Parla Mr Airbnb Italia | Questa casa non è un albergo, è un’esperienza
Matteo Stifanelli, 30 anni, è il Country Manager di Airbnb per l’Italia. Insomma, è quello che nel nostro Paese, insieme al suo staff, manda avanti la baracca in quel di Milano per consentire a noi travel-addicted di continuare a trovare letti, divani, camere, case infestate da fantasmi (me l’ha detto lui eh) e appartamentini un po’ hipster e un po’ radical chic in giro per il mondo. Ama a tal punto il suo lavoro da esserselo quasi creato (sopportando 15 colloqui). La sua esperienza, infatti, è nata da fan di Airbnb…
Sono uno di quelli che scopre online un progetto e inizia a seguirlo quotidianamente. Ho iniziato da host (persona che affitta con Airbnb, ndr) e affittavo una camera in casa mia e di mio fratello. Quando la affittavamo dormivo nella sua camera. E’ stata un’esperienza molto bella ed è lì che ho iniziato letteralmente a lavorare per Airbnb senza che nessuno me lo chiedesse.
Il ritratto perfetto del nerd un po’ secchione, detta così…
Esatto! Ho fatto di tutto per lavorare per loro. Ho creato un sito in italiano che spiegava agli italiani cosa fosse, come usarlo, facevo incontri con altri host. Facevo l’esperto di Airbnb quando nessuno ancora lo conosceva. Ero lo stalker che mandava aggiornamenti in tempo reale sul mercato italiano.
Insomma, li hai presi per sfinimento?
No, non proprio. Diciamo che a un certo punto ho iniziato a fare dei colloqui. Tanti colloqui. Circa quindici. E quando si è aperta la posizione a Berlino mi hanno chiamato! Da lì è iniziata la nuova fase, ecco.
La giornata tipo di Mr Airbnb Italia.
Inizio sempre sentendo il mio team. Vedo se ci sono urgenze, e si comincia. Passo il 90% del tempo al telefono con persone interessate a partnership con Airbnb e giornalisti e l’altra parte del tempo al telefono col team internazionale. Lavoriamo tantissimo in collaborazione con tutti gli altri Paesi.
Cosa fa Mr AirBnb quando non è in ufficio?
Se tutto va bene un po’ di sport (un’oretta, ecco). Poi ho una fidanzata, appassionata di arte e design che mi porta a vedere mostre praticamente ovunque.
Ora puoi (devi, ndr) sbottonarti un pochino. Un progetto personale?
Allora. Vediamo. Ogni anno mi “sfido”. Scelgo un tema e cerco di portarlo avanti tutto l’anno. Lo scorso anno ho scelto nutrizione e sport. Quest’anno il tema è “Milano”. Ho sempre pensato di vivere all’estero e per un po’ l’ho fatto. Ora ho deciso di capire se effettivamente voglio vivere a Milano, in Italia. Quindi voglio scoprire tutto quello che c’è qui.
Beh ma allora sei l’utente perfetto di SALT (scusa ma se non ti mando i link di SALT su Milano il Capo mi licenzia).
Esatto! Voglio capire se Milano voglio sposarla o preferisco andare altrove.
Quanti viaggi per lavoro e quanti per passione?
Per lavoro tantissimi. Troppi. Tutte le settimane. Più di una volta alla settimana. Ad esempio adesso sono in partenza per San Francisco. Per passione, invece, troppo pochi. La verità è che quando ho del tempo torno a casa mia a Lecce, in Puglia. Quando ho tanto tempo, ecco. Quando viaggio non vado necessariamente troppo lontano. Preferisco scoprire l’Italia. Amo la Toscana. Adesso sto scoprendo, appunto, la Lombardia. Soprattutto facendo trekking.
I Country Manager alloggiano in Airbnb quando viaggiano?
Assolutamente sì. Ma non solo i Country Manager. Tutti viaggiamo in Airbnb… Tutto lo staff. Ma ti dirò che mi piacerebbe stare di più in hotel per vedere cosa fanno. Sono cinque anni che non ci metto piede. Credo che si debba imparare reciprocamente nella gestione di questo tipo di attività!
L’alloggio più strano e l’alloggio più figo che tu abbia mai sperimentato con Airbnb.
Il più figo sicuramente i trulli in Puglia. Ce ne sono diversi. Alcuni con piscina, molti super caratteristici. Veramente, veramente figo.
Tra i più strani: sicuramente la casa sull’albero, l’igloo, la fusoliera di un aeroplano in una foresta… Però la Puglia è la Puglia, ragazzi. Ostuni è un mercato importantissimo per Airbnb.
Un alloggio che avete impedito di affittare.
Allora, diciamo che a parte qualche sgabuzzino rimosso automaticamente dal sistema, direi che è andata bene. Però in Irlanda, a Dublino, ci è successa una cosa assurda. Un giorno ci ha chiamato un utente che voleva scappare a tutti i costi da un appartamento. Cerchiamo di capire il problema e lui continua a ripetere “voglio andare via e basta!”. E’ sporco? “No!” L’host è antipatico? “No!”. Non c’è acqua calda? “No, c’è!”. Ma che succede?? “Voglio andare via perché qui non dormo. Ci sono i fantasmi!”. Allora chiudiamo un occhio e gli troviamo un altro appartamento. Quando chiamiamo il proprietario della casa incriminata per avvertirlo questo – con totale naturalezza – ci fa: “certo che ci sono i fantasmi! Ma io glielo avevo anche detto. L’ho messo anche nella descrizione!”
Ah. E la casa con i fantasmi è ancora online o no?
Certo. E’ tutt’ora affittabile!
Una volta quando ci siamo incontrati mi hai detto “Airbnb non è solo un posto dove dormire e un guadagno per gli host ma un’esperienza culturale”. Avevate già in mente l’idea del progetto “AIRBNB EXPERIENCES”? Cos’è?
Assolutamente si. Ci stavamo lavorando da tanto. AIRBNB EXPERIENCES è un modo per connettere persone che tra di loro non si conoscono attraverso le passioni che le persone del posto possono condividere. Musica, luoghi di cultura, arte…
AIRBNB SALT-edition, insomma.
Tipo 😉 Grazie a queste passioni possiamo visitare luoghi che non conosciamo e incontrare persone del posto che ci facciano provare a fare delle esperienze. Abbiamo riportato il viaggio alle sue tre componenti fondamentali: luoghi (esplorare), persone (un viaggio non è bello se non ci sono le persone del posto, saremmo solo turisti) e passioni.
Ad esempio?
Se sei appassionato di arte puoi andare a Tokyo e imparare tutto quello che c’è da sapere sulla pittura giapponese perché abbiamo un’esperienza legato a questo. C’è una host che è una pittrice e ha una casa che sembra una galleria d’arte. Vivi nella sua esposizione e impari come funziona il mondo dell’arte contemporanea. Visiti Tokyo e vivi la sua vita. Esci con il suo “giro”.
Hai già provato qualcuno di questi pacchetti?
Assolutamente si. Tutti quelli che ci sono a Firenze, ad esempio. In Italia per ora ci sono lì. Adesso li stiamo aggiungendo a Roma e stiamo espandendo a tutta la Toscana.
Quello che consiglieresti di fare ai lettori di SALT?
Cominciamo dall’Italia. A Firenze mi è piaciuta tantissimo un’esperienza con Giulio che fa il cercatore di tartufi. Ti porta nella campagna vicina a Firenze, Bagno a Ripoli, a cercare tartufi col suo cane Eda. Aperitivo a base di tartufi il primo giorno, il secondo a cercarli e poi pranzo insieme. Poi molto carino è anche il laboratorio di tipografia di Elena Bartel, sempre a Firenze. Affitta su Airbnb una casa sull’albero che ha costruito lei e fa fare un laboratorio di stampe fotografiche veramente figo.
All’estero consiglio un ingegnere meccanico di Los Angeles che è appassionato di restauro di auto d’epoca. Colleziona macchine europee. Alfa, Porche, ecc. Le restaura e le rimette a nuovo. Insomma, ti fa sporcare le mani. Ti porta in giro per le colline di LA facendoti guidare le sue auto e ti fa entrare nella community dei restauratori di LA portandoti a bere con loro. Esperienza da vero insider.
Il libro in valigia questa settimana.
Ho appena comprato un libro di Matteo Guarnaccia: “Fashion sabotage”. Parla di come si sono evoluti negli anni le tendenze e i gruppi di strada. Mira a dimostrare come questi abbiano influenzato la moda a livello globale. Non amo molto il mondo della moda ma questo libro lo prende dal lato culturale. Parla soprattutto di Milano e delle tendenze che si sono evolute.
Vedo che ti stai proprio applicando nella tua sfida 2017! Il disco nelle cuffie?
Questa settimana l’ultimo disco di Max Gazzé. Mi piace molto.
Spotify o Apple Music?
Tutta la vita Spotify. Ce l’ho aperto anche ora.
Bene. Gran finale. Cos’è per te il sale della vita?
Le persone. Si può essere intelligenti, stupidi, colti, ignoranti, ma si è felici per le relazioni. Se mai potrò fare qualcosa nel mondo vorrei che le persone ci tenessero un po’ di più reciprocamente. Nell’azienda dove lavoro è bello stare perché le persone ci tengono proprio le une alle altre. E questi sono gli ambienti in cui mi muovo. Non potrei mai stare in un posto individualista.
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