Lione | La Taverne Gutenberg
Doveva essere un luogo temporaneo. Uno dei tanti spazi abbandonati che vengono ripresi in mano e che appassionano con la stessa rapidità con cui vengono dimenticati. Invece no. La Taverne Gutenberg resiste.
Ottobre 2015. Nel quartiere Guillotière di Lione un gruppo di artisti si riunisce in una federazione per creare questo spazio alternativo. Doveva limitarsi a esistere per tre o quattro mesi. Qualche esposizione. Qualche creazione stravagante e poi chissà. Ma gli eventi hanno cominciato a moltiplicarsi e il luogo si è pian piano trasformato in un ibrido che è residenza per artisti, luogo di creazione, laboratorio, spazio di esposizione, caffè e galleria.
Lo scopro curiosando in rete solo dopo esserci entrato, che la Taverne Gutenberg aveva una data di scadenza sulla testa che tutti si sono dimenticati. Perché non ci siamo cercati, io e questo posto un po’ strano. E’ stato, piuttosto, un appuntamento combinato. Un incontrare amici di amici che poi, in un modo o nell’altro, ti portano lì. Eppure c’è stato qualcosa che me l’ha un po’ impresso in testa.
Appena dentro c’è una sala da caffè con un bancone che fatico a classificare. So solo che mi dà la sensazione di essere entrato in una casa. Su questo diciamo che i fricchettoni hanno generalmente un talento innato. Su un tavolo dorme un gatto. Le pareti sono spoglie. Ad animarsi in una gigantografia è il soffitto.
Non sono mai stato a Berlino. Non ancora, ecco. Ma dai racconti che raccolgo da chi ritorna da lì materializzo nella Taverne Gutenberg l’aspettativa dei luoghi che mi immagino di trovare nella capitale tedesca.
La cosa strana della Taverne Gutenberg è che proverò a descriverla sapendo già in partenza che casomai doveste andarci davvero, pensereste che vi ho mentito. Alla Taverne, infatti, le esposizioni cambiano ogni due o tre mesi. E con le esposizioni cambia tutto il luogo. Perché qui le prime cose da guardare, salendo le scale strette e buie che portano ai piani superiori, sono le pareti. Alle pareti si appoggiano le opere esposte (che non sono quasi mai quadri) e con le pareti dialogano.
Così, al primo piano, c’è il laboratorio di questo ragazzo africano. Dipinge i volti e le storie della sua terra in una esplosione letterale di colori. Nel senso che li lancia. Su un cartone, su un foglio, su un pannello di legno. Così il volto di una donna dalle labbra gonfie e gli occhi scuri che stagliano sull’iride, viene ricreato da un caleidoscopio di schizzi. E il colore continua sulle pareti. Sul pavimento. Sul soffitto.
Lì di fianco, in un’altra stanza, una ragazza seleziona ritagli di giornale. Non mi è ben chiaro a che pro lo stia facendo. Quale sia il suo scopo finale. La sua stanza è ancora spoglia. Ma puoi fermarti ad osservarla lavorare di nascosto. Immaginare che succederà poi. Che farà. Vorrei tornare ora a vedere che forma ha preso quella stanza. Dell’esposizione, alla Taverne Gutenberg, fanno parte anche le persone che la creano. Un sacrario per gli appassionati di storie.
La Taverne è uno spazio per chi crea e per chi visita, senza distinzioni di ruoli. L’artista occupa un atelier temporaneo e partecipa all’elaborazione del progetto che coinvolge tutta la struttura. Ogni volta che ci torni, a distanza di qualche mese, quindi, puoi trovare un percorso che ti accompagna lungo i tre piani attraverso 15 – 20 opere diverse. [qui tutti gli eventi]
Scendendo puoi scegliere se partecipare attivamente anche tu sostenendo questo spazio.
Ne vale la pena. E’ un luogo che trasmette davvero l’idea di essere aperto a tutti e per tutti, come recita una piccola insegna. “Ouverte à tous et pour tous”.
Poi prenditi una birra. Magari ti si avvicinerà una studentessa che ti chiede di compilare un questionario per il suo corso alla scuola di arti alternative.
Ti sembrerà molto felice. Lasciati contagiare.
Taverne Gutenberg
5, rue de l’Epée
Lyon
www.taverne-gutenberg.fr