Abbiamo fatto un’intervista a Clavdio

Abbiamo fatto un’intervista a Clavdio

Memorie dal backstage del Tanta Robba Festival

clavdio cantante
Ph. Tanta Robba Festival 2019

Per cosa batte il cuore di Clavdio

Quella con Clavdio non è stata un’intervista, è stato un po’ come bersi una birra con un amico lontano, sapete, di quelli che incroci per caso una volta ogni tre anni e ti sembra pure di ricordare un po’ chi sono e cosa fanno, ma alla fine ti accorgi solo quando ci parli che in realtà non sapevi un cazzo di loro.

Clavdio – con la “V” romana, onde fugare ogni dubbio sulla provenienza geografica – è il nome d’arte di Claudio Rossetti, passato alla più recente storia della discografia italiana grazie al megabello (si dice “megabello”? Bo. ) singolo Cuore.

Ve lo metto qui sotto perché così ve lo ascoltate leggendo l’intervista che è una cosa meta concettuale:

Ma poi è tornato tutto come prima
Il cane abbaia, l’asino raglia
E diventa un posto brutto anche le Hawaii senza di noi

 

Quando ci incontriamo, Clavdio è appena sceso dal palco.
E’ stato un live emozionante, lui ha una voce incredibile.
Non pensavo fosse così alto.
Mi sembra contento.

Che impressione ti fa partecipare a Festival come il Tanta Robba? Ma è vero che le realtà più piccole sono quelle che vanno per la maggiore, ora?
Bè guarda stasera ho suonato a Cremona che già è più grande, ma ieri sera ho fatto un live ad Arcade, un paese in provincia di Treviso, ed è stata pure là una bella situazione. Io mi aspettavo una cosa tranquilla, piccolina, invece sia ieri sia stasera c’era un sacco di gente e la maggior parte erano persone che conoscevano il disco e che sono venute ad ascoltarmi apposta.
Ed è quella la cosa più bella di questo mondo chiamato “indie”. La gente conosce le tue canzoni e viene a sentirti.

 

Lascio una riga bianca in più perché l’intervista potevo pure chiuderla qua, alla prima domanda. Ma comunque dovevamo finire la birra, quindi tanto valeva disturbare Clavdio ancora un po’.

Prima di incontrarti mi sono letta alcune delle interviste che hai rilasciato negli ultimi mesi. La maggior parte di queste racconta la tua storia quasi Hollywoodiana del “cantante operaio” che realizza il suo sogno, diventando cantante di professione.

Sì, cioè io ho sempre suonato però come lavoro facevo il metalmeccanico, poi il mio singolo è piaciuto e ora siamo qui.
Ah, poi dal 31 maggio non sono più operaio!

EHILA’, NOI D’IMPROVVISO REPORTER CON SCOOP PAZZESCHI.

E quindi mo dobbiamo cambiare titolo dell’intervista, tipo “Abbiamo incontrato Clavdio, il NON PIU’ cantante operaio, daje.
Che poi io di solito non parlo romano, ma comunque.

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Passiamo alle domande serie: ma tu cosa sognavi di fare da grande?

Mah guarda io non ho mai avuto un sogno in particolare, però ci sono sempre state delle cose che mi piacevano tanto, tipo disegnare e suonare. Io vengo da un istituto d’arte in realtà…

Ma dai, che bomba! E disegni ancora?

Mmm poco. Però più che altro mi sono sempre divertito a fare illustrazioni, come disegni per l’infanzia. Tipo mi piace creare dei personaggi e le varie storie. Mi piacerebbe un giorno unire il disegno alla musica. Chissà…

Sarebbe una figata.

Clavdio Tanta Robba Festival 2019
Ph. Tanta Robba Festival 2019

Ah, ora Gabriele ti deve fare la domanda delle domande che fa a ogni essere vivente che transita a Roma per più di 3 mesi: che rapporto hai con la città?
Bè intanto tutti i lavori che ho fatto finora stavano a un’ora/un’ora e mezza di macchina da casa, quindi alla fine ci metteva sempre di meno uno che abitava fuori Roma che magari veniva in treno, rispetto a me che arrivavo tipo dall’altra parte della città.
Poi vabbè io sto in periferia, zona Centocelle-Alessandrino e casa mia sta proprio al confine con Togliatti. Quindi alla fine andavi sempre a Centocelle che c’erano il cinema, i negozi…

Non a caso, il tuo primo album si intitola Togliatti Boulevard…

Esatto. Per me Roma è quella. Poi quando non stai bene con la città, il traffico, le cose… te vai a fa’ ‘na passeggiata in centro poi ci fai pace.

Ora invece ti riporto la domanda che mi ha suggerito una ragazza a cui tengo molto e che è una tua super fan. Leggendo i tuoi testi tu citi sempre zone periferiche, diversamente cool (vedi la Snai) o che comunque riportano cicatrici, a volte anche sentimentali. Però alla fine riesci sempre a trovarci “il bello”.
Quindi secondo te c’è sempre il bello ovunque?
Sì, sinceramente sì.
Io sono uno che “se fa’ prende bbene”, come si dice a Roma.
Alla fine anche se le cose non vanno cerchi di vedere il lato positivo in generale, e i gabbiani fanno colore.

Sì cioè le tue canzoni hanno quella vena malinconica quanto basta, ma che alla fine non finisce male.

Eh sì ci metto quell’ironia che magari prendo pure io le cose così a volte.
Sai, avendole vissute un po’ di cose alla fine forse ho sviluppato questa forma di difesa per non essere diciamo buttato giù.
Sono proprio fatto così, come le mie canzoni.

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Hai già in cantiere altro? Che ne so, un duetto indie/pop?
Bah, partiamo dalle cose impossibili tipo Battiato: un duettino con Battiato ci sta di brutto.

E infatti hai appena chiuso il concerto con una grandissima interpretazione di Cuccuruccù… cantavano tutti, hai visto che li sanno i tuoi testi?

Ride.
Scherzi a parte, io metto sempre da parte tutte le idee che mi vengono, testi e melodie. Mi appunto ogni idea, intanto stanno lì, poi vediamo.

Ti saluto con la nostra domanda di rito: cos’è il “sale della vita” per te?

Per me il sale della vita è la creatività.
E’ sempre stato il sale della MIA vita.
Infatti quando mi mancano i momenti creativi mi sento un po’ giù.
Perché alla fine sia con il disegno sia con la musica, quando finisci un lavoro e lo guardi e sei soddisfatto, c’è quel momento in cui stai in pace ed è bellissimo.

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