Premi Oscar 2024: confusi e felici – I Pronostici giustissimi
Siamo qui tutti per i pronostici dei Premi Oscar 2024, vero? VERO?
Certamente. E allora, eccoci.
Come sempre, ci ha pensato il caustico Ale Pigoni a farci i pronostici!
[L’introduzione a questo articolo è nella nostra newsletter speciale – non siete iscritti? Potete rimediare qui e avere il nostro sempiterno affetto ]
Miglior Film
È l’anno di Christopher Nolan. No, aspetta, lo rifacciamo a guisa di domanda. È l’anno di Christopher Nolan?
Diciamo che il regista di Oppenheimer non è mai stato molto amato dagli Academy (sentimento senza dubbio ricambiato), ma a questo giro sembra aver confezionato il film perfetto: un biopic su un personaggio americano, molto amato, ben diretto, ben recitato, raccontato in maniera abbastanza lineare (abbastanza per Nolan che sappiamo è maestro nel raccontare in maniera difficile cose altresì semplici, per il puro gusto di farlo). Un film che, al netto di qualche sbavatura (le due scene di sesso, che Christopher, please, lascia perdere, non sono proprio roba tua), è solido e piacevole da vedere; con un sonoro pazzesco (marchio di fabbrica di Nolan) e attori in stato di grazia. Alle nostre latitudini la seconda parte è parsa francamente lunga, ma gli americani amano questi finti legal drama. Le probabilità a questo giro sono molto alte. È il film migliore? No, non a mio parere, ma è sicuramente il film più quotato e nel complesso non va male.
Anche Killers of the flower moon è senza dubbio in odore di premi. Anche Scorsese non sta simpaticissimo agli Academy, ma la storia narrata è molto americana e molto interessante e il regista si concede anche un paio di guizzi di pura arte, in alcune scene non principali. Rimane tuttavia un film lungo e appesantito, dove non si capisce perché venga scelto il punto di vista di Ernest Burkhart, di gran lunga il meno interessante, anche perché non aggiunge molto alla vicenda. Sarebbe stato più interessante il punto di vista investigativo (come nel libro omonimo) o quello ancora più interessante di Molly, vittima ma anche principale artefice dell’indagine stessa. Attori tutti molto bravi, regia bella. Tuttavia, anche se Scorsese ha un po’ stancato, lo consideriamo in lizza per la Miglior Regia, in ogni caso.
Di Barbie avevamo già discusso qui chiedendoci cosa ne avrebbe pesanto Mark Fisher. Mi preme solo dire che non candidare Margot Robbie è un abominio. E che non vincerà. Tuttavia, ve lo dico: nella clamorosa meme war Barbenheimer fra un anno, forse meno, vi ricorderete di Ken e non di Oppie.
Ci sono poi due film molto americani, ma nel complesso onesti: parlo di American Fiction e The Holdovers. Il primo è forse la sorpresa maggiore di questa stagione, almeno per me: non gli avevo dato grande credito, ma alla fine si è rivelata una commedia ben diretta, con aspetti metanarrativi ben distribuiti nella trama e non eccessivi. La scrittura non è perfetta e ci sono alcuni cali di tensione, ma affronta un tema molto interessante e delicato (come la critica letteraria bianca legga la letteratura nera) senza scadere mai nella banalità. Similmente The Holdovers è un film classico, un arco di redenzione di un burbero professore di letteratura, affiancato da un giovane promettente ma scapestrato, con problemi familiari. Contiene anche alcuni aspetti piacevoli da buddy movie. Non sorprende mai, ma non vuole neppure essere ciò che non è: è un film onesto e chiaro negli intenti dal primo istante fino al telefonato finale agrodolce. Non vinceranno ma non sono neppure male, nel complesso. Certo, poi uno si ricorda che nel 2022 l’Oscar come miglior film è stato vinto da CODA e allora vale tutto.
I film migliori di questa tornata, lo abbiamo già detto, sono quelli non americani. Anatomia di una caduta è splendido, un racconto tutto calcato sui sensi (udito, vista e la loro assenza), diretto in maniera impeccabile e recitato in maniera superba da Sandra Hüller, che riesce a dare profondità e a mantenere il personaggio il più ambiguo possibile. Moltissime le stratificazioni di lettura: la verità fattuale e la verità giuridica e cosa ci importa di entrambe; il sottile confine fra affermazione e egoismo; l’accanimento giudiziario nei confronti dell’imputata e del suo essere donna; un incredibile sottotesto che rimanda in più punti a allo Shining di Kubrick. Stiamo parlando di altissimo cinema, che ricorderemo; non è tuttavia il film più adatto a vincere gli Oscar. Anche se, già lo sappiamo, la star della serata sarà il cane Messi (che ha già vinto la Palma d’oro Canina – sì, esiste).
Past Lives è il fulminante esordio di Celine Song, un menage a trois che non si consuma mai, pur continuando a bruciare negli anni. I momenti della storia sono come piccoli estratti di vita, che coinvolgono i due protagonisti. Ma è forse la terza parte, quando Hae Sung va a trovare Nora a New York che rappresenta la parte meglio riuscita, dove gli sguardi e i movimenti fanno più delle parole – magistrale in questo senso la scena del loro primo incontro a New York. Un film di spazi, reali e immaginati; incolmabili, ma che riempiono la scena. Con il finale amaro che ha commosso tipo tutti. Unico vero metro di paragone è In the mood for love, per atmosfera e tematiche, pur con un aspetto musicale meno riuscito (nonostante un Suzanne di Cohen buttata lì). Faranno vincere una regista donna e per giunta coreana?
Come per gli altri due film sopracitati, anche La zona di interesse di Glazer non è esattamente un film da Oscar. È un film difficile, secco, con una regia superba che riesce nell’incredibile impresa di mantenere quella giusta distanza che serve a mostrare senza trasmettere empatia; non c’è mai un primo piano. Ugualmente, il sonoro fa un lavoro eccellente a trasmettere l’orrore e la vicinanza, senza mostrarlo mai apertamente. Bello, necessario. Non credo sia il film adatto per una kermesse come quella degli Academy.
Poor Things è una sinfonia di immagini e colori (e anche qui si usa il bianco e nero ma con un senso programmatico e registico!), cucita addosso a una straordinaria Emma Stone. Sta vincendo tutto quello che può vincere e a me è piaciuto moltissimo. La regia di Lanthimos è sempre più estraniante, l’uso del grandangolo e del fisheye in questo film sono a tratti quasi eccessivi, ma il risultato è eccellente. È una parabola femminista? È vista eccessivamente dall’occhio maschile e sessualizzata? Il sesso è eccessivamente preminente? Non lo so: Lanthimos potrebbe lasciare in sottofondo una nota stonata per non farci sentire del tutto a nostro agio, anche in quello che solo apparentemente è un finale positivo (ma ricalca alcune delle sovrastrutture di potere da cui Bella scappa). Senza dubbio è la parabola di crescita di un cervello dentro un corpo e di come queste due componenti imparino ad integrarsi e a diventare una persona unica (non me ne voglia Cartesio).
Riassumendo, dunque abbiamo: due film molto gettonati ma di registi non amati (Oppenheimer e Killers of the Flower Moon); due film onesti ma sotto la media degli altri (The Holdovers e American Fiction); una Barbie; due film stranieri bellissimi (Past Lives e Anatomia di una caduta); due film quasi stranieri e bellissimi – ma di fruizione meno immediata (Poor Things e La zona di interesse). E poi c’è Maestro che davvero non so cosa altro dire.
Quindi?
Chi vincerà: Oppenheimer, dai
Chi vorrei vincesse: Anatomia di una caduta o Poor Things
Miglior Regia
Vale tutto quello che abbiamo detto sopra. Il lavoro fatto da Justine Triet e da Jonathan Glazer, però, è francamente superiore ai rivali. La distanza che Glazer riesce a tenere è quasi miracolosa. Al contempo, la struttura e la profondità ottenuta dalla Triet coi suoi personaggi è splendida. Ho ammirato molto anche Lanthimos, come sempre, ma mi ha sorpreso di meno rispetto ai primi due, forse perché sapevo cosa aspettarmi. Purtroppo, la presenza di Nolan e di Scorsese scombinano molto le carte, rendendo il verdetto piuttosto difficile, anche perché (come già detto) il livello è quest’anno molto alto.
Chi vincerà: Christopher Nolan o Yorgos Lanthimos
Chi vorrei vincesse: Justine Triet o Jonathan Glazer
Miglior Attore Protagonista
Vabbè, forse il premio in assoluto più scontato: vince Cillian Murphy e va bene così.
Chi vincerà: Cillian Murphy
Chi vorrei vincesse: Cillian Murphy
Miglior Attrice Protagonista
L’assenza di Margot Robbie nel ruolo della vita è assurda e di questo si è già parlato molto. Ciò che rimane è una gara a due fra Emma Stone e Sandra Hüller. A meno di strani colpi di coda, che potrebbero portare alla ribalta Lily Gladstone, in una vittoria che avrebbe un sapore più politico che artistico. È molto brava, ma il ruolo che ricopre è piuttosto limitato e per una buona parte del film rilegato ad una malattia che sembra mortale. Sarebbe però un riconoscimento ad un personaggio e ad una persona, che rappresentano i nativi americani. Al netto di questa considerazione, Stone e Hüller sono nettamente superiori. Emma Stone in particolare fa un lavoro grandioso, col corpo, col viso, con la voce, diventando tutt’uno con la crescita del personaggio. Sandra Hüller è incredibile nel mantenere una formidabile ambiguità, senza mai lasciarsi andare ad eccessi. È difficile per me scegliere fra queste due interpretazioni, entrambe meritevoli.
Chi vincerà: Emma Stone
Chi vorrei vincesse: Emma Stone o Sandra Hüller
Miglior Attore non Protagonista
Vincerà Robert Downey Jr. ed è giusto così. Il suo ruolo in Oppenheimer è quello maggiormente ambiguo, simbolo del potere occulto che non sale alla ribalta, e la sua interpretazione è senza dubbio ottima. Mi spiace solo che, per questo, il premio Oscar non andrà a Ryan Gosling in quello che per lui è il ruolo della vita, che lo consacra come icona della commedia e che rimarrà con noi per molto tempo. Spiace davvero, perché un ruolo come Ken non capita tante volte nella vita.
Chi vincerà: Robert Downey Jr.
Chi vorrei vincesse: Ryan Gosling
Miglior Attrice non Protagonista
Come sempre, il premio più difficile da prevedere. Io voto per Da’Vine Joy Randolph in The Holdovers. È un ruolo emotivamente importante, che lei gestisce molto bene nonostante lo screen time limitato.
Chi vincerà: Da’Vine Joy Randolph?
Chi vorrei vincesse: Da’Vine Joy Randolph
Miglior Sceneggiatura Originale
Gara a due fra Anatomia di una caduta e Past Lives, ma il primo è troppo superiore a tutti.
Chi vincerà: Anatomia di una caduta
Chi vorrei vincesse: Anatomia di una caduta
Miglior Sceneggiatura non Originale
Benché Poor Things mi sia davvero piaciuto molto, chi conosce il materiale d’origine (il romanzo di Alasdair Gray) sa che il film ne ha tradito molti punti importanti, fra cui l’ambientazione – che per Gray è parte integrante della trama. Quindi propendo per Oppenheimer o La zona di interesse, ovviamente parteggiando per il secondo.
Chi vincerà: Oppenheimer o Poor Things
Chi vorrei vincesse: La zona di interesse
Miglior Film Internazionale
Tutti vorremmo vincesse Io Capitano (ed è un film molto adatto anche ad Hollywood), ma se non vince altro è giusto che vinca La zona di interesse.
Miglior film d’animazione
L’unico film che innova, in qualche maniera il genere è Spider-Man: Across the Spider-Verse. Non so se vincerà, ma rimane che sia l’unico film che dice qualcosa di nuovo. Il resto è mera ripetizione di maniera. Anche Miyazaki. Che ripete sempre se stesso migliorandosi (ma ripete).
Miglior Canzone Originale
Premio facile per “What Was I Made For?” di Billie Eilish; ma il premio doveva andare a “I’m just Ken”.
Miglior Sonoro
Sia Glazer che Nolan fanno un lavoro eccelso. Vincerà Oppenheimer; preferirei La zona di interesse.
I nostri pronostici non sbagliano mai, anche quando non sono corretti. È la differenza fra aver ragione e la realtà. Noi abbiamo ragione. <3
📌 Un tuffo nelle edizioni passate
- Oscar 2023: Paura senza desiderio
- Oscar 2022: Nostalgia e mediocrità
- Oscar 2021: Politica, pandemia e occasioni perse
- Oscar 2020: La confortevole tranquillità
- Oscar 2019: Annata fiacca edition
- Oscar 2018: Politica, donne, ricchi premi e cotillon
- Oscar 2017: Che fine hanno fatto i Telegatti?
- Oscar 2016: C’è chi sta con Leo
- Oscar 2015: Lo zio Oscar
- Oscar 2014: Mancava pure il titolo