MUSE: la rinnovata meraviglia della Scienza
Abbiamo tutti, in quell’angolino della mente dove abbiamo relegato ad accumulare ragnatele certi ricordi d’infanzia, memoria di qualche materia che avrebbe avuto il potenziale per trasformarsi in una grande passione ma che, per uno scherzo della vita o l’altro, è finita per essere soltanto uno dei tanti rami dello scibile umano che non trovano proprio spazio tra i nostri interessi. Per qualcuno, più abile di me con i numeri e le formule, sarà l’italiano, il latino, qualche letteratura. Per quelli che, come me, dalla prima media in poi si solo allontanati lentamente ma inesorabilmente da tutto ciò che abbia anche solo per sbaglio a che fare con la matematica, è stato inevitabile precipitare tristemente in un nebuloso semi-analfabetismo scientifico, osservando con un misto di reverenza e sospetto tutte quelle persone che non hanno alcun problema con teorie e metodi scientifici.
Ci emozioniamo con La teoria del tutto, Star Wars e Doctor Who; invidiamo sottilmente quell’amico che ha intrapreso la strada dell’ingegneria aerospaziale domandandoci come ci si senta a capirci veramente qualcosa di fisica; ammiriamo ad occhi spalancati Piero Angela, Carl Sagan o anche solo Bill Nye The Science Guy cercare tenacemente di spiegarci i segreti dell’universo che ci circonda. In fondo in fondo, nascosta dietro ad anni di negazione ed incomprensione, insufficienze e libri di testo scritti male o, semplicemente, la triste consapevolezza di non riuscirci proprio, il bambino dai brillanti occhi spalancati su un mondo enorme, sconosciuto, da esplorare non dorme.
È per questo che, oltre una superficiale, geometrica piscina artificiale colma di ciottoli bianchi, tra le montagne eterne che abbracciano Trento, dopo l’immancabile fila all’ingresso, oltrepassare la soglia dell’ultima fatica architettonica trentina di Renzo Piano – annata d’inaugurazione 2013 – è come andare a bussare nell’inconscio di ogni giovane studente disilluso, ad offrire su un piatto d’argento un’altra possibilità. Ed è proprio un’altra possibilità al mondo della Scienza – dalla biologia alla geologia passando per la fisica, la chimica, sino all’astronomia – che viene offerta con questo Museo a tutti quegli studenti di lettere, scienze politiche, filosofia, lingue, [inserire “materia umanistica” a piacere] che hanno prematuramente abbandonato il magico mondo di Einstein e Newton, allontanatisi per un motivo o per l’altro verso altri lidi.
Interattivo e stupefacente, diretto, accessibile ma mai banale, il MUSE potrebbe essere benissimo una macchina del tempo nascosta in piena luce del sole. Non soltanto per il percorso tematico sulle origini dell’umanità che trasporta, tramite video ed artefatti degni di un museo di storia, dall’alba della comparsa umana sulla terra al cuore caldo e protettivo di una capanna primordiale. Né per l’enorme salone dove volano, sospesi per aria, scheletri di enormi bestie estinte da milioni di anni a pochi metri da animaletti impagliati. La sensazione che si prova ad entrare in questo Museo delle Scienze, fiore all’occhiello di un sistema museale italiano che stenta a dir poco nel tentativo di stare al passo con le altre superbe istituzioni europee, è piuttosto quello di tornare, entusiasti e meravigliati, tra i banchi di una scuola che non ha altra volontà se non quella di risvegliare l’amore universale che gli esseri umani provano, in virtù stessa dell’appartenere alla specie, nei confronti del mondo, l’universo, tutto quanto.
Così, ai bambini lasciati liberi di esplorare nel piano dedicato agli esperimenti di fisica si affiancano ragazzi, giovani, adulti intenti a ricordare teorie e formule cacciate chissà quando in meandri lontani del ricordo; la serra tropicale non è soltanto il set perfetto per un book degno dei migliori profili instagram ma un viaggio ecosostenibile all’interno di un ecosistema in pericolo, per mostrare ciò che è concretamente messo a rischio ogni giorno da un comportamento umano sprezzante della natura; le mostre d’arte contemporanea che vengono ospitate di tanto in tanto lungo i corridoi di questo edificio all’avanguardia si ispirano talvolta alla biodiversità, talvolta alla lotta contro l’inquinamento, talvolta allo spazio profondo. A ricordare come tutto ciò trovi posto in una cornice eccezionale sta la sezione interamente dedicata alle Alpi ed, in particolare, alle Dolomiti che svettano fiere oltre le pareti di vetro del MUSE: il paradiso di ogni geologo, così come di ogni bambino che raccoglie sassi bizzarri dal cortile della scuola per alimentare la propria “collezione di minerali”.
Samuel Johnson – critico letterario, poeta, saggista, meme vivente britannico – nel lontano XVIII secolo affermava che la meraviglia non è altro che l’effetto della novità sull’ignoranza. Emergendo da ore colme di scoperte, vecchie memorie e nuove consapevolezze, la sensazione d’incanto che si prova non potrebbe essere definita in modo migliore.
Ora scusate, ma devo rivedere tutte le scelte scolastiche che ho fatto dalla terza media in poi.