Memorie dal sottosuolo
Un viaggio nei sotterranei di Napoli, Barcellona ed Exeter.
Nelle viscere delle città del mondo ci sono altri mondi sotterranei.
Napoli, per esempio. Scendiamo qualche gradino in centro e ci ritroviamo nella pancia della città. Napoli Sotterranea, la chiamano. Qualche gradino e veniamo catapultati indietro nel tempo.
Siamo antichi greci che scavano nel tufo giallo per costruire mura e templi, migliaia di anni fa, e i resti dei nostri scavi sono perfetti per essere utilizzati come cisterne per l’acqua.
Gli antichi romani lo sanno bene: da sempre fan sfegatati degli acquedotti, non si lasciano certo sfuggire l’occasione di aggiungere condotti, costruire gallerie, ingrandire questo mondo sotterraneo. Ora del 1600 però la città è talmente grande da chiedere a gran voce più acqua, più acqua! Espandiamo la rete di acquedotti, aggiungiamo gallerie: Napoli Sotterranea diventa immensa, una serie infinita di cunicoli e stanze nelle fondamenta della città.
Solo che poi succede che arriva il 1800 e il colera è la malattia del momento, e può Napoli non prenderlo? L’acqua nelle cisterne diventa subito infetta, la porosità del tufo delle pareti non aiuta: gli acquedotti sono da chiudere per il bene della popolazione.
Passano altri anni, è il ‘900. Scoppia la Seconda Guerra Mondiale. Siamo la città italiana più bombardata, e dove possiamo ripararci, dove? Ma certo: nel mondo sotterraneo.
Gli acquedotti riaffiorano nella nostra mente e ci accolgono durante gli attacchi aerei, per poi tornare nella pancia della città e nel dimenticatoio a fine conflitto. Ce ne ricordiamo dopo anni, e ora camminiamo nella loro storia sotterranea, affascinati da tutto quello che hanno da raccontarci.
Viaggiamo verso nord, riemergiamo nel Regno Unito.
Siamo nel XIV secolo. Il vescovo di Exeter, cittadina del Devon nel sud dell’Inghilterra, se ne frega del Medioevo e vuole l’acqua corrente a due passi dalla magnifica cattedrale. I soldi non mancano: fa costruire un primo acquedotto con delle volte a botte bellissime. Peccato che là sotto al buio non le possano vedere neanche gli addetti alla manutenzione dei tubi.
Exeter cresce, ed è presto necessario costruire un’altra rete di tubature. Stavolta meno materiali pregiati, va bene? Tanto nel frattempo è successa una cosa chiamata Peste Nera che ha decimato la popolazione e ucciso quasi tutti gli artigiani che avrebbero potuto riprodurre le stesse volte a botte, quindi vada per le gallerie brutte.
Che saranno anche brutte, però intanto attraversano i secoli praticamente intatte. Reggono persino ai bombardamenti di Hitler, ospitando noi abitanti di Exeter nell’angoscia senza fine del non sapere cosa ci aspetterà là fuori alla fine di tutto. In questi tunnel strettissimi, nel buio più totale. In attesa.
È ironico: di solito così sottoterra ci mettiamo i morti, ma ora ci andiamo noi per restare vivi. La guerra mette tutto sottosopra.
Come a Barcellona. È la Guerra Civile. Non solo abbiamo gli scontri tra i Franchisti e i Repubblicani: come se non bastasse ci si mette anche Mussolini, che deve averci preso in simpatia, visto quanto ci bombarda.
Il governo non ha abbastanza soldi per costruire rifugi antiaerei per tutti. Quasi tutti i nostri uomini stanno combattendo da qualche parte, in città siamo rimasti solo noi donne e noi anziani e noi bambini. Non possiamo restare qui a farci bombardare senza fare nulla: dobbiamo darci da fare. Costruiremo noi i rifugi antiaerei.
Al governo va bene: ci paga materiali e attrezzi, e ci mette a disposizione i progetti dei rifugi che sono già stati costruiti. La manodopera ce la mettiamo noi: ogni quartiere si organizza e si costruisce il suo rifugio. Anche noi che abitiamo vicino alla collina di Montjuïc abbiamo il nostro, scavato direttamente nel fianco della montagna.
Quando suona la sirena corriamo sottoterra, anche se il nostro rifugio non è ancora finito. E aspettiamo. Ore che sembrano giorni.
Abbiamo pensato a tutto: acqua corrente, cucina, infermeria; persino un’area gioco per i bambini, quando sarà completa. Gli ingressi sono sempre due, per non fare la fine del topo. Il primo tratto di ogni cunicolo è sempre a zigzag: ogni parete è uno strato in più per fermare i detriti di un’eventuale bomba caduta vicino all’ingresso.
Dopo la Guerra Civile il rifugio di Montjuïc diventa molte cose: un deposito per i Franchisti, un forno per una vetreria, una casa per le famiglie di spagnoli in fuga dalla fame e dalla povertà degli anni ’40 e ’50, il luogo perfetto per coltivare funghi destinati al mercato nero, un tempio della memoria per non dimenticare quel momento così cupo della nostra storia ma allo stesso tempo così pieno di speranza e voglia di sopravvivere.
Nelle viscere delle città del mondo ci sono altri mondi sotterranei.
Ci sono mondi sotterranei vasti e mondi sotterranei delle dimensioni decisamente più contenute.
A volte sono famosi, altre volte nascosti, spesso visitabili. Alcuni sono ancora segreti.
Marta Frigerio