Marseille vivante, animée, lumineuse
La più grande città della Francia meridionale. Il primo porto del Paese, il sesto del Mediterraneo. Quasi un milione di abitanti. 24 ore a disposizione per cercare di affondare le mani nell’amalgama più unico che raro che la contraddistingue. Sì, è possibile.
In pochi minuti un autobus porta dall’aeroporto Marseille – Provence alla Gare Centrale (stazione SNCF) della cittadina francese e, appena scendi, vieni travolto dagli odori di questa città. Sono arrivato a Marsiglia dopo aver visitato Napoli qualche settimana prima: l’odore del mare, del porto, dei vicoli bui e poco arieggiati, del bucato appeso di fresco alle finestre sopra le strade. Ecco, Marsiglia è questo e tutto questo moltiplicato all’ennesima potenza. Per scendere dalla Gare al Vieux Port, cuore vivo della città, si percorrono i vicolini dei quartieri di immigrazione che fanno parte storicamente del tessuto urbano di questo capoluogo. Si sente l’odore dell’Africa, delle cucine, delle tradizioni. L’odore di spezie e pesce. Di lavanda, di saponi e fritture. Tutto nello stesso momento. Tutto nella stessa raffica di vento. Se chiudi gli occhi, respiri e ti fermi un minuto fai la prima parte del tuo viaggio.
Poi giù. Di corsa. In discesa fino al porto che si vede là in fondo. Un quadrilatero di vie che si gettano nel mare calmo. Immobile, imprigionato tra le mura di un’abbazia sulla sinistra e della banchina del centro MuCEM dall’altra. Un albergo in una delle traverse di questo quartiere è la base ideale per visitare tutta la città. Dal porto si può risalire all’abbazia percorrendolo sulla sinistra guardando il mare. E poi da lì inizia la scalata. Serve un po’ di coraggio, di voglia di vedere, di fare e di evitare un autobus di linea affollato e “ovvio”. Un dedalo di viuzze ripide porta all’imbocco di una scala. In cima c’è lo sguardo d’oro che sorveglia la città: la cattedrale di Notre Dame de la Garde. La poesia più bella questa rocca la recita al tramonto, all’ora della messa prefestiva in un sabato qualunque d’inverno. Il sole che incendia i tetti rossi e gialli della città. Il panorama che si distende sotto. Il mare immobile nel blu e nell’arancio. Il prete che, dentro, recita le orazioni che sembrano diffondersi fino alla statua d’oro che sovrasta la struttura. Guardate il tramonto sentendolo in sottofondo recitare “Notre père qui es au cieux…”. Ecco, non servirà essere cattolici o credenti per sentirsi come dice la preghiera: “sur la terre comme au ciel” (“come in cielo così in terra”).
E di nuovo in terra, al Vieux Port, non si può non gustare un vino mentre il tramonto scompare del tutto e il porto si trasforma. Le barche dei pescatori che prendono il largo: domattina la banchina pullulerà di omini infreddoliti che propongono il frutto del lavoro notturno. Tutti i giorni, come sempre, come una volta.
Poco oltre il porto si può camminare fino al quartiere Panier. Come il Flagey di Bruxelles o il Pigneto a Roma, il Panier è un miscuglio di culture diverse e di bel saper vivere. Piccole vie, case basse, negozietti e vita di comunità che ruota intorno alla piazza centrale. Salire e scendere nel suo dedalo e parlare con i negozianti di sapone è il modo migliore per scoprirlo.
La bellezza di questa città, però, non finisce col giorno. A rue de Trois Rois si nasconde un piccolo gioiello di rara bellezza e che regala esperienze uniche: L’AROME (l’abbiamo recensito QUI).
Parlando con una cameriera del ristorante mentre mi chiedevo dove fare colazione l’indomani prima di prendere un altro aereo mi è stato suggerito l’angolo che ha dato il colpo di grazia al mio innamoramento accennato verso questo posto. Al Vieux Port, nascosto al secondo piano di un Hotel, c’è un baretto che al mattino serve una colazione tipicamente francese su un terrazzo che domina lo sbocco sul mare. Salite la scala che porta al Bar Restaurant La Caravelle, prendete un cestino di croissant e brioche al burro. Rassegnatevi al caffè tragico che solo i francesi riescono a ingurgitare e accontentatevi della vista sbocconcellando.
Nei claim della Mairie (il comune) uno spettacolo di luci recita: Marsiglia è viva, animata, luminosa. Ecco, Marsiglia è tutto questo e di più. È contraddizione, è accoglienza, è separazione nell’integrazione, è bellezza inconsapevole. Di Marsiglia percepisci il suo sentirsi altro rispetto a Parigi o Lione. Il suo sentirsi bella senza essere “come le altre”.
Di Marsiglia percepisci il “sud” come concetto.
[…] Marsiglia è una città viva, luminosa, animata (o comunque così ama essere definita), una città che richiede tempo per essere capita. Ma Marsiglia è anche una base perfetta per scoprire i suoi dintorni: quelle perle della regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra che rendono unica questa zona della Francia. Me ne ero accorto quest’inverno quando, scendendo lentamente col volo da Roma, avevo intravisto, a pochi chilometri dalle brulicanti vie del centro, insenature con le acque cristalline, arcipelaghi e boschi infiniti che arrivano fino al mare, con costoni di roccia disegnati dalla forza dell’acqua e del vento. E’ stato in quel momento che mi sono ripromesso di tornare col sole. E così è stato. […]
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