Occhi guasti e scarpe pesanti | Molto forte, incredibilmente vicino
“Quando ti guardavo, la mia vita aveva un senso. Anche le cose brutte avevano senso, perché erano necessarie a renderti possibile.”
Leggere Jonathan Safran Foer è un’esperienza che posso definire solo come illuminante. Avete presente quando vivete un’emozione unica, intensa, che vorreste tanto condividere ma che non riuscite ad esprimere perché non trovate le parole giuste?
Ecco, Molto forte, incredibilmente vicino diventerà il vostro prontuario delle emozioni indescrivibili. Tutto ciò che noi cerchiamo di spiegare balbettando cose del tipo “mi sono sentito così… Non so… Non so come spiegarlo”, Foer l’ha messo per iscritto, con parole belle e forti e dolci. E credo che questa capacità sia un enorme contributo al progresso dell’umanità, perché riuscire a condividere le emozioni ci fa sentire meno soli, scoprire che qualcuno prova le stesse cose che proviamo noi è il miglior antidoto alla solitudine.
Niente da invidiare a Steve Jobs o agli altri affamati inventori, la missione è una sola: abbattere le barriere, aiutare la comunicazione. Per quanto una persona vi sia vicina, non potrà mai entrare nella vostra testa, e quindi le espressioni che usiamo per raccontarle un’emozione devono essere il più accurate possibile.
Stimo Jonathan Safran Foer per la sua creazione tanto quanto un gigante della Silicon Valley. Avere letto Molto forte, incredibilmente vicino è stato, infatti, tanto rivoluzionario per me quanto ricevere il primo Ipod. È stato come aver imparato una nuova lingua, e credo che una delle funzioni della letteratura sia proprio questa, creare un linguaggio nuovo tra le persone. Uso spesso espressioni di Foer per descrivere qualcosa che non potrei spiegare con le mie sole forze.
È un po’ come quando in Ragazzo da parete (Noi siamo infinito) leggiamo di Charlie che nel tunnel, in macchina, con gli amici migliori del mondo, col vento tra i capelli e la musica nell’aria, pensa: “E in quel momento, lo giuro, eravamo infinito”. Che abbiate letto il libro o visto il film non importa, leggendo/sentendo quella frase tutti abbiamo ricordato un momento della nostra adolescenza e abbiamo pensato “ È vero, mi sono sentito proprio così… Mi sono sentito infinito”. Questo, con Molto forte, incredibilmente vicino, succede circa ad ogni pagina.
Jonathan Safran Foer ha anche tirato fuori una storia nuova ed intrigante, tra l’altro. Oskar è un bambino di New York che ha solo nove anni quando perde il padre nel crollo delle Torri Gemelle l’11 settembre 2001. Pochi mesi dopo l’attentato, frugando tra le cose del padre, trova una busta, indirizzata ad un certo Black, che contiene una chiave. Tanto basta per far volare la fantasia di questo bambino. Abituato ad anni di cacce al tesoro con il padre, Oskar è pronto per una nuova avventura. Decide così di andare a trovare tutti i Black presenti sull’elenco telefonico di New York, determinato a scoprire a quale serratura corrisponda quella chiave.
Zaino in spalla, tamburello in mano (“aiutava a ricordarmi che, anche se stavo attraversando dei quartieri diversi, ero sempre io”), Oskar fruga per tutti i distretti della città, alla ricerca di una risposta. È affiancato da un compagno di viaggio singolare che può comunicare solo tramite i propri quaderni, perché molti anni fa ha smesso di parlare. Oskar non prende più i mezzi pubblici dopo l’11 settembre e veste solo di bianco.
Una New York in ginocchio fa da sfondo a questa meravigliosa storia di amore, ricerca, illusione, ricordi e rimpianti. Foer non entra mai nel merito del tragico evento del le Torri, racconta soltanto un punto di vista, la storia di uno dei tanti “parenti delle vittime” che hanno visto la loro vita capovolgersi da un momento all’altro, inspiegabilmente.
Un punto di vista particolarmente interessante, visto che si tratta di un bambino complicato, strambo, pieno di manie ed estremamente dolce.
Storia intrigante e scrittura geniale rendono questo libro un vero capolavoro, decisamente migliore del libro di esordio di Foer, Ogni cosa è illuminata. Con Molto forte, incredibilmente vicino, Oskar ci trascina per le strade di New York, nel tentativo spasmodico di dare un senso alle cose della vita.
“A me piace vedere le persone riunite, forse è sciocco, ma che dire, mi piace vedere la gente che si corre incontro, mi piacciono i baci e i pianti, amo l‘impazienza, le storie che la bocca non riesce a raccontare abbastanza in fretta, le orecchie che non sono abbastanza grandi, gli occhi che non abbracciano tutto il cambiamento, mi piacciono gli abbracci, la ricomposizione, la fine della mancanza di qualcuno.”.
titolo | Molto forte, incredibilmente vicino
anno | 2007
autore | Jonathan Safran Foer
editore | Guanda
collana | Le fenici
Il mio libro preferito. Bellissimo articolo, complimenti!
Grazie mille! È decisamente uno dei miei libri preferiti.. Di quelli che ti cambiano un po’ la vita 🙂 tu ne hai letti altri suoi? Io ho trovato “Ogni cosa é illuminata” non all’altezza, anche se decisamente da leggere!
Amo moltissimo anche “Ogni cosa è illuminata”, anche se è un po’ complicato e per capirlo totalmente ci sono volute tre letture! Ho letto questi due di Foer, poi l’altro che era uscito l’ho tralasciato per mancanza di interesse all’argomento…ma “Molto forte” è di sicuro il libro più bello che ho letto, forse solo secondo a “Cent’anni di solitudine”!Un abbraccio!
Non ci credo… Proprio l’altro giorno parlandone con un’amica l’ho definito “forse il mio libro preferito dopo Cent’anni di solitudine”. Grande!
Hai ragione, forse “Ogni cosa è illuminata” è troppo complicato per capirlo ad una prima lettura… Ritenterò.
Un abbraccio!
Allora ci troviamo d’accordo!
Io fino ad ora ho letto entrambi i libri tre volte…ma per “Molto forte” anche una lettura all’anno non è troppa!
Decisamente…non stanca mai!!
Si vede molto bene che questo libro ti ha emozionato e riesci a passare le stesse emozioni a chi legge la tua recensione..
Ti ringrazio, e mi fa molto piacere, anche se é solo merito di J.S.F. 🙂 Se ho invogliato anche solo una persona a leggerlo sono contenta!
Ciao io ho letto anche il terzo libro: ” Se niente importa”… è un libro denuncia sugli allevamenti intensivi, dunque niente a che vedere con i romanzi suddetti, ma Foer ha lo stesso la capacità di raccontarti una cosa così macabra che ti inchioda alle parole e quando il libro finisce ti chiedi perchè. E’ come se viaggi con lui nei suoi mondi. Dopo aver letto il terzo sono rimasta sconvolta per qualche mese e tuttora guardo la carne in modo diverso… sa crearti il dubbio che ti fa venire la voglia di chiederti se tutto ciò che lui descrive per l’America accade anche qui in Italia e la risposta purtroppo è sì. In ogni caso anche per me “Molto forte incredibilmente vicino” rimane uno dei miei libri preferiti. Ciao 🙂
Ciao! Non ho letto quel libro e non sono informata sul tema.. però hai ragione, qualsiasi cosa scriva è in grado di trascinarti con lui! Quindi magari dovrei lasciarglielo fare anche stavolta, no? penso che lo farò 🙂 ti saprò dire se anche a me ha fatto questo effetto. grazie della visita 🙂
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[…] vi ha spinto a dare vita all’Associazione – o, per dirla alla Oskar Schell, qual è la sua raison […]
[…] dei possibili. Ogni scelta quindi è una rinuncia, e mi torna sempre in mente quell’ebreo di Jonathan Safran Foer quando diceva “sento il peso di tutte le vite che non sto vivendo”. Che poi è quello che in […]