Quando siete felici, fateci caso – Kurt Vonnegut
Quando ho visitato per la prima volta la libreria Minimum Fax, era una domenica di Aprile, piacevole come solo la primavera a Roma riesce ad essere. Situata nel cuore di Trastevere, a pochi passi da Piazza Santa Maria, la piccola (ma attivissima!) libreria Minimum Fax mi ha incantato sin dalla vetrina, dove era impossibile non notare tutte quelle copertine blu elettrico, con disegnato un coloratissimo cono gelato. Quando mi sono avvicinata per leggere il titolo, stavo già sorridendo: Quando siete felici, fateci caso di Kurt Vonnegut.
Vi avevamo già parlato del buon vecchio Kurt raccontandovi il suo cavallo di battaglia, Mattatoio n. 5, celebre romanzo che ispirò l’omonimo film del 1972 diretto da George Roy Hill. Quando siete felici, fateci caso non è un romanzo, ma ha molti elementi che lo accomunano a Mattatoio n. 5, uno su tutti, come mi ha detto il libraio della Minimum Fax mentre mi avvicinavo alla cassa con il mio nuovo giocattolo in mano, “Vonnegut insegna ad essere più buoni”.
Chi pensa che questa frase sia “una di quelle baggianate alla David Copperfield” (se indovinate la citazione dobbiamo prenderci una birra insieme, ndr) forse non si merita di leggere Vonnegut. Chi, invece, ha voglia di scoprire un’insolita e quanto mai preziosa chiave di lettura della vita, non si pentirà un solo istante di aver letto queste pagine.
Quando siete felici, fateci caso è la raccolta di alcuni dei più significativi commencement speech (discorsi ai laureandi) tenuti da Vonnegut al termine dell’anno accademico in alcune università americane.
Dal 1978 al 2004 il nostro irriverente e acuto maestro della letteratura fu invitato negli atenei dello Stato di New York, della Georgia, del Texas, dell’Illinois e di molti altri Stati americani per il puro e semplice fine di diffondere il proprio pensiero, perché fosse d’esempio alle giovani menti del domani: “Di regola io ne conosco una sola: bisogna essere buoni, cazzo.”
Gli insegnamenti che Kurt Vonnegut cerca di tramandare alle nuove generazioni sono apparentemente semplicissimi e, per questo, tra i più difficili da tradurre nella pratica quotidiana, come amare l’incertezza del proprio destino, guadagnarsi la stima dei propri vicini, non dimenticarsi mai della comunità a cui si appartiene e fare del nostro meglio per prenderci cura di quel “pezzetto di mondo” che ci siamo scelti.
Senza nulla togliere alla leadership di Steve Jobs e al suo stimolante commencement speech (“Stay hungry, stay foolish”), ho amato Vonnegut nel momento in cui ha scritto: “Uno scrittore è innanzitutto un insegnante”.
Sono certa che molti di voi staranno sorridendo nel ricordare tutti gli insegnanti incontrati nel proprio percorso di formazione: dalla professoressa severa e riconoscente di latino e greco al professore esigente e incoraggiante di italiano, certo, ma anche tutti quelli che non abbiamo avuto la fortuna di vedere in cattedra, ma che ci hanno insegnato molto più di quelli in carne ed ossa.
Mi riferisco agli scrittori, ovviamente, che ci hanno regalato nero su bianco le loro esperienze di vita, le loro riflessioni sul mondo contemporaneo e il loro pensiero spesso anticonformista; mi riferisco a quelli come Vonnegut, e, nel mio caso specifico, a Borges, a Calvino, a García Márquez, e a mille altri maestri di vita che ho avuto l’onore di incontrare sul mio cammino.
Kurt Vonnegut, sempre lui, scrisse che “il compito dell’artista è far piacere di più la vita alla gente”. Personalmente ritengo che il medesimo dovere appartenga anche agli scrittori e, naturalmente, agli insegnanti. Io ho avuto l’inestimabile privilegio di poter regalare proprio una copia di Quando siete felici, fateci caso a quello che per me è stato il professore che, più di chiunque altro, mi ha reso più entusiasta di essere al mondo, più fiera di essere in QUEL pezzetto di mondo, di quanto credevo possibile fino a quel momento. E come direbbe Vonnegut, che cosa c’è di più bello di questo?
“Mio zio Alex Vonnegut, un assicuratore che abitava al 5033 di North Pennsylvania Street, mi ha insegnato qualcosa di molto importante. Diceva che quando le cose stanno andando a gonfie vele bisogna rendersene conto.
Parlava di occasioni molto semplici, non di grandi trionfi. Bere un bicchiere di limonata all’ombra di un albero, magari, o sentire il profumo di una panetteria, o andare a pesca, o sentire la musica che esce da una sala da concerti standosene fuori al buio, oppure, oserei dire, l’attimo dopo un bacio. Mi diceva che era importante, in quei momenti, dire ad alta voce: – cosa c’è di più bello di questo? – “.
titolo | Quando siete felici, fateci caso
autore | Kurt Vonnegut
editore | Minimum Fax
anno | 2013
Libro veramente interessante. mi ha aperto gli occhi su uno scrittore che non conoscevo. Ora sono a 3 ore di macchina da Indianapolis ed una visita al suo museo è in programma. Tra le sue opere ho trovato anche “Breakfast of the champions” che voglio leggere al più presto.
PS: citazione di J.D. Salinger nel giovane Holden.
E non ho altre domande da minestra (cit.) Vediamo se indovini questa 😉
Tomma, se mi citi Gus Van Sant non vale, è uno dei miei registi preferiti!
Quando torni da Indianapolis fatti vivo che ci racconti com’era il museo..
ah, abbiamo una birra in sospeso! 😉
Ottimo!
Certo farò qualche foto!
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