Noi che ci vogliamo così bene | Marcela Serrano
Ana, Sara, Isabel e Maria sono le protagoniste del romanzo Noi che ci vogliamo così bene di Marcela Serrano. Queste quattro amiche decidono, all’avvicinarsi dei 40 anni, di prendersi una vacanza dalla vita reale e di ritirarsi per qualche giorno in una casa sul lago.
È Ana ad organizzare il viaggio, e sarà Ana ad organizzare la narrazione delle vicende, sviluppate sottoforma di piccoli racconti. Di Ana sappiamo poco, la voce narrante non racconta molto di sé, preferisce concentrarsi sulle altre donne: Isabel, sottomessa al marito che cerca di barcamenarsi tra un’affaccendata vita domestica ed una brillante carriera; Sara, che ha rinunciato agli uomini; Maria, all’apparenza forte e combattiva. Tutt’intorno un corollario di zie, cugine, sorelle, figlie e madri.
Questi personaggi creano un romanzo tutto al femminile che, però, non è stato scritto solo per il sesso debole. La Serrano fotografa uno spaccato intenso e realistico della mentalità femminile e, per tanto, può essere apprezzato da chiunque ami o disprezzi le donne. Non le esalta, non le colpevolizza, le descrive soltanto inserendole nella società cilena degli anni ‘70. Il quinto protagonista del romanzo è, infatti, il Cile con le sue vicende politiche.
Le quattro amiche, tutte di estrazione borghese, si avvicinano al partito di Salvador Allende durante gli anni dell’università, ed il partito diventa subito simbolo di ribellione contro le aspettative paterne. È il periodo più florido per le quattro giovani: belle ed ingenue scoprono la propria personalità e si innamorano. Così come il Cile si innamora del socialismo, sono i tempi di Unidad Popular. L’idillio è però destinato a finire presto, il colpo di stato del ’73 cambia le carte in tavola: Pinochet instaura una spaventosa dittatura fatta di omicidi, crimini e repressioni. Molti membri del partito sono costretti ad andare in esilio in Europa. Ed è qui che il partito assume una nuova forma: da culla rassicurante di spiriti rivoluzionari a padre dispotico che controlla e condiziona tutte le scelte dei figli.
Chi è nel partito non è più padrone delle proprie idee, non può più disporre della propria vita. Chi è stato esiliato non può rientrare in Cile, a meno che il partito non glielo ordini, e non può comunicare con nessuno, nemmeno con la famiglia, senza un esplicito permesso. Il partito si trasforma in una dittatura dentro la dittatura, una matrioska di imposizione ideologica e psicologica che prolunga lo stallo intellettuale dei sudditi cileni. È il momento di disillusione di Ana, di Sara, di Isabel e soprattutto di Maria, il personaggio più abbagliante del romanzo. Solo nel 1990 il Cile sarà in grado di instaurare nuovamente la democrazia.
È in questo periodo che le quattro donne si ritrovano sul lago, stremate da anni di guerra che simboleggiano la lotta interna tra cuore e cervello. Alcune hanno dovuto scegliere tra passione e coscienza, altre tra carriera e famiglia, altre ancora cercano di far convivere voglia di indipendenza e bisogno di non essere sola. Le protagoniste di Noi che ci vogliamo così bene vivono, senza piegarsi, tutte le difficoltà che una donna di un paese non democratico e non sviluppato poteva incontrare negli anni ’70 e ‘80, e svolgono con orgoglio il ruolo di matriarche della società: «Alla fine, Ana, il nostro compito, il compito di noi donne, è quello di dare alla luce dei figli e di chiudere gli occhi di chi muore. Esattamente i due ruoli chiave dell’esistenza. Come se in realtà la storia dipendesse dalle nostre mani».
Questo libro non isola mai la figura femminile da quella maschile, anzi, sottolinea continuamente che uomo e donna hanno bisogno l’uno dell’altra per funzionare. Non c’è spazio per misandria e stereotipi, ma solo per riflessioni che, a più di vent’anni di distanza, risultano tutt’altro che banali.
Marcela Serrano ricrea la classica atmosfera afosa e politicamente impegnata della letteratura sudamericana del ‘900, ma la spoglia di quella solitudine ed amarezza tipica del genere. La cadenza degli avvenimenti è incalzante, il torpore di Macondo è lontano tanto quanto gli spiriti che infestano la casa di Esteban Trueba. Ciò che ritorna, invece, è un profondo attaccamento alla la terra, ai paesaggi dell’infanzia, ad un paese travagliato che continua a sbagliare e che queste donne continuano ad amare.
“Alla nuova democrazia!”
“Alla nuova era!”
“Alle donne del mondo! E a noi quattro, loro degne rappresentanti.”
autore | Marcela Serrano
titolo | Noi che ci vogliamo così bene
editore | Feltrinelli
collana | I Narratori
anno prima edizione | 1991
[…] gli articoli di questo numero: SOUND ACTION LITERATURE […]