Mr. Wordsworth dice che è arrivata la primavera | Lines written in early spring
Se non soffri di rinite allergica come lo sai che è arrivata davvero la primavera?
Non lo sai.
– Mr. Wordsworth, è arrivata la primavera?
– …
Con William Wordsworth nel 1798 è nato il movimento romantico inglese e anche se francamente ho sempre considerato i romantici il più delle volte dei noiosissimi frignoni e basta – niente di personale – credo mio malgrado che se esista qualcuno che la primavera la colga subito al volo appena arriva, prima di qualsiasi timido ranuncolo in fase di dilatazione e di qualsiasi disperato starnuto anche solo accennato o pericolosamente trattenuto, ecco, quello sia un romantico. Senza alcun dubbio.
– Mr. Wordsworth, è arrivata la primavera?
– …
Lines written in early spring è la poesia romantica e primaverile per eccellenza. Scritta direttamente con zampilli di inchiostro rosso rubino provenienti di getto dal cuore sdrucciolevole di Wordsworth – che vanta la reputazione di poeta della natura – a inizio primavera del 1798, introduce lo spinoso tema dell’impossibile partecipazione dell’uomo moderno – maledettamente sentimentale e perennemente impegnato altrove – al rinnovarsi ciclico della natura.
Wordsworth è in modo definitivo il portabandiera di una nuova valorosissima schiera di uomini dalle facoltà mentali drammaticamente ridotte – anche qui, niente di personale – a vantaggio di una profondità di sentimento e una vivacissima carica immaginaria.
È assolutamente concesso – così, a titolo puramente informativo – dichiararsi membri di questa rinomata schiera ogni volta che i nostri coinquilini ci chiedono quale sia il reale motivo del nostro stare a fissare il soffitto catatonicamente per ore e ore e ore. Difficile spiegare che il soffitto non sia il reale nodo della questione, neanche un po’.
– Mr. Wordsworth, è arrivata la primavera?
– …
Il momento è 50% dolce 50% amaro, per il poeta. Immaginatevelo come suo solito sdraiato ad oziare – dicesi ozio creativo, certamente – all’ombra di una quercia che nella sua esistenza ne ha viste tante in un prato immerso nell’erba umidiccia e nei rumori animaleschi e soffici della natura che comincia a risvegliarsi e a sbadigliare tutta quanta impeccabilmente all’unisono – unica, la natura, incapace di compiere scelte sbagliate.
Questo è sicuramente un momento beato ma per il poeta è contronatura il non pensare e quindi si accorge presto che non riuscirà ormai più a raggiungere la beatitudine e l’ineccepibile armonia di tutto ciò che lo circonda da prima che lui esistesse e subito arriva la malinconia e subito dopo la megalomania ha il sopravvento e la condizione del poeta diventa condizione universale dell’umanità tutta. Una condizione senza possibilità di retromarcia, senza alcuna occasione di migliorarsi perché la perfezione della natura intristisce, prima di tutti gli altri, il poeta che per primo è consapevole dell’impossibilità della sua imitazione da parte dell’uomo.
La natura si muove, il poeta è immobile.
– Mr. Wordsworth, è arrivata la primavera?
– La primavera è più che altro uno stato mentale.
– …
– Può aiutare il laudano.
– …
Etciù, salute, grazie, dissolvenza.
Lines written in early spring
I heard a thousand blended notes,
While in a grove I sate reclined,
In that sweet mood when pleasant thoughts
Bring sad thoughts to the mind.
To her fair works did nature link
The human soul that through me ran;
And much it griev’d my heart to think
What man has made of man.
Through primrose-tufts, in that sweet bower,
The periwinkle trail’d its wreathes;
And ‘tis my faith that every flower
Enjoys the air it breathes.
The birds around me hopp’d and play’d:
Their thoughts I cannot measure,
But the least motion which they made,
It seem’d a thrill of pleasure.
The budding twigs spread out their fan,
To catch the breezy air;
And I must think, do all I can,
That there was pleasure there.
If I these thoughts may not prevent,
If such be of my creed the plan,
Have I not reason to lament
What man has made of man?
Trovo quasi consolante che vi siano persone per cui Wordsworth (colui che “vale la parola”? Mai nomen fu meno omen!) è intollerabile quanto lo è a me. Inoltre, adoro l’idea di utilizzare un fotogramma dell'”Alice in Wonderland” disneyano per l’arrivo della primavera – un film di cui mi incanta il doppiaggio improbabile e cinguettante (“io non sono erbaccia!” è una delle mie frasi preferite). Detto questo, il giudizio globale sul Romanticismo inglese non lo condivido per nulla – Keats era DIO, Shelley era almeno l’Arcangelo Gabriele, Byron… No, Byron non era Satana, però non era neppure un Romantico in senso stretto, a ben vedere, sicchè sto scivolando off topic. Insomma quest’articolo mi ha divertito, ed è molto.
Ciao Vassilissa! Grazie mille del tuo commento, felicissima che l’articolo ti abbia divertita!
Sì, qui ho un po’ estremizzato ma in fondo concordo con te a proposito dei Romantici. A riprova di ciò, ti lascio un breve elogio di Keats, per il quale credo abbiamo la stessa opinione: https://www.salteditions.it/ode-grecian-urn-john-keats-leterna-bellezza/
Un saluto e grazie! 🙂