Road trip in Irlanda (parte 2) | Cliffs of Moher, Penisola di Dingle, Ring of Kerry & Skellig, Cork, Kilkenny
…Continua il viaggio in Irlanda.
Arrivati alle Cliffs of Moher non fatevi spaventare dalla quantità di auto parcheggiate: il sentiero a picco sul mare che le attraversa vale la pena di essere percorso in ogni suo centimetro, anche se per un po’ dovrete mettere da parte il desiderio di godervi la wilderness irlandese.
Vedere i tipici prati smeraldo precipitare nel mare con balze di centinaia di metri, come se fossero stati portati via dal morso di un leviatano oceanico, e passeggiare sul confine di due mondi così differenti – l’orrido del mare che si infrange sulle pareti da una parte e l’idillio dei pascoli dall’altra -, mentre un vento marino di una potenza esagerata ti spinge indietro, è un’esperienza che vale il viaggio.
Lo stesso discorso sui turisti vale per le vicinissime Isole Aran: il Cielo d’Irlanda della Mannoia è un po’ una croce, tutti i posti citati nel ritornello sono mozzafiato, ma proprio per questo sono spesso invasi dalle masse. Bisogna solo metterlo in conto.
Invece, parlando di luoghi semi-sconosciuti, ho avuto la fortuna di capitare di fronte alla rovina di un castello che sorge su un’isoletta disseminata di acquitrini e campi di grano che si distacca dall’Irlanda tramite un sottile lembo di terra: il Carrigafoyle Castle sull’isola di Carrig, presso Ballylongford, nella contea di Limerick. La vista dal vicino cottage, in cui tra l’altro ho mangiato la migliore irish breakfast del viaggio, è un piccolo gioiello: l’impressione è di essere capitati in un luogo sospeso, fuori dal tempo, riservato ai pochi che sono passati di lì.
Gli uccelli abitano la bocca spalancata della rovina del bastione, che sorge come uno spaventapasseri di pietra in una piana di spighe, dove l’acqua si giustappone alla terra, tra pontili, stradine, paludi. Non escludo che i promontori costieri che si dipanano da Limerick fino a Trà Lì possano nascondere altre interessanti sorprese. Probabilmente, più che visitare le due città appena citate, vale la pena cercare villaggi immersi negli infiniti pascoli della regione. Non aspettatevi granché, si tratta di piccoli centri abitati pittoreschi: il villaggio di Adare, per esempio, è famosissimo per i suoi cottages tipici, ma sono pochi e molto turisticizzati. Molto meglio quelli di Doolin, sulla costa della contea di Clare.
Da qui fino all’estremità meridionale lasciatevi almeno un giorno di tempo per farvi ispirare dalle strade che vi sembrano più panoramiche, perdetevi se serve, l’importante è non saltare la penisola di Dingle: il sud-ovest dell’Irlanda, infatti, è la zona più ricca di panorami desolati ma accoglienti, che saranno sempre tali indipendentemente dalla quantità di persone che troverete. Godetevi le spiagge sterminate, le colline così omogenee nel loro verde e tanto dolci nei loro contorni da sembrare liquide, le alte coste schiaffeggiate dall’impeto del mare.
La piccola Dingle è una tappa imprescindibile e raggiungerla tramite il Conor Pass è un consiglio che vale come un obbligo: si tratta di una strada panoramica che zigzaga dolcemente verso l’alto tagliando la penisola di Dingle verticalmente. Sulla sommità vedrete il mare da entrambi i lati, oltre che le montagne del gruppo del Monte Brandon, con Dingle in lontananza: una delle viste migliori della mia vita, dato che con un colpo d’occhio si possono abbracciare quattro mondi differenti: il mare, la collina, la montagna, le nuvole nere che gironzoleranno tra le vette.
Prima di salire sul Conor Pass però soffermatevi a camminare sulla sabbia bianca della Brandon Bay: la spiaggia che ho preferito tra le molte che impreziosiscono i golfi occidentali, allungata a dismisura dalle mareggiate oceaniche, con i lembi sabbiosi che si perdono all’orizzonte confondendosi con le acque.
Concedete una visita a Dingle, Ain Daingean in lingua locale, che è la cittadina che meglio ha conservato le tradizioni gaeliche. Lo si nota anche grazie alle case tipiche, coloratissime e ai nomi delle vie, impronunciabili. Tuttavia le masse di turisti potrebbero ancora una volta intaccare la visita di questo pezzo d’Irlanda, quindi passateci il giusto tempo e occhio alle “turistate”.
Per terminare il giro della penisola si raggiunge l’estremità occidentale: la strada costiera che la percorre permette di visitare alcuni tra i cottages irlandesi meglio conservati, oltre che la baia di Slea Head, che sembra stata teletrasportata qui dai Caraibi. Si tratta di una mezzaluna di sabbia bianca che si affaccia su un mare che dal celeste passa al blu oltremare, attorno i colori del cielo e delle praterie impreziosiscono la vista, facendoti venire la voglia di scendere di corsa da una collina fino alla battigia. Nella parte settentrionale di questo “anello” della penisola di Dingle si trovano anche alcuni siti storici tra i più antichi dell’isola, oltre che una serie di villaggi che recentemente hanno fatto fortuna, come Portamgee, avendo ospitato nei dintorni il set di Star Wars, il Risveglio della Forza. Il percorso attorno a questo dito di terra proteso verso ovest è piuttosto breve, senza contare le pause dura circa un’ora e mezza e la strada è immersa in un paesaggio collinare di un verde brillante che digrada dolcemente verso il mare. Un territorio che a parole risulta davvero semplice, essenziale, ma vi assicuro che è difficile non innamorarsi di una bellezza così primitiva.
Nell’estremità sud-occidentale dell’Irlanda si trovano il Ring of Kerry e, molto più piccolo, lo Skellig Ring; due anelli stradali interconnessi che costituiscono, insieme al Connemara, alle isole Aran e alle Cliffs of Moher, le principali attrazioni naturalistiche dell’isola.
Il Ring of Kerry non è propriamente una tappa, è una vera e propria “tangenziale naturalistica”: usatelo per scegliere le tappe che vi interessano, spiagge, castelli o montagne che siano, tenendo presente che, essendo un percorso molto famoso, troverete molte auto ovunque. Menzione speciale per la spiaggia di Glenbeigh: desolata e vasta, offre una vista su un mondo che non appartiene né alla terra né al mare, in un continuo mutamento dettato dalle maree.
A ovest, lo Skellig Ring, con le Kerry Cliffs di Portamgee, a mio parere è la zona più suggestiva d’Irlanda e vi si accede allungandosi più a occidente del Ring of Kerry. Si tratta di un territorio leggermente collinare, bucolico, di un verde tanto acceso da sembrare irreale, che improvvisamente termina a picco sull’oceano, come se l’Europa si fosse semplicemente stufata di esistere, sbriciolandosi in cumuli di rocce striate che si perdono nelle acque. In lontananza le punte acuminate delle Skellig Islands, come delle colonne d’Ercole, segnano il confine del mondo un tempo conosciuto. Se avete visto gli ultimi due episodi della saga principale di Star Wars avete visto anche le Skellig Island: sono le isole di roccia nera su cui si è ritirato Luke Skywalker. Anche le singolari capanne di sassi che compaiono nel film sono originali, erano le costruzioni dei primi monaci che abitarono le isole nel VI secolo circa.
Ritornando verso est, per chiudere un ipotetico tour dell’Irlanda, si attraversa il Killarney National Park e si arriva a Cork. In termini estetici regge difficilmente il confronto con altre città e villaggi dell’isola (castello di Blarney a parte) ma, essendo una città universitaria, è lo specchio perfetto per vivere la vera Irlanda di oggi, ed è sicuramente più viva di altre grandi città come Limerick e Trà Lì. Una sera per i locali di Cork significa una sera in abluzione nel modo di vivere di un giovane irlandese, tuffatevi in qualche pub e se avete voglia di una stout prendete la Murphy’s.
Se vi riavvicinate a Dublino da sud, chiudendo un ipotetico anello attorno all’Irlanda, è consigliabile fare tappa a Kilkenny: una piccola città permeata da un’atmosfera gotica, medievale. I tre must del luogo sono la St. Canice’s Cathedral, con il tradizionale cimitero, il castello con il parco e la Smithwick’s Experience, per scoprire la storia della birra rossa autoctona nata nel 1700.
Ritornare a Dublino dopo aver gironzolato per tutto il paese può far venire voglia di una seconda visita della città: la si comprende meglio, ne si gode il sottotesto. Ma lo stesso vale per l’intera nazione: andar via dall’Irlanda fa solo venir voglia di tornarci, si è consci di non aver visto abbastanza, di non essere riusciti a entrare completamente in questa isola tanto piccola ma incredibilmente profonda.