Premi Oscar 2017: che fine hanno fatto i Telegatti?
Oh, ci siamo di nuovo! È quel periodo dell’anno dove, complice la luce che ritorna ed i tassi di Vitamina D sotto i tacchi, tutti diventano critici di cinema e fanno pronostici sul premio più ambito (e politico) del cinema: gli Academy Awards. Ambito poiché politico, dal momento che segue delle logiche sempre molto precise (minoranze + politically correct + malati terminali + gente sfigurata) e molto segnate dal momento politico, ma comunque ambitissimo, dato che permette di proseguire la carriera e di aumentare l’ingaggio di una discreta percentuale.
Quest’anno la situazione è particolare: dopo un paio di edizioni in cui uno-due film erano spiccatamente sopra gli altri, coi Premi Oscar 2017 siamo tornati a vedere un lista in cui poco ci si discosta da una media interna, non necessariamente di qualità altissima. Inoltre, i film tecnicamente più interessanti non sembrano ricevere il giusto peso, mentre film meno impegnati(vi) fanno i mattatori. In generale, abbiamo due grandi filoni, che si dimostreranno vincenti: il disimpegno e la facile minoranza. Inoltre, alcune candidature sono semplicemente al di là del bene e del male, impossibili da commentare. A meno di sorprese, sarà come quando Il Grande Fratello ha battuto La Macchina del Tempo di Cecchi Paone nella categoria “Miglior Trasmissione di Costume e Cultura” ai Telegatti (chi dimentica è complice, anche se eravate poppanti voialtri).
Abbiamo un grande assente e un po’ mi dispiace: Silence di Scorsese, candidato solo per premi minori, senza alcun motivo. Detto questo, io parteggio spudoratamente per Arrival di Villeneuve, tanto per mettere le mani avanti.
Ma bando alle ciance inutili, vedremo esplicato questo mio onanismo mentale nei prossimi paragrafi.
Miglior Film
Il premio più importante, ma anche più difficile. Nella lista dei nominati ci sono alcune sorprese che meritano due parole, anche se non sono in reale competizione. Innanzitutto, sono molto contento di vedere La battaglia di Hacksaw Ridge di Mel Gibson, perché sancisce la pace fra il vecchio Mel e Hollywood (ricordate: politica!). L’ascia di guerra era stata disseppellita in seguito a (fra le altre) alcune dichiarazioni razziste di quel fondamentalista cattolico che è Mel. Questi fatti avevano determinato la caduta di popolarità di Gibson che, nonostante diversi film prodotti e diretti negli scorsi anni (anche di pregevole fattura), non riusciva più ad ottenere né credito né tantomeno distribuzione. Con questo film di redenzione, assistiamo alla risalita della china anche del regista, oltre che del protagonista. Film nettamente diviso in due parti, la prima noiosetta ma necessaria per gettare le basi morali della seconda, che invece è una bomba, con le migliori scene di guerre girate negli ultimi anni. Non vincerà, ma sono contento che Mel sia tornato sul carrozzone!
La seconda grande sorpresa dell’elenco è Hell or High Water, notevole western moderno distribuito da Netflix. Il mondo sta cambiando e nuove piattaforme come Netflix sono (almeno in parte) il futuro. La candidatura di Pearl per Miglior Cortometraggio d’Animazione è l’ennesima prova. Chi non se ne rende conto, rimarrà indietro ed indietro verrà lasciato.
Lo scatto finale, comunque, si gioca fra tre dei nove contendenti, cioè nello specifico: Arrival, La La Land e Moonlight. Sebbene il musical di Damien Chazelle sia il favorito, Moonlight è forse il migliore dei tre (e lo dico col cuore che mi sanguina perché io voterei sempre e comunque Arrival). Il film di Barry Jenkins è diretto in maniera elegantissima e splendida, senza sbavature, con alcune sequenze memorabili. Basterebbe il pianosequenza iniziale, o le riprese in acqua mentre Ali tiene Chiron tra le onde, per renderlo un capolavoro. Potrebbe vincere? Forse. Agli effetti, oltre ad essere uno splendore tecnico, è anche un film che mette insieme ben due “minoranze” (BOOM!). Ciononostante, La La Land rimane il favorito. È interessante capire come il pubblico stia travisando questo pellicola: NON è un film sull’amore, dato che alla fine scelgono di percorrere ciascuno la propria strada, anche se questa li divide; NON è un film cinico perché non fa vincere l’amore. Cribbio, era ora che facessimo vincere la vita sull’amore! Chi travisa (in entrambe le maniere) il senso del film, accetterebbe di sacrificare la propria vita per un altro? No, ma ad Hollywood dovrebbe sempre andare così! Per fortuna non sempre. Nonostante, dunque, non sia un capolavoro, rimane un film molto interessante per il punto di vista che prende nei confronti di una relazione.
Rimane Arrival, che dire? È l’unico film veramente sorprendente fra i candidati e l’unico film veramente coraggioso fra i pretendenti. Lo script migliore, più complesso e profondo; la regia più belle; le tematiche più importanti. Andrebbe fatto vedere nelle scuole, insegnato a Trump e ai creazionisti. Ma non lo capirebbero. Così come non verrà capito da questi Premi Oscar 2017. Gettiamo tutto alle ortiche, ci meritiamo il muro di Trump, non la parola.
Chi vorrei vincesse: Arrival
Chi vincerà: Moonlight. Non prendiamo in giro, vince La La Land.
Miglior Regia
Vale grossomodo quanto è stato detto per il Miglior Film. Tre registi realmente in gara, effettivamente tutti e tre molto bravi: Damien Chazelle per La La Land, Barry Jenkins per Moonlight e Denis Villeneuve per Arrival. Villeneuve e Jenkins sono un gradino sopra Chazelle, questa volta, ma sono davvero tutti e tre registi clamorosi. A mio avviso, la tecnica indiscussa di Chazelle è, in questo caso, eccessivamente gigioneggiante ed autocompiaciuta (si paragonino, a tal proposito, i pianosequenza iniziali di La La Land e di Moonlight). Villeneuve mi ha lasciato a bocca aperta per buona parte del film, girato per lo più in ambienti chiusi (per dire). L’ultima parte del film, poi, è una raffica di sberle di bellezza maestosa. E Moonlight è un’opera dalla messa in scena potentissima. Difficilissimo dire chi la spunterà fra questi tre.
Chi vorrei vincesse: Denis Villeneuve per Arrival
Chi vincerà: Barry Jenkins per Moonlight. (Daje, mi butto. Tanto lo so che vince Damien Chazelle, mortaccisua e della canotta di Ryan Gosling)
Miglior Attore Protagonista
Prima candidature incredibile: Ryan Gosling. No, davvero, di cosa stiamo parlando? Premio della giuria alla sua canotta bianca e al parrucchiere che gli scompiglia il ciuffo davanti nelle scene di maggiore pathos, unica reale modificazione espressiva in Gosling. Fine.
Casey Affleck ha, a mio avviso, delle ottime possibilità. Il suo lavoro in Manchester by the Sea, segue un interessante processo di sottrazione, che caratterizza tutto il film. Le emozioni non sono espresse; le parole non vengono pronunciate. La stessa espressività di Affleck è ridotta all’osso, perennemente contratta e controllata. Molto belle anche le interpretazioni di Viggo Mortensen in Captain Fantastic e Denzel Washington in Barriere. Mortensen dà una (difficilissima) credibilità ad un personaggio che viaggia sempre al limite dell’assurdo. Finché non si taglia la barba. Poi non si può più guardare.
Chi vorrei vincesse: Casey Affleck
Chi vincerà: Casey Affleck o Denzel Washington
Miglior Attrice Protagonista
Non canditura incredibile: Amy Adams per Arrival. Dov’è?? Dove l’avete nascosta?? Perché non è stata candidata? È semplicemente perfetta, nei suoi occhi noi conosciamo la paura, l’emozione e la curiosità dell’incontro. Quindi se non è stata nominata non può vincere? Proprio no, eh? Pare sia contro il regolamento.
E allora diamolo a Natalie Portman per il bellissimo ritratto di Jackie Kennedy (e poi perché bisogna dar contro a Trump), tanto per non darlo sempre a Meryl Streep, che lo spazio sul caminetto di casa sua è finito.
Chi vorrei vincesse: Amy Adams… ehm… Natalie Portman
Chi vincerà: Natalie Portman o Emma Stone (ti adoro, il mio numero è 347…)
Miglior Attore/Attrice Non Protagonista
Ogni anno sono le due categorie più accaso di tutte. Quelle in cui i premi non seguono nessuna traiettoria identificabile e la lotta è agguerrita per davvero. Fra gli Omaccioni abbiamo Dev Patel (che è PROTAGONISTA di Lion, ma vabbè, era finito lo spazio) molto papabile. Ma anche Michael Shannon, che qualunque cosa faccia, la fa alla grande e un adorabile Jeff Bridges, che ormai si ritaglia solo ruoli in cui interpreta se stesso, incattivito, sarcastico e una spanna sopra tutti, sempre. Il suo duello finale in Hell or High Water è grande cinema.
Maschietti
Chi vorrei vincesse: Jeff Bridges o Michael Shannon
Chi vincerà: Dev Patel (se non altro perché è nella categoria sbagliata)
Fra le donne abbiamo un’altra candidatura incredibile: Michelle Williams per Manchester by the Sea. Basta piangere e disperarsi per 3-4 minuti per avere un Oscar? Sebbene la vittoria di Lupita Nyong’o in 12 anni schiavo nel 2014 sembrerebbe dirci di sì (ma lei faceva parte del filone “minoranze”, pure frustate: aveva il bonus), io continuo a credere che non sia sufficiente. E punto tutto su Naomie Harris per Moonlight, con delle riserve su Viola Davis per Barriere.
Femminucce
Chi vorrei vincesse: Naomie Harris
Chi vincerà: Naomie Harris o Viola Davis
Migliore Sceneggiatura Originale
La candidatura più incredibile di questa edizione è qui: La La Land. Che cosa ha lo script di questo musical per essere qui? Nulla. È particolare, nuovo, bello, condito di dialoghi stupefacenti e profondi? No. È la punta di diamante del film? No, anzi è la sua parte più debole (a parte la voce di Gosling quando canta). E allora, che ci fa qui? Le vie di Hollywood sono infinite.
Se non premiano Efthymis Filippou e Yorgos Lanthimos per quel drammone di The Lobster, dimostrano di non capire nulla di cinema. Un film strutturato come una tragedia greca, che si svolge su più piani, con continui rimandi alla tradizione tragica del paese d’origine del regista. Il protagonista è il classico uomo che si confronta con il destino segnato e profetizzato (non divino, ma umano, nel film). Prima evitando la metamorfosi (altro riferimento alla grecità classica), poi evitando la solitudine dei ribelli. Infine viene posto di fronte al più grande dilemma, di rimando puramente edipico: avere la vista e non vedere, o perdere la vista per poter vedere. Basterebbe questo per dargli il premio. Una domanda sorge, però, spontanea: gli americani capiscono tutto questo?
Chi vorrei vincesse: Efthymis Filippou e Yorgos Lanthimos per di The Lobster
Chi vincerà: chiunque altro vinca, sbagliano
Migliore Sceneggiatura non Originale
Arrival a mani basse. Non prendiamoci per i fondelli, dai. Nessuno dei contendenti gareggia al pari. La complessità dello script, la profondità con cui affronta i temi, e la correttezza della computazione wolframiana sono senza eguali. Mi arrabbierei anche se vincesse Moonlight, nonostante sia un gran film.
Chi vorrei vincesse: Eric Heisserer per Arrival
Chi vincerà: Eric Heisserer per Arrival
Miglior Fotografia
Testa a testa fra Bradford Young per Arrival e Rodrigo Prieto per Silence. Punto sul primo, a meno che non si voglia dare un contentino di consolazione a Silence.
Miglior Film d’Animazione
Vincerà Zootropolis, benché il film in assoluto migliore sia Kubo e la spada magica (nonostante la traduzione ridicola). Kubo non solo è un ottimo film d’animazione, ma riprende l’animazione orientale contestualizzandola; sfrutta più di una leggenda (non solo giapponesi, ma anche cinesi: Journey to the West) per costruire una narrazione nuova e complessa, che esce dalle solite tematiche per costruire qualcosa di unico. Zootropolis è il solito film sulle diversità e sull’amore che le fa superare. Già visto altrove, mille volte.
Chi vorrei vincesse: Kubo e la spada magica
Chi vincerà: temo Zootropolis; ma dovrebbe vincere Kubo
Miglior Montaggio
Vorrei tanto vincesse John Gilbert per La battaglia di Hacksaw Ridge. Perché Mel è un vecchio fondamentalista antisemita, ma come gira lui le scene di guerra…
Miglior Colonna Sonora/Canzone
La La Land, dai. Facile. Giustificato. Un po’ meno giustificato sarà il premio come Miglior Canzone a City of Stars, cantata male da Ryan Gosling. Ma ce lo aspettiamo.
Piccolo riassunto per chi fosse troppo pigro:
Vincerà La La Land. Tutto.
Vorrei tanto vincessero Arrival e Moonlight.
Titoli di coda: come avrebbe potuto essere