Morgan Lost, il nuovo non-eroe Bonelli
Ora che sono finite le grandi emozioni del Lucca Comics (non per me eh che non sono potuta andarci!) è il momento di tornare alla dura realtà della vita fuori dalle fiere del fumetto. Per l’occasione ho pensato di parlare di un fumetto che è stato pubblicato prima di Lucca e che ha tutta l’intenzione di rimanere nelle nostre edicole ancora per un bel po’. Si tratta di Morgan Lost “L’uomo dell’ultima notte” (Bonelli), primo numero di una serie pensata per una pubblicazione a lungo termine, ideato e sceneggiato da Claudio Chiaverotti e per l’occasione disegnato da Michele Rubini.
I fedeli lettori Bonelli hanno sicuramente provato una sensazione di rassicurante familiarità quando si sono trovati di fronte a questo albo in edicola. Proprio così! Perchè Morgan Lost è già un classico ancora prima della conclusione della sua prima avventura. Il formato, le dimensioni, l’impaginazione, la struttura, lo stile dei disegni e il numero delle pagine sono esattamente i soliti utilizzati dalla casa editrice Milanese. La vedo, comunque, più come una firma che come una mancanza di innovazione.
Qualcosa di nuovo c’è infatti. Oltre alla copertina, che privilegia una grafica innovativa invece che un’immagine d’ambiente, l’aspetto più inusuale e che salta immediatamente all’occhio, sfogliando le prime pagine, è la colorazione in scale di grigi e rosso delle tavole. Devo ammettere che, quando ho saputo che il nuovo albo Bonelli sarebbe stato in bicromia grigio-rosso, ho storto il naso, perchè, diciamocelo, quando si parla di bicromia, chissà come mai, è molto spesso il rosso che salta fuori. La giustificazione la si trova all’interno della storia, quando ci viene spiegato che il nostro protagonista soffre di una forma di daltonismo che gli permette di vedere solamente in nero e rosso (nonostante le mie iniziali perplessità ho scoperto che una forma simile di daltonismo esiste per davvero e si chiama tritanopia e tecnicamente sarebbe un deficit nella percezione del blu e del giallo). Però ammetto anche che, dopo aver cominciato a leggere, ho trovato che la particolare colorazione delle tavole le rendesse insolite e accattivanti, soprattutto perchè il rosso non è utilizzato solo per colorare alcuni singoli particolari, ma illumina le scene con una luce sinistra e arcana. L’unico difetto che mi sento di notare è che in alcune vignette sembra che il rosso venga utilizzato per necessità più che per scelta estetica, e in questo caso le scene perdono decisamente in profondità e efficacia.
Ma parliamo ora della trama. Essenzialmente posso dire che leggere delle vicende di Morgan Lost sia stato un piacevole passatempo, ma non che mi abbia entusiasmato. Il protagonista è un cacciatore di taglie che si occupa di catturare spietati serial killer in un presente alternativo buio e freddo. Il tutto è ambientato in una città sconosciuta chiamata New Heliopolis, pervasa ovunque da elementi che inspiegabilmente riprendono la mitologia dell’antico Egitto. Ovviamente, il nostro cacciatore è un uomo tormentato, dal passato caratterizzato da un’esperienza traumatica che gli ha strappato l’amore della sua vita nel più atroce dei modi (e come poteva essere altrimenti?). Ecco, non proprio una scelta originale nel panorama Bonelliano. Diciamo che se avessi ritrovato il collega di Morgan Lost, mi riferisco evidentemente a Dylan Dog, implicato nella stessa vicenda, la cosa non mi avrebbe sorpreso affatto (e come non associare Regina, la poliziotta dall’atteggiamento materno, a Bloch??). Dopotutto Chiaverotti ha contribuito in modo fondamentale alla costruzione di uno dei più famosi personaggi del fumetto italiano, nonché aver sceneggiato il primo numero di DYD in assoluto che io abbia letto, ovvero l’indimenticabile “Incubo di una notte di mezza estate”.
È innegabile, tuttavia, che Morgan Lost sia decisamente un personaggio più tenebroso rispetto al nostro amatissimo indagatore dell’incubo e la mia speranza, visto anche il tono della prima storia, è che sia capace di raccogliere “l’eredità perduta” di Dylan Dog, ovvero la nostra dose mensile di “donne nude” e squartamenti che manca ormai da un pezzo nella testata ideata da Sclavi. Ora, non saltatemi subito addosso, mi permetto di parlare di donne nude perchè mai e poi mai, nelle storie di DYD, la donna e il suo corpo sono stati posti in un contesto volgare, o comunque diverso da quello volto ad esaltarne la bellezza. Come avevo già ipotizzato in un precedente articolo, penso che forse la carenza di scene di nudo e splatter serva per avvicinare i lettori più giovani alle avventure dell’indagatore londinese e per renderle più “mainstream” (e odiosamente politically correct). Che poi, quando a 11 anni mi sono trovata davanti agli occhi un gruppo di manichini che strappava un cuore a un uomo urlante (vedi “Incubo di una notte di mezza estate” e, a proposito, un cuore che viene strappato da un petto fa SPLOTCH), non è che la cosa mi abbia poi traumatizzato la crescita (forse). Sembra che, al contrario, Morgan Lost sia destinato ad un pubblico decisamente più adulto e, quindi, spero che non ci farà mancare della sanissima violenza cartacea, ma anzi ci regalerà sangue a volontà, che poi risulterebbe davvero caruccio in quelle tinte di rosso.
P.S. Voglio proprio vedere come Chiaverotti riuscirà a giustificare la presenza di tutta quella roba egizia..se giocata bene potrebbe essere una svolta!