Ritorno in Liguria
Di Varazze e paesini sul mare
Il mare da me è lontano, non lontanissimo ma lontano. Per arrivare, che io vada in direzione sud est oppure sud ovest, mi ci vogliono sempre e comunque un minimo di due ore e mezza e insomma, non è poi così distante però per decidersi a partire bisogna proprio arrivare in quel momento in cui si sta per impazzire senza quelle onde che quando arrivi paiono volerti prenderti e buttarti a terra dalla voglia che hanno di riabbracciarti. Ecco, è successo che quest’estate c’è stata una voglia simile e quindi mi son detta: sai che c’è? Quelle ore di viaggio me le faccio in giornata e raggiungo il mare anche solo per restarci un paio d’ore per poi tornare a casa la sera stanca e bruciata. Inutile anticiparvi che è stata una delle scelte migliori di questi ultimi mesi.
Varazze, Liguria.
Non la vedevo da anni, la riviera ligure, forse più di un decennio se sto a contare per benino. La Liguria è una di quelle regioni di cui mi ero innamorata da bambina perché ci si andava d’inverno, quando i polmoni avevano bisogno di respirare qualcosa che non fosse nebbia e smog. Succedeva davvero, più di dieci anni fa, ma poi non so perché non c’è più stato modo di tornarci, forse perché la Riviera Romagnola ci voleva tutti per sé. È successo poi che mi sono ritrovata a Genova due anni fa, in quella città meravigliosa che mi stavo per perdere, e c’è stata soprattutto quella voglia di mare alcuni mesi fa che mi son detta che scendere a Varazze, una delle prime fermate del treno estivo che porta tutti in villeggiatura, poteva essere un’ottima idea.
E quindi arrivi lì, in stazione, tutti con lo zaino in spalla e la voglia di scendere e correre in spiaggia per togliersi i vestiti e tuffarsi (tranquilli, tutti muniti di costume). È che il problema della Liguria è che le colline sono proprio dietro le tue spalle che quasi ti toccano talmente sono vicine, come se anche loro morissero dalla voglia di tuffarsi e gettarsi nell’acqua blu di Varazze che a guardarla da lontano o da vicino è sempre di un blu perfetto, come quello del pennarello che usi per disegnare le onde quando sei bambino.
Il bello di Varazze, poi, è che la spiaggia è piccina ma ha tutti questi sassi che ti spingono a lanciarti nell’acqua per non sentirli sotto i piedi e tutti quei chioschi che ti invogliano a prenderti un aperitivo fissando le onde che mica vorrai scappare via subito da questo mare e questo paesello. Perché se proprio ti dovessi stancare della spiaggia, Varazze in realtà ha tanto altro da mostrarti. Ha le vie strette che si snodano qua e là tra palazzi e case colorate che paiono arrivare da epoche lontane. Ha un piccolo porto che per arrivarci devi percorrere una strada che all’improvviso ti porta ad ammirare l’intero profilo della costa, con il sole che gioca a nascondino qua e là e il cielo che diventa blu come il colore del mare e la pace dei sensi che praticamente ti assale. Varazze, soprattutto, ha il rumore delle onde che qualsiasi concerto vedrai sarà paragonabile alla bellezza di quel fruscio che ti culla mentre con il corpo stai per tornare in campagna ma con la mente rimani lì, a farti dondolare su e giù per il bagnasciuga come quel sasso che hai raccolto e hai fatto giocare in riva al mare.
Perché la giornata al mare finisce presto e si deve salutare Varazze, con i ricordi di un’infanzia passata in un paesino ligure come quello e che tanto gli somiglia. Dire arrivederci alle colline che giocano con l’acqua (o viceversa) e pensare che è una fortuna stare a poche ore di distanza da un posto così magico che quando si muore dalla nostalgia delle onde basta un poco di pazienza e lo ritrovi lì, pronto a consolarti.