Odisseo e i maiali | Lion Feuchtwanger
Odisseo e l'insolita tecnica delle faccende serie
“Quando aveva preso il largo la spedizione allestita per distruggere la sacra Ilio, vigeva ovunque il detto che il re dei re, il turpemente ucciso Agamennone, si preoccupava sempre di avere alle labbra: “ Non è mai un bene, se si è in molti al comando; uno sia il re, uno il capo”. Era quindi stata la volta di un’epoca più arrendevole, più indolente, meno eroica. Gli uomini dell’isola volevano pensare con la loro testa ed erano così sfrontati da avere opinioni proprie.”
Con ritornello callimacheo siamo introdotti nel nuovo mondo, il mondo degli individui. L’epica di Troia risuona di versi come di sogni lontani, di fanciullezza perduta, dove tutto era com’era, punto. L’età matura coglie Odisseo sessantenne e gli fa scoprire tremenda l’altra faccia della realtà: di tutto esiste un meta-concetto, un’interpretazione laterale, una vista da spettatore disilluso. E’ questa la storia del nostro secolo.
Odisseo torna a navigare le bianche spume del Mediterraneo, è preso dalla saudade. Il vecchio Poseidone sembra addormentato, invecchiato e stanco pure lui, sul fondo del mare. Il viaggio è dunque rapido, e Odisseo raggiunge l’isola dei Feaci. Lo accoglie Alcinoo tra immensi tesori. Tra le ricchezze magnifiche c’è un nuovo materiale, più nero dell’Ade, più duro delle incudini di Efesto: il Ferro. E, cosa ancor più incredibile, un giuramento del re di Sidone, che si impegna a mandare i suoi fabbri a insegnare come forgiare il nuovo metallo. Un giuramento, scritto su pietra. “Erano più che incisioni. Erano lo strumento per fissare le parole alate e fugaci; rendevano visibile l’invisibile, imperituro il perituro, rendevano gli uomini uguali agli dei”
E’ l’incubo della Tecnica, la perversione più grande della storia dell’Uomo.
“Dimmi, magnifico sovrano, come ti regoli con i canti del tuo Omero? Fai incidere sulle tue pietre anche i suoi poemi?” L’eccelso Alcinoo rise allora di cuore e rispose: “Ci vorrebbe probabilmente un’intera cava di pietra, se dovessero venire incisi tutti i versi che canta il mio Omero. No, diletto straniero, non è per cose del genere che utilizzo le pietre e l’insolita tecnica, ma per faccende serie”.”
Il terrore sale violento negli occhi di Odisseo. La tecnica rendeva davvero gli uomini uguali agli dei? O li costringeva ad abbassare lo sguardo su ciò che è misurabile, su ciò che è possedibile? Dal mondo del pressappoco all’universo della precisione. L’uomo ha creato la scrittura, e la scrittura ha creato le “faccende serie”. Condanna terribile. Semplificazione dei modi del credere. Colpo di fucile all’ultimo degli sciamani. (Se ora vi guardate Dentro, di Emiliano Rocha Minter, vi giuro che piangete).
La gente veramente calcola che razionalizzare il numero delle nascite permetterà una vita più sostenibile. La gente veramente sostiene di avere il diritto innegabile di essere genitore e potersi mettere in fila a pescare il bebè da donne da allevamento. La gente veramente manifesta per ributtare i clandestini in acqua per proteggere il futuro dei nostri figli. La gente veramente vota per l’Europa e critica le poste italiane, specie gli uffici del Sud. La gente veramente sceglie di non credere in Dio perché pensa sia impossibile moltiplicare i pani e i pesci.
Bello, ma i maiali che c’entrano?
Sulla via del ritorno a Itaca, Odisseo racconta un vergognoso segreto all’Omero. Sull’isola di Circe, quando si recò a salvare i compagni trasformati in suini, questi scappavano razzolando sugli angoli. I suoi amici volevano rimanere maiali, rotolarsi al sole e nel fango, lanciarsi nel trogolo e nell’abbeveratoio, grugnire liberi dal dubbio: devo fare questo o quello? L’Omero rifiuta di tramandare simili verità e ricaccia la tristezza nel cuore del vecchio multiforme, che pian piano dimenticherà lui stesso.
Il racconto finisce amaro e ci fa ingoiare in un colpo i pensieri: ci accorgiamo che rifiutare la technè è la soluzione per i maiali. Inseguendo Odisseo fin fuori dalle colonne d’Ercole ci è svelata una nuova verità. Scegliere la tecnhè vuol dire scegliere l’uomo, l’industria operosa. La sega e la pialla dell’artigiano, la macchina tessitrice, pianoforte armonico delle massaie. Il martello del fabbro, il forno delle mattine al paese. Lo strumento musicale. I tasti del pianoforte, le corde della chitarra, le setole del pennello.
Avevo un nonno medico, scrisse un libro di botanica, non ho mai letto un libro di poesie più bello.
E’ la technè che trasforma l’innamoramento in amore, l’emozione in vita vissuta, il senso sciamanico del tutto in arte. Antitesi necessaria e salvifica.
Un vecchio rabbino di Bande Nere dal nero cappello e dalla barba caprina mi disse: “l’uomo aveva bisogno di mangiare e ha inventato la cucina, di abitare e ha inventato l’architettura, di condividere le informazioni e ha inventato la letteratura, di misurare il tempo e ha inventato la musica.”
titolo | Odisseo e i maiali
autore | Lion Fauchtwanger
editore | Nottetempo
anno | 2012
[…] Odisseo e i maiali | Lion Feuchtwanger […]
[…] Il giardino è l’immagine del migliore incontro possibile tra la natura l’uomo, il suo custode. Il giardinaggio è il modello di vita dell’uomo e del suo agire nel mondo. La pala da giardiniere è il simbolo della tecnica, che può essere a servizio della natura, senza cercare di sopprimerla. “E’ la technè che trasforma l’innamoramento in amore, l’emozione in vita vissuta, il senso …. […]