Leonard Cohen sui muri e nel cuore di Montréal
Scrittore, poeta, compositore e cantautore, Leonard Cohen è stato un artista poliedrico, quasi un moderno Leonardo.
Non è stata, però, la culla fiorentina del Cinquecento ad accoglierne la nascita, ma Westmount, un piccolo e abbiente sobborgo inglese di Montréal, nel ben più vasto Canada francese. Nato in una famiglia ebraica, nel cuore di un Paese cattolico o, al più, protestante, Cohen già nel 1934 era parte di una minoranza nella minoranza.
Sarebbe curioso indagare quanto tutto ciò abbia contribuito a rendere Cohen quel che è stato per tutta la vita: un poeta, in versi o in musica, dalla grazia e dalla profondità emotiva straordinarie.
Era solito trascorrere mesi, in alcuni casi addirittura anni, a scrivere una canzone, a comporre un testo le cui parole fossero perfettamente in sintonia, alla ricerca perenne di un’armonia sintattica d’altri tempi. “Lavoro come se avessi tutto il tempo del mondo”, diceva. Forse tutto il tempo del mondo alla fine non l’ha avuto nemmeno lui, ma i suoi 82 anni sono stati abbastanza perché quello stesso mondo potesse piangerne la scomparsa nel 2016 e perché la sua Montréal decidesse di dedicargli interi muri della città.
Così, Kevin Ledo, artista contemporaneo e canadese, ha dedicato a Leonard Cohen una delle sue opere più grandi, verniciando circa 40 metri di un palazzo nel cuore della zona portoghese di Montréal. Il ritratto, impressionante, è stato realizzato in occasione del Mural Festival 2017 e si trova su una facciata del Cooper Building, edificio di 9 piani, sul St-Laurent Boulevard, una delle arterie principali della città e strada molto cara a Cohen, dove visse per molti anni e dove era anche solito fare colazione al Bagel Etc, al numero 4320.
Merita alcuni minuti anche il video di come è stato realizzato questo capolavoro di street art, a mio parere forma d’arte ancora troppo sottovalutata.
Il rapporto tra Leonard Cohen e la sua città natale è viscerale. Certo, nemmeno lui è riuscito a resistere al fascino sempiterno di New York, alla dinamicità di Londra, al clima mistico della Grecia e al fervore di Los Angeles. Com’è comprensibile e adatto ad un animo multiforme, Cohen si è lasciato conquistare da molte città, che gli hanno offerto una via di fuga dai confini familiari, ma è Montréal che non ha mai lasciato davvero nonostante il tanto peregrinare, nella Montréal dove sin dall’adolescenza ha imparato a rifugiarsi nella scrittura anche grazie all’Università McGill, e nella stessa Montréal dove ha scoperto la via della poesia, che forse in modo più riservato ha portato avanti per tutta la vita, insieme alla ben più nota carriera da musicista, che gli ha invece permesso di realizzare brani che gridano già alla sempiterna memoria.
Henry and I
cover our heads
and write a few poems
The prayer book is open
The radio is playing
[…]
(Versi estratti da “Montréal Afternoon”)
In autunno, il Québec è da sempre una meta molto ambita, i colori del foliage fanno capolino tra i parchi e sono centinaia gli eventi dedicati allo straordinario fenomeno naturale. Eppure, quest’anno in particolare, la città di Montréal è più in fermento che mai. Al numero 1420 di Crescent Street, infatti, è in corso un secondo mural dedicato a Leonard Cohen, ancora più imponente del precedente, visto che l’edificio su cui sorge è di ben 20 piani.
Così può capitare che la notte, passeggiando per il centre-ville di Montréal, a pochi metri da Boulevard de Maisonneuve Ouest, ci si imbatta in un gigantesco Leonard che sembra sorridere beffardo, come se sorvegliasse dall’alto i nostri piccoli turbamenti quotidiani. La realizzazione di quest’opera, voluta dall’amministrazione comunale della città, è stata accompagnata da polemiche non indifferenti guidate da un dubbio destinato ormai a rimanere irrisolto: che cosa avrebbe detto Leonard Cohen se avesse visto il proprio gigantesco ritratto su un palazzo di 20 piani nella zona più “fighetta” di Montréal, così lontana dalla “sua” città?
Personalmente, voto per un suo “Who cares?” e un sorriso beffardo.
La foto qui sopra l’ho scattata una sera di fine settembre 2017 a Montréal quando il ritratto era ancora work-in-progress e, pur essendo certa che apprezzerete le mie abilità fotografiche palesemente simili a McCurry, ho pensato di cercare un’altra fotografia (decente) che vi permettesse di apprezzare l’opera ed avere anche solo una vaga impressione di quanto possa essere gigantesca. Eccolo, il secondo murale in omaggio a Leonard Cohen, questa volta prodotto da MU e realizzata da Miles Mac e Gene Pendon:
Quel che è certo è che quest’anno l’autunno a Montréal sarà ancor più spettacolare del solito e non mi limito al consueto (e incredibile! – l’ho già detto?) foliage: a partire da questa settimana, infatti, l’intera città sarà letteralmente travolta dalla cosiddetta “Cohen Week” e sono decine e decine gli eventi a lui dedicati. Non da ultimo, il Muséè d’Art Contemporain (http://macm.org) si prepara ad ospitare dal 9 novembre fino al 9 aprile 2018 una straordinaria mostra dedicata a Leonard Cohen, intitolata “Une brèche en toute chose / A Crack in Everything”. Si dice che saranno 40 gli artisti provenienti da tutto il mondo a rendere omaggio alla grandezza artistica di Leonard Cohen, contribuendo a quella che sarà ricordata da tutti come una mostra multidisciplinare, quasi oserei dire dallo stile vinciano.
When we came up with the idea for this exhibition, we went to seek the agreement of Leonard Cohen, who was thrilled with the project and the angle we were proposing. Given his recent death, our exhibition has taken on a new meaning. It has also become a tribute to this global star.
John Zeppetelli, Director and Chief Curator, MAC