Musica per series addicted

Musica per series addicted

Oggi voglio parlarvi di un problema. Un grave, gravissimo problema. Roba da gruppo di supporto. Perché vedete, per dirla in parole albertoferrariane, io “ho una fissa”: ci sono gli alcolisti, i tossicodipendenti, i giocatori d’azzardo. E poi ci sono io.

“Ciao, sono Manuela e sono una series addicted.

Tutto è iniziato con il famigerato megavideo, per caso. In tv davano Grey’s Anatomy, non mi ricordo quale stagione fosse, ma se avete seguito anche solo per due stagioni le avventure di Meredith la fortunella (e non mentite, so che state aspettando la 12esima stagione, non fate gli uomini duri, suvvia), sapete benissimo che ‘sta poraccia e l’allegra comitiva di amichetti intorno a lei sono una calamita per le tragedie, quelle con la SFIGA maiuscola. E siccome sulla tv per i plebei – senza Sky, per intenderci – le serie tv le trasmettono un po’ come vogliono loro, a mesi alterni (magari basandosi sul ciclo mestruale di Nostra Signora dei palinsesti, Maria De Filippi), sentivo il bisogno fisico di sapere con un certo anticipo se a Sfig Anatomy si sarebbe salvato qualcuno senza il bisogno di far partire il giro di scommesse sul FantaMorto in previsione della stagione successiva. Ecco, Meredith Grey mi ha trascinato nel tunnel dello streaming (rigorosamente in lingua originale, ma questa è un’altra storia), senza pietà per la mia povera vita sociale.

Di una cosa però sono assolutamente certa: non fono fola (come direbbe Jovanotti). Coraggio, fatevi avanti, non abbiate paura di dire ai vostri amici “ciao cari, è iniziata la stagione delle serie tv, ci vediamo quando avrò finito i viveri”! Lo so che ci siete, battete un colpo. Oggi parlo con voi e per voi. Sì, lo so che non me l’avete chiesto, ma fatevene una ragione.

Ogni junkie che si rispetti (continuo a parlare di telefilm, sia chiaro), sa che ci sono delle regole fondamentali, regole che rendono la nostra dipendenza un idillio da cui non vorremmo mai essere svegliati:
lingua originale, perché se tagliate le battute migliori o le cambiate, tanto vale rigarci la macchina;
sottotitoli in sincrono, perché per Zeus, se lo sto guardando con i sottotitoli, ci sarà un motivo. Fino a quando parliamo di sit-com non mi servono nemmeno, ma se sto seguendo un telefilm iperstramega British, non capisco una fonchia e mi sento davanti ad una marea di Tognazzi che mi supercazzolano;
niente spoiler, e non ve lo spiego nemmeno, dalla mia bocca uscirebbe solo del becero turpiloquio;
soundtrack degne di tale nome, perché ci sono scene che senza la giusta colonna sonora non avrebbero senso.

Tutto questo per dirvi che oggi vi parlo di alcune delle mie scene di telefilm preferite – ovviamente non tutte, sarei capace di scriverne un libro (scrivo tanto lo so, ma ritenetevi fortunati, parlo anche di più), accompagnate dalla giusta musica. Attenzione: non sono in ordine di epicità.

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Una delle migliori in assoluto, la dobbiamo a quel genio di Vince Gilligan, e al suo Breaking Bad. Siamo alla decima puntata della seconda stagione, Mr White è in un negozio e si imbatte in un tossichello intento a mettere su una spesa a lui familiare. All’inizio lo approccia dandogli consigli fondamentali su quella che dovrebbe essere la spesa perfetta del piccolo chimico, e il piccolo Escobar scappa. Arrivato alla cassa, il nostro Heisenberg ha un’illuminazione. Esce dal negozio con sguardo truce e passo deciso, e raggiunge la concorrenza nel parcheggio. Mentre partono i TV On The Radio con la loro DLZ, lui pronuncia la frase che passerà alla storia: “Stay out of my territory”. Immenso.

In Suits, Mike Ross si finge un giovane avvocato laureato ad Harvard (se devi prendere per il culo il mondo, punta in alto), e inizia la sua carriera in un prestigioso studio legale di New York, con la paranoia costante che possano scoprirlo da un momento all’altro. Nella prima puntata della seconda stagione, la paranoia inizia a mangiargli le sinapsi quando sospetta che la Capa Suprema, Jessica Pearson, abbia intuito qualcosa. Mentre la raggiunge a cena, inizia a sudare accompagnato da Smoke and Mirrors di Gotye.

Uno dei finali più deludenti nella storia delle serie tv, quello di How I Met Your Mother, ci regala una delle scene di matrimonio più belle: Barney e Robin ballano sulle note di Future Days dei Pearl Jam. Sarà che sono particolarmente affezionata ai Pearl Jam e al loro ultimo album, e questo potrebbe rendermi un tantinello di parte, ma vi sfido a non commuovervi guardando la scena con la voce di Eddie Vedder in sottofondo (e vi sfido anche a trovarla, la scena, sul web. Io non ce l’ho fatta). Anche i cinici hanno un cuore.

Concludo con un bel momento teen, le ragazze mi capiranno. Non so voi, ma a 14 anni ero follemente innamorata di Seth Cohen (The O.C.), e continuo a sostenere che sia l’uomo della mia vita, ne sono convinta. Oltre a regalarmi una fissa per i ragazzi alti, ricci e magrolini – quelli con il fisico da sollevatore di Peroni, per intenderci, The O.C. Mi ha dato un’educazione musicale non indifferente: dai Death Cab For Cutie, agli Interpol, passando per i Subways (solo per citarne alcuni). Non vogliatemene, ma una delle scene più belle resta quella del bacio a testa in giù di spideriana memoria tra Seth e Summer. Canzone? Champagne Supernova, Oasis.

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