neil Gaiman, Yoshitaka Amano
Edizione italiana: Dana
Pagine: 131