L’inverno, Vienna, l’Arte
A Vienna puoi arrivare in silenzio, la mattina presto, dopo ore ed ore di cuccetta scomoda e treni che fischiano troppo vicino alle orecchie. A Dicembre, poi, può svegliarti il freddo secco e pungente che riesce a penetrare persino nella sicurezza di un vagone dell’Österreiche Bundes Bahne notturno Venezia-Wien Hauptbahnof. Una giacca pesante, un buon paio di guanti ed una sciarpa antispifferi ci vogliono, per pensare di resistere un weekend d’inverno ad esplorare quella che è stata la capitale di un impero.
Di una città che ha visto convivere contemporaneamente Freud, Hitler, Stalin e Trotsky (che grande annata, il 1913), che ha osservato compiaciuta la fioritura dell’art nouveau, che ha cresciuto Mozart, Haydn, Beethoven, Schubert e Brahms, non si può certo dire che si tratti di un luogo monotono.
Intanto, per pensare al da farsi, è cosa buona e giusta chiudersi in un cafè. Sembrerà forse un consiglio bislacco, ma non lasciatevi ingannare. C’è un motivo se le Wiener Kaffeehaus sono inserite nella lista di Patrimoni Intangibili dell’Umanità dell’UNESCO: questi locali storici sono un’istituzione, un simbolo di coesione sociale, un luogo (cito testualmente le Nazioni Unite) “where time and space are consumed, but only the coffee is found on the bill”. Se volete fare i preziosi, dirigetevi verso uno di quei cafè esosi dalla storia centenaria che hanno servito ospiti abitudinari fuori dal comune: il Cafè Braunerhof, il Cafè Central, il Cafè Griensteidl (il preferito di Trostky, nonchè di tantissimi scrittori austriaci) o il Landtmann, dove soleva passare il suo tempo il padre della psicoanalisi in persona – Sigmund Freud. Qualsiasi sia la destinazione prescelta, ad attendervi ci saranno sempre quei rituali eleganti e senza tempo che caratterizzano la cultura viennese del cafè: i tavolini in marmo, l’arredamento storico, il bicchierino d’acqua con il caffè, il quotidiano internazionale servito insieme all’ordinazione per dare quel tocco incomparabile di cosmopolitismo ed internazionalità che permea la città intera.
Se preferite, però, una location alternativa, non temete: contro ogni aspettativa, dietro alla facciata impeccabile e un po’ snob Vienna si rivela essere un hipster hub notevole, fatto di angoli suggestivi, mercatini dell’usato, negozi di antiquariato, graffiti in ogni angolo e ragazzi che vanno al lavoro in skateboard in pieno dicembre. Sta qui, forse, il segreto di un multiculturalismo diffuso, che non pesa su una città moderna e cosmopolita. Ne è ottimo esempio Naschmarkt, un mercato centrale che si divide tra cibi da ogni angolo del mondo ed un mercatino dell’usato aperto ogni sabato mattina, circondato di edifici storici viennesi in squisito stile art nouveau. Imperdibili per chi apprezza arredamento inaspettato, drink classici, buona musica ed un’atmosfera rilassata sono il Phil – un caffè letterario che vende libri in bellissime edizioni limitate, CD, LP così come cioccolate calde o dolci – e il bar dell’ultimo piano del famoso hotel 25 Hours, dal quale si può ammirare la vista mozzafiato della capitale illuminata, la notte. Tenete a mente, comunque, ovunque andiate, una cosa: l’Austria rimane uno dei pochi baluardi del mondo occidentale dove è ancora permesso fumare all’interno dei locali pubblici, dunque se vi bruciano gli occhi tra una birra e l’altra, non ponetevi questioni.
Ora che vi siete rifocillati e avete passato un intero pomeriggio a consumare Sachertorte e caffè sentendovi dei grandi intellettuali incompresi, è tempo di affrontare l’inverno viennese ed uscire alle intemperie. L’indole da turisti vi dirà di visitare immediatamente quegli edifici iconici a cui si pensa quando si nomina Vienna: il Duomo di Santo Stefano, magari, oppure il Castello di Schönbrunn, residenza imperiale degli Asburgo nonché risposta austroungarica a Versailles. Ma se visitate vienna a Dicembre, sappiate che ovunque andrete vi troverete davanti mercatini, lucine, alberelli, piste da pattinaggio – quella di fronte al municipio si chiama Wiener Eistraum: magnifica.
Nel balzare di mercatino in mercatino come un grasso piccione felice, però, non dimenticate di far rispettosa visita a qualcuno degli innumerevoli, spettacolari musei che Vienna ha da offrire. Tra Castello del Belvedere, Leopold Museum e Museo dell’Albertina scopriamo ogni possibile sfaccettatura dell’arte moderna, viennese e non: a farla da padrona sono i localissimi Klimt e Schiele, amici tra loro quanto amati dai radical chic. Di grandissimi capolavori d’arte, comunque, è pieno il centro – di gallerie ed esposizioni temporanee di nuove leve semisconosciute, poi, ancor di più. “Alle Kunst ist erotisch”, diceva il caro vecchio Gustav: “Tutta l’Arte è erotica”. Il cuore artistico della capitale si trova in piena vista: è il modernissimo MuseumsQuartier, che ospita costantemente collezioni nuove, performance artistiche e – perché no – dj set.
Se, però, l’arte istituzionalizzata vi pesa – o non ce la fate proprio a sborsare quella decina di euro a museo – c’è un’alternativa inedita e taciuta dalle guide turistiche, benché visibile a chiunque. Si tratta della street art: di graffiti è tappezzata la città, e non parliamo di qualche brutto tag ripetuto centinaia di volte con una bomboletta che va scaricandosi ma di vere e proprie opere d’arte a cielo aperto che raccontano storie e comunicano emozioni, contrastando vivacemente con un’architettura barocca bellissima al punto da essere senz’anima. La strada principale da seguire è quella che costeggia il grande canale del Danubio, il Donaukanal. Se pensate di non avere tempo per percorrerlo a piedi in tutta la sua lunghezza, indossate le cuffiette, accendete l’iPod come avreste fatto nei primi anni ‘10 e lasciatevi trasportare dalla metro U4 con un adeguato sottofondo malinconico, mentre guardate scorrere il paesaggio viennese lungo il canale, in fretta.
Una volta arrivati al capolinea, un autobus in una ventina di minuti vi può portare a Kahlenberg, il colle che dà sulla città. Circondati da vigneti ed alberi, c’è il tempo di riflettere su quella capitale enorme ma a misura d’uomo che si stende ai tuoi piedi.
C’è chi dice che le strade di Vienna siano lastricate di cultura, mentre nelle altre città di mero cemento.
Dopo qualche giorno qui, non me la sento di dissentire.