Musica per camaleonti | Truman Capote
Truman Capote m'inquieta.
Truman Capote m’inquieta.
Sono macchie d’erba, quelle sul libro, e bricioline di torta e di ricotta, e sabbia sabbia sabbia – sono stata con il mio Capote in posti in cui Truman Capote non ce lo vedresti proprio per niente, al mare, sdraiata sull’erba – l’umidità della salsedine ha creato onde leggere e sotterranee nei filamenti della carta spessa. Sono stata felice – al mare, sdraiata sull’erba – proprio nei giorni in cui il libro nello zaino era Musica per camaleonti, con la sua copertina nerissima ed una Marilyn scintillante a richiamare, come sempre, l’attenzione di tutti. E più alto era il sole, più morbida l’aria, più dolce l’ora, tanto più – tornando a leggere – lo sentivo strisciare, Capote, sottile, famelico, meschino.
Truman Capote m’inquieta. E mi inquieta a tal punto che nemmeno l’ultima barriera della coscienza umana, il senso di colpa, riesce ad opporsi a reagire a ragionare: non c’è senso di colpa che riesca ad arginare il fastidio inquieto che provo in sua compagnia. Mi spetta una parte nel popolino sano-et-ignorante che teme Quasimodo?
Entro in casa sua con violenta riverenza, e mentre i miei passi scompaiono, seguendolo, attutiti da immensi tappeti, il suo profumo costoso mi stordisce, e accentua la mia soggezione: quando ci sediamo sul divano – uno di fronte all’altra – già pendo dalle sue labbra, ipnotizzata, eccitata, spaventata.
Capote è uno scrittore-osservatore: non è uno scrittore-burattinaio, o un avventuriero, un politico, un romantico, un sociologo. Capote osserva, e annota. Si aggira fra la gente, nel suo abbigliamento ricercato e col suo eterno ghigno sarcastico, e annota: quaderni e quaderni e quaderni – di annotazioni conversazioni dettagli incontri descrizioni fisionomie, che poi, chiamate a raccolta le sue arti teatrali e giornalistiche insieme, macina e trasforma in letteratura.
In punta di divano attendo composta che inizi a parlare, a raccontare, si prende tutto il tempo che vuole: governa il silenzio accavallando teatralmente le piccole gambe allungando le braccia sui cuscinoni di velluto (il bicchiere tintinna un poco) sogghignando lentamente. Mi studia con aria pesante, poi guarda altrove, e comincia.
“- In questa vita successiva, come vorrebbe reincarnarsi?
– Un uccello…possibilmente un avvoltoio. Un avvoltoio non deve preoccuparsi del proprio aspetto o della sua capacità di trarre in inganno e piacere; non deve darsi arie. Nessuno comunque avrà mai simpatia per lui: è brutto, indesiderato, mal accetto dovunque. E questo lascia una libertà considerevole.”
“Musica per camaleonti” è una raccolta di racconti di secondo grado: una raccolta di raccolte di racconti. Di tre – raccolte di racconti.
Il cuore dell’albero – “Bare intagliate a mano” – è in realtà un unico lungo racconto basato su una storia di cronaca nera: ricorderebbe “A sangue freddo”, se non fosse completamente diverso (teatro!).
Mentre, ai due lati di esso, Capote costruisce due raccolte di sei sette racconti, divertendosi – da un lato – a raccontare con tono ordinario, quasi annoiato, storie che sono un susseguirsi di bizzarie (stuzzicadenti in oro comprati da Tiffany, branchi di camaleonti che si aggregano come confratelli al suono di un pianoforte, vecchi abbandonati nel deserto del Mojave). E – dall’altro – ad instillare un tono lirico nell’ordinario, nell’imprevisto, nel nascosto. Un tono lirico, s’intende, alla Capote.
Inciampo, ad ogni racconto, nella sua chirurgica bravura di osservatore calmo (la calma del serial killer) e spietato e freddo, osservatore che qui si fa personaggio di primo piano. Per imparare a scrivere bisognerebbe leggere il tecnico-Capote.
Ma – in “Barbagli” e in “Una bellissima bambina” – la neve si scioglie al sole. Capote prende colore: le mani si scaldano, le guance assumono un morbido rossore, la voce è ora intima, commossa. Sto già piangendo e sbrodolando in un battaglione di fazzoletti-99 cent.-in offerta al supermercato, quando mi si avvicina sul suo morbido divano, un po’ meno in posa, e sorride. Per un attimo.
Stefania Trombetta
Titolo | Musica per camaleonti
Autore | Truman Capote
Casa Editrice | Garzanti
Anno | 1980
Pagine | 264