Rogue One: A Star Wars Story, di Gareth Edwards

Rogue One: A Star Wars Story, di Gareth Edwards

No, quello è un posteggio riservato alle astronavi per disabili

Rogue One: A Star Wars Story, lo spin-off di Gareth Edwards è sicuramente più Star Wars dell’Episodio VII, uscito lo scorso anno, ed entra di diritto a far parte della Saga. Sicuramente per le ambientazioni e per lo spirito, così vicini a quegli anni settanta da cui tutto partì. Ci sono poche spade laser, e bene dosate. Molta umanità, molta guerra, polvere e spari.

Si tratta di un ritorno alle Guerre Stellari, propriamente dette, e forse ancor più alla guerra, quella che non conosce cielo o terra, dove la città di Saw Guerrera (dannato doppiaggio italiano!) diventa Palmira, senza soluzione di continuità. La guerra fa orrore su qualunque pianeta ed il fuoco amico, quello dei ribelli, brucia quanto quello dell’Impero. Nessuno Jedi in scena, nessun predestinato, la Forza è solo qualcosa in cui si spera. Rimane l’umanità della ribellione e le sue difficoltà, i suoi sacrifici. Ciò che più ricorda uno Jedi è il monaco cieco Chirrut (vago riferimento alla figura di Zatōichi), perso nel ripetere il suo mantra.

Finalmente ritorna un accenno (sebbene sfumato) di politica, quella che piaceva a George Lucas e che la Disney di Episodio VII ha spazzato via con un raggio laser rosso. La ribellione è un fulcro fervente di opinioni diverse e contrastanti, che neppure la Forza riesce ad unire. Ritorna anche la volontà (anche qui in parte, ma sempre di più che in Episodio VII) di creare mondi nuovi e ancora non esplorati.

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Non è un film perfetto, sia chiaro. Ha, anzi, diverse imperfezioni, compresa una parte centrale un po’ caotica e poco coesa. Il finale, però, con la lunghissima battaglia in cielo e sulla spiaggia, redime qualunque sbavatura. Gareth Edwards si conferma un buon regista di fantascienza, capace di cogliere il sentimento della storia e delle ambientazioni. Molte le citazioni che sparge qua e là, nella costruzione del gruppo di disperati che vuole redimersi (dal western in poi), ai tanti rimandi interni all’Universo. Il suo più grande pregio è mantenersi completamente aderente alla Saga, immerso nella Forza fino ai capelli, pur senza copiare (vedi il manicheo Episodio VII) e creando qualcosa di nuovo. I personaggi sono tutti ben interpretati, a partire dalla protagonista Felicity Jones (ormai la Disney vuole donne al potere). Rimane il dubbio che il droide K-2SO sia nato allo scopo di vendere gadget, ma aiuta ugualmente a ripercorrere un filone fondamentale per Star Wars: i veri eroi sono i droidi, gli unici che risolvono (sempre) le situazioni.

Il film potrebbe, paradossalmente, piacere meno ai nuovi fan. Quelli cresciuti con Luke ed il vecchio Ben Kenobi, al contrario, gioiranno.

Ultimo appunto: Darth Vader. Ogni volta che compare è una gioia per gli occhi. Minutaggio scarso, ma di incredibile livello. E la scena finale è semplicemente epica.

 

“La Forza è con me e sono tutt’uno con la Forza”

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