Premi Oscar 2023: Paura senza Desiderio
Siete pronti ai nostri proverbiali pronostici sui Premi Oscar?
— rullo di tamburi —
Hollywood è in affanno, non è una novità. La pandemia ha solo peggiorato la condizione del cinema americano che stenta a riprendersi e che si sta affidando prevalentemente a film sicuri, in grado cioè di portare al cinema tante persone in poco tempo. Serie tv più grandi, come Disney-Marvel ci hanno ormai abituato da anni.
E i Premi Oscar di quest’anno, più che mai, sembrano essere figli e sintomi di questo affanno e più in generale della paura. I film proposti nelle categorie maggiori sono per lo più film “facili”, che oscillano fra il blockbuster più classico (intendiamo qui blockbuster in termini positivi), come The Fabelmans o Elvis, e film di botteghino. Non si spiega altrimenti la presenza di due film come Avatar: the way of water e Top Gun: Maverick, due film accomunati dall’avere i doppi punti nel titolo – e di solito non è un buon segno. Sono questi due i film che hanno “salvato Hollywood” per quest’anno. Titoli derivati, che hanno portato al cinema moltissimi spettatori e che hanno fatturato da soli circa quasi quanto tutti gli altri film in concorso messi insieme.
Sia chiaro: gli Academy sono premi per il cinema popolare, per i blockbusters appunto, ma sembra che la presenza di questi due titoli sia un filo eccessiva. Il nuovo capitolo di Avatar di James Cameron è esattamente come il primo: bellissimo da vedere, tecnicamente due spanne avanti a tutti e a tutto, e dimenticabile dal punto di vista narrativo. Maverick, al contrario, è la glorificazione di Tom Cruise (come se ce ne fosse bisogno) e di una nostalgia malata, che porta a rifiutare non dico il futuro, ma pure il presente. Il film è esaltante: con i miei amici siamo usciti carichissimi dalla sala (siamo ultratrentenni, vecchi nerd), ma a conti fatti è un film puramente derivativo, che non aggiunge nulla a quanto già detto nel primo, che ha come bottom line un patetico “il vecchio è meglio del nuovo” (tralasciamo i cattivi senza volto, il fatto che loro sconfiggano con una sorta di carretta i più moderni velivoli ecc); forse solo le sequenze iniziali scampano a questo truce messaggio.
Ecco, vedere due film così agli Academy dovrebbe far pensare. Si tratta infatti della deriva che ormai Hollywood ha preso da anni: nell’ultimo decennio almeno, fra i 10 titoli che più hanno guadagnato ogni anno, solo una manciata non sono sequel, prequel, biopic, derivati da serie, libri, fumetti, caselibriautofoglidigiornale. Cioè, solo una manciata sono film originali. Perché questi ultimi sono, ovviamente, più rischiosi e vengono prodotti sempre meno.
Fa ancora più strano, infine, che seguendo questo linea del blockbuster non rischioso non ci siano fra i candidati alcuni film che rispettano completamente questa linea – e ho paura di chiedere il perché. DOVECAZZOSTA NOPE di Jordan Peele, per esempio? Stiamo parlando di un film (bellissimo) creato per essere un blockbuster (non a caso, cita apertamente Lo Squalo e Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo, peraltro con una scena che è l’esatto ribaltamento di una scena del film di fantascienza di Spielberg), capace di mescolare più stili e livelli di lettura, con una importante cultura cinematografica di fondo, che peraltro ha guadagnato molto bene ai botteghini! E quindi? Forse la paura ha fatto tornare Hollywood ai fasti del suo essere bianco bianco e molto maschile? Non insinuo nulla, ma quest’anno non abbiamo né registi né attori/attrici che non siano bianchi nelle categorie principali, con l’unica grande eccezione di Michelle Yeoh – al contrario, tante candidature nei categorie di Supporting Actor/Actress. Fa altrettanto specie non vedere riconosciuto forse il miglior film della passata stagione: Crimes of the Future, di Cronenberg, uno dei pochi film di questo passato anno che aveva qualcosa da dire.
Stesso discorso per Decision to Leave, che non si capisce come non sia fra i Migliori Film Stranieri, nonostante Park Chan-wook sia molto noto negli States; e come The Northman non sia neppure nelle categorie minori. Sempre per quanto riguarda i film stranieri, inaccettabile l’assenza di RRR, clamoroso successo indiano, che ha ricevuto una sola candidatura come miglior canzone. Questo è senza dubbio la cosa più razzista e paternalista che potevano fare con un film indiano: guarda come ballano bene questi selvaggi, candidiamoli come miglior canzone. Grandi assenza che lasciano davvero perplessi. Eddai su! Ragazzi, ma che mi combinate? Pochi film belli abbiamo: teniamoli dentro, no?
Con questo voglio dire che non ci sono bei film candidati? Al contrario! Ce ne sono! E in questo senso sono molto contento per il successo che finalmente è stato riconosciuto alla A24, casa di produzione “indipendente” che, ricordiamolo sempre, deve il suo nome all’autostrada che collega Roma con Teramo passando per L’Aquila. Si tratta di una casa di produzione “furba”, nel senso migliore del termine: è riuscita nel giro di pochissimi anni a distribuire prima e produrre poi una serie di prodotti belli e di successo (non sempre facile centrare entrambi gli obiettivi), tanto da aver definito a tutti gli effetti un suo stile. Uno stile furbo, che sa come vendere e cosa vendere, grazie anche alla selezione di prodotti spesso molto interessanti e che passano anche dal cinema di genere. Non è una casa di produzione snob. E sono molto contento di vedere che quest’anno ha piazzato suoi film praticamente in tutte le più importanti categorie, a partire da Everything Everywhere All at Once (da qui in poi EEAAO, da non confondere con EO, che invece è quello sul ciuchino), fantacommedia fresca e divertente sorretta da un cast strepitoso. Ora, svelato il meccanismo che regge la prima mezz’ora spassosa di film, ci si rende conto che è alla fine una commedia familiare che ricorda quanto sia bella la famiglia e volemossebene, esattamente come The Fabelmans, Avatar e Aftersun; tuttavia, rimane una lettura molto fresca e piacevole (non nuova, ecco, come molti l’hanno definita) che vedere agli Academy scalda il mio cuoricino di critico mordace.
Quindi tanta paura da parte di Hollywood e davvero poco desiderio.
Ma non perdiamoci d’animo! E dopo questa spataffiata infinita, diamo i nostri pronostici giustissimi ™.
Miglior Film
Quest’anno più che mai, la scelta è complessa: iniziamo a togliere quelli che non ce la possono proprio fare. Elvis (LOL), Avatar e Maverick sono una spanna sotto gli altri, nonostante gli ottimi risultati ai botteghini. Discorso simile vale anche per All Quiet on the Western Front, discreto film di guerra che manca completamente l’idea di Remarque e che si dilunga di una buona mezz’ora di troppo, senza motivo apparente. La guerra fa schifo, siamo d’accordo. Nonostante la straordinaria protagonista (vedi sotto), credo che anche Tar non sia all’altezza: il film è estremamente preciso, quasi eccessivamente, incasellato come una partitura musicale a cui però non viene lasciato grande spazio all’estro ed alle variazioni. Triangle of Sadness, vincitore a Cannes, è un film molto bello, divertentissimo, intriso di humor nero e solo un poco appesantito da una terza parte un filo scontata; tuttavia, non è esattamente il film che ti aspetti vinca un Oscar (ma non mi dispiacerebbe, in fondo).
Rimangono in pochi. The Banshees of Inisherin è forse la più grande sorpresa di questi premi Oscar: una sceneggiatura strana, una storia quasi surreale e grottesca, per un film denso e dolce, con una regia splendida e due attori in stato di grazia. Probabilmente non vincerà, ma è sicuramente da vedere. Molto più di altri candidati. Women Talking racconta una storia vera e dura, che merita di essere narrata. Di EEAAO abbiamo già parlato, forse non vincerà, ma non mi dispiacerebbe! Rimane infine The Fabelmans. Quest’ultimo è il film perfetto: un blockbuster che mette insieme tutto quello che una carriera infinita come quella di Spielberg può mettere insieme. Ci si emoziona, si ride, ci si arrabbia. È recitato bene, diretto meglio con una serie di accortezze e dettagli minuti ma deliziosi (l’ombra della madre nelle ultime scene) e con la capacità di raccontare se stesso, prendendosi anche in giro (come l’inquadratura finale, metacinematografica). Spielberg ha lo sguardo pacificato del 76enne che ha visto tutto, perdonato tutto, accettato tutto (e a cui è andata bene, diciamocelo) e forse questa è l’unica pecca del film. È interessante come il film abbia un suo doppio speculare in Aftersun: entrambi raccontano praticamente la stessa storia, ma la giovane regista di Aftersun non ha nulla di pacificato e si vede, nell’estetica da Sundance che caratterizza il film. Per Spielberg, invece, sono passati troppi anni e quindi “che resta di tutto il dolore che abbiamo creduto di soffrire da giovani”?
Quindi vincerà The Fabelmans? Me lo aspetto, è la tempesta perfetta. A meno che non venga considerato troppo classico, troppo facile. Ma questi Academy sembrano avere ben poco coraggio. Potrebbe vincere EEAAO, come vero outsider. Un po’ ci spero, dai.
Chi vincerà: The Fabelmans oppure The Banshees of Inisherin
Chi vorrei vincesse: The Banshees of Inisherin e EEAAO
Miglior regia
Stesso discorso vale per la miglior regia. A parte Todd Field, gli altri mostrano davvero ottime regie. Difficile fare una previsione forte: se vorranno premiare il “classico”, Spielberg trionferà. Altrimenti gli altri hanno tutti ottime chances.
Chi vincerà: Steven Spielberg o Daniel Kwan/Daniel Scheinert
Chi vorrei vincesse: Martin McDonagh
Miglior Attore protagonista
Nonostante la mia simpatia per Bill Nighy, la corse è a due: Brenda Fraser grande favorito con The Whale e Colin Farrell per la sua splendida interpretazione in The Banshees of Inisherin. Come è noto, gli Academy adorano le trasformazioni fisiche; inoltre, Brendan Fraser se lo merita per tutta una serie di ragioni che ben conosciamo, quindi credo vincerà lui, nonostante The Whale sia lontano dall’essere un film perfetto. Ma mi spiacerà per Colin Farrell.
Chi vincerà: Brendan Fraser
Chi vorrei vincesse: Brandan Fraser o Colin Farrell
Miglior Attrice Protagonista
Vabbè, non c’è storia: Cate Blanchett troppo superiore a tutto e tutte. Non vedo grosse possibilità alternative. Ana De Armas riscrive la definizione di cringe in alcune scene del terribile Blonde (ma non è colpa sua: regia e scrittura sono da arresto); Michelle Williams molto brava ma ruolo comunque non da protagonista; Andrea Riseborough è la vera oddity di questi Oscar, ma non credo verrà premiata. Il mio cuore batte per Michelle Yeoh, che da sola si porta a spasso tutto EEAAO, ricordandoci che è un’ottima attrice oltre che ottima artista marziale. Still, se non vincesse Cate Blanchett sarei fortemente stupito.
Chi vincerà: Cate Blanchett e va bene così
Chi vorrei vincesse: Michelle Yeoh col cuore
Miglior Attore non Protagonista
Ecco che le cose si complicano. Le categorie Non Protagonisti si portano appresso tutta la componente non-white degli Oscar e quindi sono completamente dettati da ragioni sociopolitiche e non da ragioni di bravura. Brendan Gleeson e Barry Keoghan sono semplicemente perfetti in The Banshees of Inisherin; e pure mi piacerebbe veder vincere il goonie Ke Huy Quan, ma probabilmente vincerà Brian Tyree Henry, comunque molto bravo in The Causeway.
Chi vincerà: Brian Tyree Henry o Brendan Gleeson
Chi vorrei vincesse: Barry Keoghan
Miglior Attrice Non protagonista
Non me ne frega niente di chi vincerà: solo Jamie Lee Curtis nel ruolo della sua vita (incredibile) merita questa statuetta. Non voglio sentire altro. Non vincerà e io vi odierò tutti, giudici dell’Academy. Siete avvertiti.
Chi vincerà: Hong Chau o Angela Bassett
Chi vorrei vincesse: Jamie Lee Curtis
Miglior Sceneggiatura Originale
Spero che vinca Triangle of Sadness, perché al netto di una terza parte un filo scontata, le prime due parti sono pura dinamite e humor nero. Se la gioca con The Banshees of Inisherin che comunque non raggiunge le vette del primo.
Chi vincerà: Triangle of Sadness o The Banshees of Inisherin
Chi vorrei vincesse: Triangle of Sadness
Miglior Sceneggiatura non Originale
A caso. Davvero abbiamo candidato All Quiet on the Western Front e Top Gun: Maverick (aspe, ma ha una sceneggiatura?) e Glass Onion???? Superano il limite di decenza solo Women Talking e Living.
Chi vincerà: Living o Women Talking
Chi vorrei vincesse: Women Talking
Miglior Film di Animazione
Finalmente un anno in cui la Disney/Pixar non è candidata per mille film! E finalmente un anno in cui l’unico candidato (Turning Red) non vincerà! Guillermo del Toro’s Pinocchio è il favorito e va anche bene così: è delizioso, musiche splendide, tutto fatto in stop motion e con anche un messaggio maturo. Se vincesse Marcel the Shell sarei comunque molto contento: è la morte per tenerezza; lacrimoni gratuiti, che andrebbe dato un pacchetto di kleenex col biglietto.
Chi vincerà: Guillermo del Toro’s Pinocchio
Chi vorrei vincesse: Guillermo del Toro’s Pinocchio o Marcel the Shell
Miglior Film Internazionale
Dove cazzo è Decision to Leave? Dove cazzo è RRR? Perché candidare nuovamente un film mediocre come All Quiet on the Western Front? Vista la penuria, tiferò per Argentina 1985, che racconta una storia estremamente interessante ed importante. Pure veder vincere un film su un ciuco, spin-off di Pinocchio o di Apuleio non sarebbe male.
Chi vincerà: ma boh dai ma chi avete candidato?
Chi vorrei vincesse: Argentina 1985 o EO, non potendo fare altro
La finisco qui; ricordo solo che se non data l’Oscar a RRR nemmeno per Naatu Naatu, vi auguro di essere invasi da elefanti danzanti, splendide coreografie e balli scatenati.