Red Dragon

Red Dragon

Un fan di William Blake, nota band Heavy Metal

“Our scars have the power to remind us that the past was real”.

 

Certamente il povero Edward Norton, nei panni dell’agente FBI Will Graham, avrebbe preferito che il passato non fosse stato reale affatto. Ma già nella fantastica sequenza di apertura di questo prequel al “Silenzio degli innocenti” è evidente che su di lui si avventeranno vicissitudini che definire spiacevoli è dire poco.

Quando si riesce a produrre un capolavoro -universalmente riconosciuto tale- del calibro di Il silenzio degli innocenti cedere alla malaugurata tentazione di fare sequel, prequel ecc. è purtroppo facile. Red Dragon  vanta un cast altrettanto (se non più) stellare, colonna sonora notevole, e certamente grandi investimenti, ma non riesce assolutamente a ricreare quel perfetto equilibrio tra orrore, angoscia, psicologia, ed umanità che rende Il silenzio degli innocenti uno dei film più belli e intensi di sempre (che riesce ad essere ammirato ed apprezzato anche da una fifona come me).

Edward Norton, espressivo e versatile come sempre, impersona un agente dell’FBI molto dotato e intelligente, tanto da riuscire a mettere dietro le sbarre un assassino cannibale: nella sopra citata scena iniziale, a mio parere abbastanza cliché ma estremamente ben riuscita, il giovane Will si reca nello studio del dottor Lecter per avere un ennesimo aiuto sul caso di un serial killer particolarmente difficile da catturare. Al carismatico Lecter (ovviamente ancora interpretato dal magistrale Anthony Hopkins) la nuova svolta delle indagini, nata dalle elucubrazioni di una mente arzilla quanto la sua, sembra fin troppo plausibile: lasciato solo per un momento infatti, l’occhio da detective di Will cade su un antico ricettario in francese, ricco di annotazioni di pugno del dottore, e improvvisamente tutto è chiaro. Dopo un breve parapiglia, l’agente Graham riesce ad avere la meglio su Lecter, che viene condannato a svariati ergastoli e rinchiuso nel medesimo carcere di massima sicurezza dove Jodie Foster lo visiterà anni dopo (e film prima).

Pronto, Just Eat? Avrei voglia di carne, stasera..
Pronto, Just Eat? Avrei voglia di carne, stasera..

Traumatizzato da questa esperienza, l’agente si ritira a vita privata con la sua famiglia, ma naturalmente il film appena iniziato ha bisogno di un altro assassino seriale da fermare, e perciò l’FBI ha bisogno di Will Graham. Questa volta è un killer che massacra famiglie senza pietà alcuna, stupra le mogli, e rompe tutti gli specchi della casa. Lo svolgimento è effettivamente troppo simile a quello del Silenzio degli innocenti, ma punta tutto sui capovolgimenti della trama e sopratutto sull’eccezionale performance di Ralph Fiennes nei panni dell’assassino, il cui volto non vediamo per un buon terzo della pellicola.

Rivelare troppo della trama sarebbe davvero un peccato, in quanto rovinerebbe un film che per quanto familiare è altamente godibile: basta sapere che Ralph Fiennes è uno psicopatico ossessionato da una figura mitologica cinese, che costituisce in lui un altro sé talmente forte -creato ed alimentato da un’infanzia di abusi e sofferenza- da prendere troppo spesso il sopravvento.

Gli ingredienti sono eccellenti, ma sfortunatamente l’atmosfera del film non è all’altezza del suo “sequel”: la cupezza, la tensione costante, il coinvolgimento psicologico del Silenzio degli innocenti non sono assolutamente eguagliati, anche perché lo spessore di Hannibal Lecter non è qui sufficiente.

Ralph Fiennes è il cuore del film, a mio parere, fulcro indimenticabile, estremamente complesso e profondo: poche volte mi sono così innamorata di un cattivo cinematografico. Tormentato e completamente folle, è così credibile da disturbare; decisamente una delle più belle prestazioni della sua carriera. Edward Norton, con mio sommo rammarico, non rende il suo personaggio altrettanto di rilievo, o vero come la Jodie Foster del Silenzio degli innocenti, sebbene con famiglia a seguito che dovrebbe donargli un carico di empatia e umanità anche maggiori.

Ultima ma non per importanza, la fanciulla del film, di cui non si può dire nulla per nulla rovinare, Emily Watson, attrice inglese nota, tra le altre cose, anche per il film di Lars Von Trier Le onde del destino: molto molto brava.

Un nuovo concetto di "barriera architettonica"
Un nuovo concetto di “barriera architettonica”

Sfortunatamente per tutti noi, il dottor Lecter in questo film non ha quasi nulla della tetraggine e della crudeltà psicologica che ben conosciamo, e qui diventa un personaggio quasi caricaturale: la sua “faccia da psicopatico” non ha le mille sfaccettature che invece padroneggia nella sua più grande interpretazione. Inoltre il tentativo di farlo sembrare più giovane a distanza di dieci anni è piuttosto comico, anche se perdonabile con gli occhi dell’affetto. Insomma in Red Dragon non riusciamo a mettere a fuoco se il dottor Lecter ci manca, e difetta di spessore, perché la macchina da presa non lo inquadra abbastanza, o perché la profondità di una performance come quella che gli valse l’Oscar nel 1991 non è ripetibile.

Per una amante del cinema pacifico ed intellettualoide come me, arrivare ad amare un thriller horror è molto difficile (generalmente quando tento di affrontare un horror, spengo la tv dopo dieci minuti e mi chiudo a doppia mandata in casa con tutte le luci accese), e quindi altrettanto difficile è criticare la “seconda parte” di tale nuovo amore. Perciò non condanno Red Dragon all’oblio che forse i fan sfegatati di Anthony Hopkins gli riserverebbero: mi è piaciuto, lo consiglio -anche perché meno truculento del Silenzio degli innocenti– e forse lo riguarderò addirittura. Certo non mi ha fatto passare una notte intera in bianco come Il silenzio degli innocenti, non mi ha messo paura per l’eternità di gente che non riesce a caricare qualcosa di pesante in macchina (vecchietti di tutto il mondo, perdonatemi), non mi ha fatto sentire assolutamente indifesa in quanto donna, non ha impresso nella mia mente una scena che mi angoscerà finché vivo (aperta la sfida ad indovinare quale): non mi ha insomma profondamente turbato. Certo per la mia ingenua serenità questo è un bene, ma dopo aver finito di vedere Red Dragon ho rimpianto il terrore puro del più bel thriller psicologico che abbia mai avuto il coraggio di guardare fino in fondo (perdonami Shining).

 

Titolo originale: Red Dragon

Regia: Brett Ratner

Cast: Anthony Hopkins, Edward Norton, Ralph Fiennes

Anno: 2002

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