Nulla due volte | Wisława Szymborska
Sentire il bisogno che esista Wislawa Szymborska ancor prima di scoprire che esiste Wislawa Szymborska, e le cose che succedono una volta sola.
Quando ancora non sapevo, prima che vincesse il Nobel, che Wislawa Szymborska esisteva nel mondo reale, sentivo il bisogno che esistesse. So bene che augurarsi un certo tipo di poesia è un oltraggio alla creatività artistica, che è imprevedibile e libera. Cercherò tuttavia di spiegare perché il mio sogno della Szymborska nasceva, come tutti i sogni, per compensare i difetti che ci circondano nella quotidianità.
Nulla due volte accade
né accadrà.
Per tal ragione si nasce senza esperienza,
si muore senza assuefazione.
Anche agli alunni più ottusi
della scuola del pianeta
di ripeter non è dato
le stagioni del passato.
Non c’è giorno che ritorni,
non due notti uguali uguali,
né due baci somiglianti,
né due sguardi tali e quali.
Ieri, quando il tuo nome
qualcuno ha pronunciato,
mi è parso che una rosa
sbocciasse sul selciato.
Oggi, che stiamo insieme,
ho rivolto gli occhi altrove.
Una rosa? Ma cos’è?
Forse pietra, o forse fiore?
Perché tu, malvagia ora,
dai paura e incertezza?
Ci sei — perciò devi passare.
Passerai — e qui sta la bellezza.
Cercheremo un’armonia,
sorridenti, fra le braccia,
anche se siamo diversi
come due gocce d’acqua.
Da Appello allo Yeti (1957)
Il fatto è questo: che sia vero oppure no, se si hanno gli occhi per notarla, la differenza non fa percepire la ripetizione. L’autrice nota più la prima che la seconda. Ne è ispirata, se ne rallegra e ci si diverte. Corre alla ricerca o scova immediatamente la singolarità. Nella vita comune questa poesia afferra ciò che comune non è: se nulla si ripete, ogni cosa assume un vivace colore.
Il singolare sorriso della poetessa polacca, che vediamo in molte sue foto, è un sorriso che nasconde, nella sua apparente levità, una tenace ed indomabile passione. Sembra che i suoi scritti vogliano incarnare una funzione quando, in realtà, hanno solo quella catartica di ripulire dai precetti generali, che diventano idoli quando li animiamo al di sopra delle circostanze. Nei suoi scritti il Paese delle Meraviglie è qui, il nostro, e pulsa dilatandosi e contraendosi, dall’incommensurabilmente grande all’infinitamente piccolo, dall’ancestrale antichità all’istante presente, a patto che si tralasci l’apparenza immediata e si sappia guardare oltre il velo. E, questo mondo, singolare e plurale, presente e passato, realtà e possibilità, può essere davvero uno “spasso” (titolo di una delle sue raccolte).
«La maggior parte delle persone non si dà la pena di pensare con la propria testa (o perché non può, o perché non vuole), e di conseguenza, è facilmente preda di suggestioni collettive. Qualcuno ha detto che le persone si istupidiscono all’ingrosso e rinsaviscono al dettaglio. Dunque amiamo e sosteniamo i casi al dettaglio». (Intervista a W.Szymborska, 7 aprile 2008, La Repubblica).