Il Libro Del Mare, per un’estate a caccia di squali!

Il Libro Del Mare, per un’estate a caccia di squali!

Molto più di una battuta di pesca allo squalo, Il Libro Del Mare è un fluire di storie e pensieri che esplorano la vastità spaziale e concettuale degli abissi marini.

Agosto.
Basta udirne il suono per pensare a ferie, MARE, ombrellone, MARE, prova costume (tendenzialmente non superata), MARE, relax, MARE, letture estive, MARE, di nuovo MARE…

Pochi dubbi su quale sia il tema principale in agenda; del resto, chi siamo noi per sottrarci ad una questione tanto urgente? Che si parli di mare, dunque!
Lo facciamo con una recente uscita di Iperborea – per intenderci, quella che pubblica libri in formato 10×20 di autori vichinghi che mai riusciremo a pronunciare correttamente – che si è guadagnata largo successo di critica e lettori, “Il Libro Del Mare” di Morten A. Strøksnes.

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Il mare in questione è il Mar di Norvegia, siamo nelle Isole Lofoten, a bordo di un gommone, a dare la caccia allo squalo della Groenlandia, una creaturina di 7 metri di lunghezza e 1 tonnellata di peso, che campa per oltre 400 anni, cieco e dalle carni tossiche (tanto per aggiungere qualche particolare goticheggiante).

Tranquilli, solitamente non si trova nelle acque della Riviera!

Chi scrive prova per lo squalo un terrore assoluto, probabilmente dovuto a Spielberg & co. e a quella dannatissima pinna troppo impressa nell’immaginario anni ’90 per non evocare una punta di esitazione quando l’acqua si fa troppo profonda o poco trasparente. Eppure, poche creature esercitano un fascino così magnetico: macchine concepita per uccidere, perfezionate da millenni di evoluzione, straordinarie e letali.
Tutto questo ha applicazione pratica nel riflesso pavloviano “vedo squalo – compro libro”.

L’aspettativa era di uno pseudo trattato sullo squalo di cui sopra, mi ha quindi colto alla sprovvista trovarmi difronte ad un libro di tutt’altro genere, anzi, del tutto non riconducibile ad un genere solo. C’è una mistura (capace tuttavia di superarare la prova della coerenza) di trattato naturalistico, reportage, frammenti di saggistica, elementi diaristici, al punto che lo squalo è sì protagonista del racconto, ma anche espediente narrativo per le molteplici “ondate digressive” che ne caratterizzano l’opera.

Tra i riferimenti del sottoscritto emerge prepotentemente Moby Dick, non tanto per il nostro Achab scandinavo, decisamente più pacato e meno ossessionato dell’Achab originale, quanto per la struttura poliedrica dell’opera: con Melville ci siamo tutti fatti una cultura sulle specie di balene, sulla qualità del loro olio e sui rudimenti di baleneria (knowledge essenziale se la vita da ufficio ci andasse stretta); con Strøksnes parliamo delle isole norvegesi, dei prodotti derivati del del merluzzo, di incredibili creature di profondità, di tecniche di pesca;
intanto riflettiamo sulla vastità del mare come ecosistema, della sua importanza e fragilità, sul rapporto culturale ed artistico che l’uomo instaura con esso.

“Il Libro Del Mare” è allora, nella sua forse banale semplicità, davvero il titolo più calzante per questo libro data la molteplicità di spunti, storie, nozioni, che l’autore riesce a combinare, unite dalla presenza sfuggente del “mostro”, talvolta creatura fisica, talvolta atavica ossessione umana.

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Chi teme il delirio bucolico vergato sulla tastiera di un MacBook nel comfort di un open space, o il pistolotto ecologista ascrivibile alla formula “salva il mare, uccidi un sushi chef!” può stare tranquillo. Trovando stucchevole il buonismo green sostenuto a suon di post contro l’abbandono dei cani, poi misteriosamente sospeso quando si tratta di fare la raccolta differenziata, considero un grande pregio di Strøksnes quello di rifuggire la tentazione facilona di fare di tutto un idillio: la natura è affascinante ma non “coccolosa” ed il rapporto dell’uomo con essa è sì contemplativo ma anche funzionale.
Lo stesso squalo della Groenlandia, se da una parte acquista valenza emotiva e simbolica à la Melville, dall’altra resta sempre un predatore il cui scopo è sopravvivere, nutrirsi e riprodursi.
Descriverlo mentre divora carcasse di balena in profondità marine senza luce, o leggere il passaggio della foca addormentata in fondo al mare che si sveglia tra le fauci dello squalo impossibilitata a fare altro che non sia realizzare la propria fine, sono passaggi essenziali per rimuovere lo strato di melassa che ricopre la natura così come viene servita all’uomo urbano.

In definitiva, “Il Libro Del Mare” è molto di più di una battuta di pesca romanzata; è un fluire di meditazioni e vicende (incluse naturalmente quelle dell’autore sulle tracce del suo squalo) che con il mare hanno a che fare, esploradone, senza l’assurda pretesa di completezza, la vastità spaziale e concettuale.
Una lettura di ampio respiro, per guardare al mare non come alla massa d’acqua cui agognare quando il termometro segna i 40°, ma come ad un mistero sconfinato sul quale l’uomo si interroga da millenni.

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Libro bonus: è scontato che sia Moby Dick; così come è scontato che lo abbiate già letto. Potrebbe però incuriosirvi che ne pensa SALT del capolavoro di Melville… scopritelo qui.

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