Al giorno d’oggi è facile accendere la televisione e sentire notizie di
tragedie umane e sociali enormi, con un impatto sui bambini catastrofico, basti pensare alla
situazione di Gaza.
Ma, paradossalmente, meno facile è conoscere tragedie per certi aspetti similari che meno di un secolo fa hanno coinvolto nazioni del mondo così detto “civilizzato”, quell’occidente che oggi ci sembra così avulso da fenomeni simili.
In questo senso il Canada è un paese dal mio punto di vista singolare: fa parte del mondo occidentale, è considerato un paese ricco e socialmente evoluto, ma in qualche modo di secondo piano. In ogni caso non è un paese nel quale mi aspetterei di scoprire una storia di pulizia etnica per altro recente, ma sarei tristemente in errore. Un aspetto misconosciuto della storia del Canada è quello del rapporto tra le popolazioni aborigene e i colonizzatori europei, in un fenomeno non così lontano da quello che ha coinvolto gli States con i pellerossa.
Giusto qualche anno fa saltava fuori la notizia del rinvenimento di fosse comuni piene di cadaveri di bambini al di sotto di orfanotrofi di colonialisti cattolici e poco si parla di quanto successo tra la fine dell’800 e la metà del ‘900 in Canada, con bambini aborigeni strappati dalle famiglie di origine, affidati a famiglie “occidentali” per strutturare una società svuotata dalla cultura della popolazione autoctona.

René · e addormentata nel bosco di Elene Usdin racconta la storia di uno di quei bambini, René appunto, sottratto ai genitori e adottato da una donna canadese con poca velleità materna, che vive in un appartamento qualsiasi nella metropoli Toronto.
Che sia un pesce fuor d’acqua lo si capisce dalle prime pagine.
È solo, anche a casa sua. Zucchero, un peluche di pezza, è il suo unico compagno di giochi, e la sua scomparsa dà il via alla storia raccontata in questa opera dell’autrice francese.
Storia che è un vero e proprio viaggio onirico, concettualmente vicino a quello di Alice di Carrolliana memoria, ma intriso di malinconia e di simbolismo aborigeno, che lo caratterizzano profondamente e richiamano costantemente l’evento storico generale in questione.
Nel corso del suo viaggio alla ricerca di Zucchero, René incontra animali e creature fantastiche che lo guidano in quella che diventa una vera e propria metamorfosi: il protagonista cresce, evolve fino a cambiare genere sessuale. L’impatto è straniante e apparentemente confusionario, finché non diventa chiaro che quel sogno, una vera e propria vita parallela a quella reale, non sia solo di René, ma anche di chi gli sta vicino, in un ineluttabile e triste meccanismo di “colpa”, se così si può chiamare, che ricade sui figli, fino all’inevitabile scontro frontale con la dura realtà che quel sogno ce lo fa rimpiangere.

Il contrasto tra sogno e realtà, argomento centrale di quest’opera, passa da una caratterizzazione grafica di grande impatto. La Usdin in questa graphic novel gioca molto bene con matite e colori, acquerellati e pastellati. Le tinte sono molto intense, in alcune tavole rendono quasi difficile e caotica la lettura, soprattutto considerando i soggetti sovrannaturali ritratti, ma, come spesso accade in queste situazioni, definiscono in modo deciso il contrasto tra la vita reale metropolitana, a tinte fredde e cupe, rispetto ai colori caldi e brillanti del sogno, le cui scene e figure surreali sembrano quasi voler esplodere dalla pagina.
Trovo il risultato splendido, per quanto creda che più di qualcuno potrebbe ritenerlo esteticamente impegnativo ed eccessivo, forse anche considerandolo un esercizio grafico virtuosistico, ma non avrei potuto immaginare un approccio stilistico grafico più adatto e funzionale di questo per il messaggio narrativo da veicolare.
René · e addormentata nel bosco è un’opera di denuncia, per quanto intimista e “solitaria”. Riesce a colpire e parlare di una catastrofe sociale umana, pur mantenendo quella delicatezza propria del percorso del protagonista, la cui vita è tristemente spezzata in un limbo nascosto alla società.
Quella stessa delicatezza che caratterizza un bambino perfettamente in grado di rendersi conto di come la madre adottiva si ostinasse a leggergli storie di cowboy, in cui i cattivi erano proprio quelli che somigliavano al nostro protagonista.
Ho avuto l’impressione, dato che ormai è disponibile da un po’, che questa graphic novel sia passata colpevolmente in sordina. In altri paesi ha avuto giusti riconoscimenti, ma qui in Italia se ne parla meno di quanto si dovrebbe. Io stesso l’ho scoperta per caso in libreria, rimanendo colpito da quel tratto grafico e da quei colori dalla personalità così forte.
È un peccato enorme, perché con questa opera Elene Usdin dimostra, casomai fossero necessarie ulteriori conferme, la maturità e la potenza evocativa del mezzo fumettistico, in cui l’immagine è sinergica al contenuto narrativo, permettendo di raccontare storie attraverso diversi linguaggi mescolati all’interno di una stessa pagina.
René · e addormentata nel bosco è un piccolo gioiello che probabilmente più di qualcuno troverà difficile da affrontare e digerire, ma che ha l’enorme merito di raccontare una pagina di storia non abbastanza conosciuta e che non potrà che toccare in modo significativo corde intime di chi vorrà addentrarsi nel sogno di René.
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