L’Idea, di Berthold Bartosch
Nell’intermezzo storico fra le due grandi guerre del novecento, quando il fervore ideologico si scontrava con l’acredine della politica, nacque il primo film d’animazione filosofico. L’Idea di Bartosch è, come dice il titolo, il racconto della nascita e della diffusione di un’idea. Contagiosa e pericolosa, che nasce piccola ma cresce fino a diventare gigantesca, sovrastando le masse che influenza.
Attingendo a piene mani dall’espressionismo tedesco, ma anche dall’arte di Grosz, il regista mette in movimento i disegni del fiammingo Frans Masereel, le cui linee possenti dipingono la tragica realtà allegorica dei fatti. L’idea viene all’inizio non capita e temuta (bella la trovata di rappresentarla come una donna nuda, quanto di più puro ed allo stesso tempo osceno si possa immaginare), poi accolta da alcuni e diffusa a molti. Fino allo scontro finale, fra le masse del popolo e del Potere.
Il periodo storico deve far pensare ad un intento anche satirico, nonché premonitore dell’apocalisse che stava per abbattersi sul modno. All’interno del nemico dell’Idea, il Potere, sono racchiusi sia le potenze economiche che religiose del tempo. Il portavoce del Potere sembra un grasso industriale, che venera il Dio Soldo, come un solo, non vedendo altro. E guida l’esercito a suo piacimento. Verso il tragico scontro finale.
I cadaveri, però, non possono in alcun modo scalfire l’Idea, che cresce di giorno in giorno, vitale e potente. Fino al prossimo scontro.