Moby Dick | Partire a caccia della Balena

Moby Dick | Partire a caccia della Balena

Balene e Rivoluzioni

“Ecco Leviatano,

la più smisurata delle creature viventi, nell’abisso s’estende come promontorio che dorma o nuoti, e par che terra che si muova; e con le branchie inspira e col soffio fiotta un mare intero” (Paradise Lost, John Milton)

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In una giornata di Diluvio ci siamo incagliati nel porto di Genova. La gente aspettava in file lunghe di Babele per entrare a vedere i pesci ingabbiati. Noi, preferendo le profondità oscure dell’immaginazione alla superficie salmastra della realtà visibile e misurabile, abbiamo optato per il Museo del Mare di Galata, che, con il nome di memorie marinaie di commercianti e pescatori del Bosforo, ha svegliato il nostro senso d’Orientamento. Una costola del museo è dedicata ai mostri marini, Mare Monstrum. Leviatani, Balene, Sirene, Meduse. Il buio dell’irrazionale, mistero invisibile, che sempre vestirà di gloria l’uomo e che mai nessuna macchina potrà imitare. Il segreto insondabile dei moti più intimi e insospettati. Il nero del fondo del mare e la bianchezza della Balena.

Tornato nella città, al riparo dagli zolfi marini, ho sentito la necessità di ritornarvici. Nostos, continuo ritorno a sé.

ogni qualvolta che mi accorgo di star volgendo la bocca al torvo, ogniqualvolta che nell’anima mia umido e piovigginoso si instaura Novembre […] allora stimo sia ormai tempo di mettermi in mare al più presto possibile. Con una filosofica fiorettatura Catone si getta sulla sua spada; io con sobrietà ricorro alla nave.” (Moby Dick, Herman Melville)

E’ così che il 5 giugno mi sono imbarcato per l’oceano, su un libro a forma di vascello, con una matita come albero maestro, per governare i marosi. Sfogliando la prima pagina di Moby Dick, già sentivo il legno vecchio dello scafo inarcarsi rispondendo al mio primo passo e la spuma salata cominciare il suo ritmo insistente sulla prua.

“Si, come tutti quanti sanno, meditazione e acqua sono sposate per sempre. […] E ancor più profondo è il significato della storia di Narciso, che non potendo afferrare la tormentosa, soave immagine che vedeva nella fonte, vi si tuffò e annegò. Ma quella medesima immagine la vediamo noi in tutti i fiumi e gli oceani. È l’immagine dell’inafferrabile fantasma della vita; questa è la chiave di tutto.” (Moby Dick, Herman Melville)

La vita è tutta fatta di partenze. Il primo giorno di scuola. La prima vacanza lontani da casa. La prima volta che fai l’amore. Il grande cetaceo della vita adulta. Viaggiando in avanti si perde sempre qualcosa. Chi ci vuole bene ci lascerà, per renderci leggeri e agili per quando dovremo far partire veloce l’arpione, lancia del pelide. Saremo pronti allora?

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Nessuno è mai protetto

Dalla sua debolezza

Che se ne sta nascosta

Come una serpe dentro un rovo

Vilmente sconosciuta

Appena sospettata

Ma invece rivelata

Nel momento che sta a te

Lord Jim

(Lord Jim, Vinicio Capossela)

A caccia della balena, incontro ultimo e inevitabile con il destino, la rivoluzione che renderà eterno il nostro agire sulla terra. Eppure siamo così piccoli, così inadatti alla grandezza incommensurabile del Mare. Naufraghi senza remi in balia delle correnti.

Che cos’è mai questa cosa senza nome?

Quale tiranno mi comanda?

Perché contro tutti gli affetti

io debba osare ciò che nel mio cuore vero

non ho mai osato di osare?

Sono io questo o chi?

Dove vanno gli assassini marinaio?

Chi dovrà sentenziare quando il giudice stesso

è trascinato alla barra?

 

Ma è un vento dolce oggi e un cielo dolcissimo

e l’aria odora come se spirasse da prati lontani

Vi sentite coraggiosi, marinai coraggiosi?

(I fuochi fatui, Vinicio Capossela)

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Convinti di dover agire per salvare noi stessi, rischiamo di non vedere il Mondo che c’è. Giona, nella fuga ansiosa per salvarsi, trova solo mare in tempesta. Solo quando accetta la morte, affidandosi alla Balena, intuisce la verità e cambia la sua vita. Ecco la Rivoluzione. Non saremo dunque noi a dover cacciare la Balena, ma sarà la Balena a cercarci, e noi dovremo saper affidarci a lei, per sempre.

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“Capisci, adesso, Bulkington? Non ti sembra di cogliere dei barlumi di quella verità mortalmente intollerabile: che ogni pensiero serio e profondo non è che l’intrepido sforzo dell’anima per mantenersi nell’aperta indipendenza del proprio mare, mentre i più sfrenati venti del cielo e della terra cospirano per gettarla sull’infida e servile riva?

Ma poiché solamente nella mancanza di approdi risiede la verità suprema, senza rive e indefinita come Dio, così è meglio perire in quell’urlante infinito che venir ingloriosamente scaraventato sottovento, anche se quella fosse la salvezza! Perché, come un verme, allora, oh! chi mai vorrebbe strisciare vigliaccamente a terra? Orrore degli orrori! Tutto questo supplizio è dunque invano? Animo animo, Bulkington! Punta al largo risoluto, semidio! Su dagli spruzzi della tua oceanica rovina, su, dritta, balza la tua apoteosi!”

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