Non fidatevi di Lisbona

Non fidatevi di Lisbona

Lisbona è pericolosa, perché appare inoffensiva. Con quell’aria un po’ malconcia, sembra una zingara spettinata da cui ti fermi giusto per divertimento, perché tanto non credi in queste cose. Lei lancia un’occhiata al tuo Monte di Venere e ti svela il senso della tua vita, e tu rimani lì scosso a fissare il tuo palmo, chiedendoti come hai fatto a vederci solo un ammasso di linee confuse prima di ricevere l’illuminazione in un vicoletto di Bairro Alto.

Io in quel vicoletto ho versato molte lacrime: era una sera di marzo, un giorno prima di tornare in Italia, due giorni prima di dichiarare a famiglia, amici e capo che avrei piantato tutto e sarei andata a cercarmi un bar in cui lavare i piatti nell’Alfama. E anche se non sto strofinando piatti sulla riva del Tago, posso almeno offrirvi qualche consiglio su come farvi lacerare il cuore dalla saudade una volta tornati.

Piccola premessa: Lisbona ha bisogno di almeno tre giorni per essere scoperta. Se il fascino gitano non vi conquista fin da subito, potreste storcere il naso per i muri scrostati, i panni stesi tra le case e il suono ruvido del portoghese. Concedetevi il sacrosanto diritto di credere di aver sbagliato meta, ma poi sotterratelo nella vostra ingombrante comfort zone e lasciate tutto quanto in albergo.

Non vi consiglierò di farvi un giro sul tram 24, o assaggiare una diversa ricetta di Bacalao per ogni ora del giorno. Certo, potete sedervi in braccio alla statua di Pessoa per una bella foto di rito o ingozzarvi di pastéis de nata fino all’overdose di crema e cannella, ma se dopo aver consumato la vostra guida siete alla disperata ricerca di qualcosa di diverso, ecco i miei suggerimenti:

1. Godetevi un concerto all’Alface Hall. Diciamo la verità, è poco più di un buco dentro ad un garage. Ma se arraffate un bicchierino di grinjinha e prendete posto su una sedia da teatro un po’ sfondata, capirete perchéè considerato un tempio underground della musica locale: davanti al muro rosso ricoperto di copertine di vinili si alternano rochi bluesmen e trombettisti jazz, celebrati da un pubblico di fedelissimi. Unica pecca: la saracinesca chiude presto, ma per continuare la festa l’Alface offre anche un ostello. Ed è pure molto bello!

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Alface Hall
Rua do Norte 96
+351 21 343 3293
il sito

2. Pranzate al Pois Cafè. Cosa ci fa un caffè Viennese al centro di Lisbona? Offre torte buonissime, prima di tutto. E se questo non bastasse, ospita caffè letterari, mostre fotografiche e di artisti locali, piatti vegetariani da gustare approfittando del servizio di book crossing e una meravigliosa proprietaria dall’aria vintage. Io ci ho trascorso l’ultima pausa pranzo, curando la tristezza con abbondanti dosi di hummus e clafoutis al frutto della passione. Serve altro?

Pois Cafè
Rua São João da Praça 93–95
+351 218862497
il sito

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3. Fate un giro dei miradoures. Qui avete l’imbarazzo della scelta: potete stendervi sul prato di quello di Santa Catalina, o farvi dedicare una serenata dal chitarrista di Portas Do Sol. Se volete bere qualcosa vi consiglio il barista imbronciato di Graça, mentre per prendere il fresco spingetevi fino alle mura arabe del quartiere di Alfama fino a Santa Luzia, con i suoi azulejos di fiori e caravelle. Ancora meglio, tenetevi qualche ora per un tour di tutti i belvedere e trascorrete il resto della giornata al vostro preferito, oziando baciati dalla luce scintillante.

4. Perdetevi. Citando Josè Saramago, che di Lisbona qualcosina conosceva: “Pronto a perdersi dietro il secondo angolo della via e deciso a non domandare la strada: è la maniera migliore di conoscere il quartiere.” Gettate la guida nel Tago (quelle fisiche non valgono, sarà sufficiente allontanarle in modo gentile ma deciso), seguite un gatto su per una scalinata, e se scorgete una compagnia di cinesi scegliete la direzione opposta. Tra i rischi maggiori che potete correre vi segnalo negozietti polverosi con nonnine portoghesi che sferruzzano la vostra prossima sciarpa, feste di quartiere a base di giostre medievali alcoliche e panorami unici celati alla fine di un vicoletto da cui la mamma vi avrebbe tenuto lontano.

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Il mio consiglio finale è questo: non fidatevi di Lisbona. Ci andrete senza conoscerla bene perché vi hanno detto che costa poco, un po’ contrariati perché anche quest’anno non siete riusciti a risparmiare abbastanza per quella settimana a New York. La lascerete (se la lascerete) con la malinconia del protagonista di un fado, mentre lei vi guarda allontanarvi, e ride sotto i baffetti grigi perché sa che tanto tornerete.




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