Presepe Vivente, la bellezza delle tradizioni pagane nel corto horror di Lorenzo Fassina
Ah il Natale! Quella stagione dell’anno perfetta per unirsi alla famiglia, cenare insieme e ritrovarsi nelle millenarie tradizioni di sacrifici umani e alberi decorati! Perché senza stare a fare spiegoni, il Natale deriva dalle varie feste dei solstizi di epoca pre-cristiana, poi soppiantati ed inglobati nei riti delle religioni monotesite (con molti aspetti che rimangano francamente pagani, tipo l’albero di Natale). E il corto Presepe Vivente di Lorenzo Fassina e della Dirty Tapes Production parte da questo assurdo quanto divertente ribaltamento: se le tredizioni pagane fossero quelle diffuse e sopravvissute ed il cristianesimo solo una sorta di pericolosa setta occulta?
Agave, la protagonista (Alcie Pintus), gioca con le statuine di un presepe e nonostante l’avvertimento del suo compagno, attira su di sé una presenza divina vuole manifestarsi attraverso il suo ventre, con tanto di stella che guida i viaggiatori verso la casa dei protagonisti. Se non conoscessimo le scritture, la vicenda di una presenza invisibile che “possiede” (sì, in senso biblico – pun intended) una giovane donna e le fa partorire una creatura mezza umana e mezza divina, capace di controllare le folle adoranti e di compiere prodezze coi suoi poteri, sarebbe un’ottima trama per un film horror (o per Star Wars, per esempio). E Lorenzo Fantoni parte da questo assunto per creare il suo Presepe Vivente. Anche il concetto stesso di “Presepe Vivente”, se estromesso dalla sua funzione religiosa, assume oscuri connotati, legati al risveglio di statue altrimenti prive di vita (pensateci: ma cosa diamine festeggiamo di solito? Una sciarada horror?).
Il regista mescola tradizione horror e commedia. La giovane coppia pagana dovrà vedersela con spiriti che “possiedono” la giovane Agave e orde di adoranti trasformati in zombie senza cervello (voleva essere una critica sociale? Non so, mi ha comunque divertito), da affrontare con l’aiuto del coltello rituale che i nostri bravi pagani tengono in casa per i sacrifici e le grandi occasioni. Il ribaltamento è già di per sé estremamente godibile ed il regista si diverte a creare un cortometraggio zeppo di riferimenti al cinema horror degli anni ottanta (a partire dal font del titolo) ed a Carpenter, con effetti speciali volutamente artigianali, ma riusciti. La fotografia aiuta moltissimo, mostrando solo alcuni aspetti della vicenda, ed aiutando il generale tono del film
Vera chicca, poi, è il finale in cui la famiglia finalmente riunita e risolto il piccolo problema del potere divino estraneo, si accinge a festeggiare il Natale come da tradizione, coltello rituale alla mano.