Rughe | Paco Roca
Questo discorso credo di averlo fatto diverse volte eppure ogni volta che mi ricapita ci ripenso per infinite ore. Quando mi chiedono di consigliare un fumetto, quando mi dicono che “le storie a disegni non le hanno mica mai lette perché si aspettano qualcosa di troppo banale“, faccio un respiro profondo, chiedo a chi mi ha interpellato di sedersi e comincio a stilare una lunga lista di fumettisti e titoli pronti a dilaniare l’animo e sciogliere il cuore, giusto per rendere il concetto che no, i fumetti non sono robe per bambini. Nella lista, insieme a Portugal di Cyril Pedrosa e Asterios Polyp di David Mazzucchelli, ha un posto d’onore anche Rughe di Paco Roca, portato nelle librerie italiane da Tunué.
Rughe è una storia dolce, dolcissima, ma anche molto profonda. I protagonisti di questo graphic novel sono dolci nonnini, ospiti di una residenza per la terza età, ognuno con i propri disturbi, le proprie malattie ma soprattutto la propria storia. Tavola dopo tavola, il lettore si innamora di ognuno di loro: di Emilio, un anziano direttore di banca affetto dal morbo di Alzheimer; di Carmelina ,che ha paura di essere rapita dai marziani; di Antonia che accetta la vita in residenza per non pensare ai figli che non la vengono mai a trovare e di Giovanni, che ha parlato così tanto nella sua vita da conduttore radiofonico che ora ripete solo ciò che dicono gli altri. E poi c’è la signora Rosaria che se ne sta lì, sempre seduta vicino alla finestra mentre si immagina ancora giovane, in viaggio sull’Orient Express con destinazione Istanbul. E infine, ma non per ordine di dolcezza, ci sono Dolores e Modesto che sono la prova dell’amore eterno e di come le difficoltà si superano insieme quando un legame è tanto forte.
Quello di Rughe è un modo per raccontare una malattia attraverso personaggi che ricercano pezzi di memoria nella propria mente, tentando di accettare il cambiamento che l’Alzheimer porta, soprattutto quando si manifesta nelle persone a noi vicine. Paco Roca, con delicatezza ma anche tanta ironia, narra di sguardi persi nel vuoto che a volte non sono che il riflesso di ricordi vecchi e lontani ma ancora ricchi di emozioni e infinito amore.
E tutta la passione per i dettagli degli sguardi e delle menti Paco Roca la inserisce già nella copertina, utilizzando metafore per spiegare cosa significhi invecchiare, immaginando la vecchiaia come un ritorno all’infanzia, alla riscoperta dell’amore e dell’amicizia, allo scambio di ruoli fra sogni e realtà. Rughe diventa così un treno che va, con i compagni di vita come passeggeri, ognuno con i suoi difetti ma tutti insieme verso un’unica meta consapevoli del fatto che non conta la destinazione ma divertirsi godere di ogni piccolo momento durante il viaggio.