Per chi tifiamo al Premio Strega e perchè

Per chi tifiamo al Premio Strega e perchè

premio strega 2015

Proprio questa sera si scoprirà il vincitore della 69esima edizione del Premio Strega che, come da tradizione, verrà proclamato durante la cerimonia conclusiva nel Ninfeo di Villa Giulia a Roma.

I finalisti del 2015 sono:

  1. La sposa (Bompiani) di Mauro Covacich
  1. Storia della bambina perduta (e/o) di Elena Ferrante
  1. Chi manda le onde (Mondadori) di Fabio Genovesi
  1. La ferocia (Einaudi) di Nicola Lagioia
  1. Come donna innamorata (Guanda) di Marco Santagata

Sono sinceramente dispiaciuta per l’esclusione di Dimentica il mio nome (Bao Publishing) di Zerocalcare, ma, del resto, mi sorprese molto la sua candidatura e trattandosi di un fumetto, o meglio, graphic novel, arte solitamente considerata di seconda classe, ci possiamo ritenere ugualmente soddisfatti del buon risultato. Grande Calcare!

Altro grande escluso, ahinoi, il buon Vinicio Capossela, con Il paese di coppoloni edito da Feltrinelli. Le possibili digressioni sarebbero così tante che, per vostra fortuna, non inizio nemmeno e vado dritta dritta al punto.

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Nonostante il favorito pare essere La ferocia di Nicola Lagioia, il mio cuore batte imperterrito per Elena Ferrante, in gara con Storia della bambina perduta, l’ultimo libro della quadrilogia de L’Amica geniale. I quattro romanzi raccontano la storia di Elena e Lila, due bambine nate nella miseria di un rione alla periferia di Napoli negli anni’50. Il lettore, poi, viene accompagnato nella crescita delle due bambine divenute prima adolescenti e, successivamente, adulte, senza mai perdere di vista l’evoluzione così intima e così meravigliosamente descritta del loro rapporto.

La sua candidatura ha fatto molto discutere.

Perché? Forse, alcuni di voi non sanno che “Elena Ferrante” è in realtà uno pseudonimo: l’identità che si nasconde dietro all’autore/autrice della saga de L’amica geniale resta tuttora sconosciuta. Certo, la Ferrante (supponiamo sia una donna, ma chissà) mantiene l’anonimato da più di vent’anni, ma probabilmente la curiosità sulla sua identità è cresciuta in maniera direttamente proporzionale alla sua fama. Del resto, in relazione al premio letterario più ambito d’Italia, si vuol credere che la trasparenza sia un valore dominante. Ma è davvero così?

Più volte mi sono sinceramente chiesta per quale motivo l’autore di un romanzo così apprezzato dal pubblico e dalla critica senta l’esigenza di mantenere segreta la propria identità? È una scelta indubbiamente contro corrente, in un’epoca in cui la gran parte del pueblo fa della notorietà il proprio fine ultimo.

La risposta, meravigliosa, mi è arrivata dalla mia amica geniale che, facendomi scoprire Elena Ferrante mi ha regalato momenti di inestimabile piacere: “Penso che Elena Ferrante mantenga l’anonimato nonostante il favore della critica perché, chiunque sia, è talmente una persona speciale da disprezzare il lato mondano, frivolo e sostanzialmente inutile del mestiere di scrittore, ovvero la presentazione dei libri e, più in generale, l’interferenza della personalità dell’autore con la propria opera.”

elenaferrante

“I miei libri” – scrive questa volta proprio la Ferrante nella lettera di risposta alla candidatura – “quando non sono rimasti nello spazio privatissimo del cassetto, possono andare dovunque li vogliano i lettori, l’essenziale è che io non debba andare con loro.” Ecco, io credo che non vi sia certo bisogno di conoscere il volto di questa scrittrice per apprezzarne le opere.

Per questo ho voluto raccogliere le opinioni di alcune delle mie “affinità elettive”, che spiegano così il motivo del loro tifo per Elena Ferrante al Premio Strega:

Perché, secondo te, dovrebbe vincere Elena Ferrante?

“Per aver prima colto e poi magistralmente descritto il legame unico tra due donne, Elena e Lila, a partire dalla nascita e percorrendo tutta la loro vita.”

“Per la sua capacità narrativa, storica e di finzione, rendendo vivide e reali le caratteristiche dei personaggi. l’ambientazione delle storie. Ferrante è capace di creare l’aspettativa e fa nascere nel nostro immaginario letterario un affetto quasi familiare per le protagoniste.”

La quadrilogia di Elena Ferrante colpisce forte come un pugno nello stomaco e lo stile è così scorrevole che resterete inchiodati alle pagine pregando che non finiscano mai. Se questa non è letteratura da premiare, davvero non so quale lo possa essere.

Tuttavia, dubito fortemente che la Ferrante possa vincere il Premio Strega, anche se riservo il beneficio del dubbio. Per me è stata una meravigliosa sorpresa. Mi è capitato spesso di restare sveglia fino alle 3 di notte pur di non lasciare un istante le vite delle protagoniste. Mi è capitato anche di leggere che le sue opere vengono talvolta ironicamente definite come “romanzi rosa degli anni 2000”.

Ebbene, per quanto sia indubbio che Elena Ferrante abbia conquistato molti ginecei familiari, compreso il mio, trovo terribilmente riduttivo e, devo confessare, ridicolo assegnare l’aggettivo “rosa” ad indicare un presunto livello letterario “di serie B” ad un romanzo che sì, ha come protagonista un legame viscerale tra due donne, ma che non si esaurisce affatto con il “mondo femminile”. Dentro le pagine di Elena Ferrante, come mi suggerisce un’altra affinità elettiva, “corrono in parallelo il dramma della condizione umana e la storia del nostro Paese, conducendo per mano il lettore fino all’ultima.”



Ricordo che una sera, non molto tempo fa, parlavo di Elena Ferrante con un’amica di Napoli, una di quelle dal cuore grande come il golfo ai piedi del Vesuvio e, ovviamente, una di quelle che “Solo Erri De Luca è degno di parlare di Napoli nei suoi romanzi”. Ecco, quella stessa amica, oggi mi ha detto: “Al Premio Strega voterei per Elena Ferrante per la cornice. Perchè non ci sono mandolini, non c’è la pizza e nemmeno gli eroi di Camorra palestrati. C’è Napoli, quella vera: la guardo, l’annuso e l’ascolto come se passeggiassi per i vicoli di Forcella con l’ipod spento e tutti i sensi attenti solo a goderne”.

E continua, con il pezzo che preferisco: “Voterei per Elena Ferrante per il contenuto, oltre che per la cornice. Perchè ho passato un’infinità di tempo a chiedermi se fosse meglio affrontare o evitare, se fossi adatta a decidere o dovessi imparare ed eseguire, e, soprattutto, se avessi abbastanza coraggio per andare via o se il coraggio stesse proprio nel rimanere. Poi ho letto i suoi libri e ho capito quanto tutto ciò fosse inutile. Non si può scegliere tra Lila e Lenù. Si può amarne ora una e domani l’altra, ma mai e poi mai si potrebbe pensare di separarle e di sceglierne una soltanto.”

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