Parlare straniero su tandem senza pedali

Parlare straniero su tandem senza pedali

O che diamine voglia dire “fatti un tandem linguistico”

Se siete di quelli che a gennaio fanno propositi che spaziano tra recuperare la dignità persa a capodanno e niente più carboidrati fino a carnevale, ho in serbo per voi una buona intenzione molto più credibile e piacevole a farsi: partecipare a un tandem linguistico. Se ne stupiranno i meno informati in materia, ma quel che vi propongo di sbandierare davanti a tutti quei curiosissimi parenti e amici che vi domandano i vostri progetti di vita per il 2016 nulla ha a che fare con lo sport, tantomeno con manubri e sellini.

Infatti il tandem linguistico è principalmente un espediente per praticare una lingua straniera, migliorando le cosiddette language skills e approfondendo la conoscenza della cultura del paese ben al di là della grammatica. Il concetto potrebbe apparire desueto e banale, ma in realtà funziona ancora benissimo e, a dispetto di svariati libri e corsi si rinnova a tempo zero e si adatta ermeticamente al vostro profilo, chiunque voi siate. Niente formule magiche né algoritmi, la forza del tandem linguistico risiede quasi esclusivamente nei suoi partecipanti e nella loro buona volontà, unita a una discreta dose di interessi e di verve comunicativa.

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Come funziona?
In generale per ogni città di medie dimensioni dovreste trovare nell’Internet una qualche associazione culturale/ combriccola di amici/ ESN group che si propone come referente per organizzare regolarmente gli incontri in un locale gggiusto e ad un orario consono. Per esperienza, la fascia oraria da prediligere è quella che coincide con l’happy hour, giacché, si sa, una punta di alcool ci rende tutti un po’ più poliglotti.           In quanto alla location, di solito si tratta di posti con un certo carattere, più probabilmente bar o locali associativi con seggiole spaiate e bei poster, ma talvolta capitano anche sale di biblioteche o circoli dove sarete attorniati da teiere, libri ed opuscoli.

I mangiatori di patate versione tandem linguistico.
I mangiatori di patate versione tandem linguistico.

Appuntate in agenda l’incontro Tandem, e il giorno G – se volete esagerare prendete con voi una biro e un quadernetto – recatevi nel luogo stabilito dieci minuti dopo l’orario stabilito, giusto per lasciare agli organizzatori il tempo di prepararsi a spiegarvi entusiasticamente di che si tratta. Non che poi sia così complicato. Per farla semplice, ci saranno ragazzi e ragazze provenienti da diversi paesi, o quantomeno in grado di parlare almeno una lingua e capaci di azzardare conversazioni almeno in una seconda. Tutti hanno lo stesso obiettivo: praticare una lingua straniera e, inevitabilmente, incontrare persone nuove e imbattersi in culture più o meno note. E’ quindi il momento di ottimizzare le possibili combinazioni all’interno del gruppo: se, come me, volete migliorare il vostro livello di spagnolo (fermo alle hit di Ricky Martin e violentato in gioventù da Paola&Chiara) il vostro binomio ideale per cominciare il tandem sarà un individuo ispanofono che vorrebbe praticare un po’ di più il suo italiano. In effetti, alla base, il tandem linguistico è consigliato solo tra veri madrelingua.
Una volta trovato il partner di tandem, si parte definendo le regole della conversazione, stabilite a seconda delle necessità e delle voglie dei nostri due eroi: talvolta si parla mezz’ora in una lingua e mezz’ora nell’altra, altre volte ciascuno parla nella lingua che vorrebbe imparare (preparatevi a dialoghi surreali!) e altre volte ancora uno dei due partecipanti ha un incredibile slancio pedagogo e si dedica con pazienza a correggere il secondo. Se non ci sono abbastanza madrelingua o se vi è una lingua richiesta dalla maggioranza (solitamente si è sempre in carenza di anglofoni, va a capire perché!) gli organizzatori sfoderano proposte di conversazioni collettive e/o di giochi per rompere un po’ il ghiaccio, e suggerire spunti di condivisione.

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Che ve lo dico a fare, i tandem linguistici sono un po’ una scusa per conoscere volti nuovi e quasi per conoscere meglio anche se stessi, rimettendosi in gioco non solo nell’apprendimento di una lingua lasciata da parte, ma anche nell’aprirsi a perfetti sconosciuti e nell’avere la pazienza e la capacità di spiegare la propria cultura e condividere interessi ed opinioni. L’ambiente di scambio è ovviamente super internazionale, spesso giovane e sempre molto gioviale, complice l’atmosfera festiva dei bar e di chi ne fa i cocktails.
Se non avevate previsto di riprendere i corsi di portoghese o di immergervi nella cultura tailandese con un suo rappresentante in carne ed occhi a mandorla, prendete in considerazione il proposito del tandem anche solo come un’occasione per farvi un aperitivo alternativo e prendervi una sorta di vacanza: non resisterete alla tentazione. Se poi vi troverete bene col vostro binomio, sarete sempre in tempo di decidere di pedalare in tandem per davvero.

 

Elisa Cugnaschi

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