Le (adorabili) bambinacce

Le (adorabili) bambinacce

Non posso parlare per esperienza (per colpa di una banale questione anagrafica, più che altro) ma sono pronta a credere che a metà anni novanta tutte le adolescenti volessero somigliare a Mia Wallace.

Fortunatamente, la banale questione anagrafica non può impedirti, a tua volta adolescente, di coverizzare qualche volta di troppo Urge Overkill – con un pathos allarmante, a ripensarci bene – per il tragitto che va dal corridoio d’ingresso al divano angolare in materiale sintetico. Lo scenario raggiunge ovviamente la perfezione se nel tragitto che accompagna la performance, qualitativamente tremenda ma sincera come solo un adolescente in casa senza genitori sa essere, c’è almeno uno specchio – va bene per l’occasione anche qualsiasi superficie vagamente riflettente – per ricordarti quanto ti trovi detestabile, nella tua interezza.

L’adolescenza ce la raccontiamo sempre eppure quando ce l’hai non vedi l’ora che se la prenda qualcun altro, tu non desideri altro che fare un bel saltello in avanti nella tua personale e limitata scalata anagrafica. Sarebbe bello riuscire ad ammettere a cuor leggero che il vero problema è che non sia possibile fare, invece, un saltello all’indietro, all’età in cui hai condotto per la prima volta tutte le più piacevoli e segrete esplorazioni. L’infanzia, quella non te la racconta mai nessuno, soprattutto quando è stata terribilmente sfacciata. Ma potrebbe forse non esserlo? Certo che no. Quindi, chiediamo a qualcuno di farsi coraggio e raccontarci la sua.

Non tutto è perduto, infatti. A colmare la lacuna del mancato resoconto collettivo di un’infanzia (mai troppo) esplicita e onesta ci pensano Le bambinacce. Sono delle vere chiacchierone – grazie al cielo – e con la loro inarrestabile voglia di raccontarsi senza filtri, si apprestano a diventare l’elemento più rumoroso e – credo fermamente – immancabile in ogni libreria. Sarà pressoché impossibile frenare la mano dal desiderio di sfogliarne le pagine, periodicamente, per riascoltare le sfumature delle loro variegate iniziazioni. Sono quel tipo di persona che senti subito familiare, e se non la vedi per un po’ comincia a mancarti.

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Le bambinacce sono 55 componimenti in versi, ottimi da leggersi – centellinandoli – come filastrocche della buonanotte prima di andare a letto (possiamo forse definirli erotici, ma nell’accezione più dolce e divertente del termine) creati di Veronica Raimo e Marco Rossari, corredati dalle immagini di Mariachiara Di Giorgio. Ognuna delle altrettante 55 protagoniste (La bambina senza vergogna, La bambina che voleva il mare, La bambina che amava perdersi nel bosco…) alza educatamente la mano, aspetta il proprio turno e prende parola, per poi mettere subito da parte l’educazione e travolgerci con la sua testimonianza innocente e, allo stesso tempo, audace e noncurante di qualsiasi perbenismo in quella che dà l’idea di essere un’educazione delle fanciulle irriverente e sporca, perché sorprendentemente idonea all’immedesimazione. Inutile dire che, a tempo debito, sarebbero state oltremodo confortanti, ma vanno benissimo anche a posteriori.

Ormai senza più paure / si arresero al tabù, / le dissero: “Fai pure / quello che vuoi tu”. / Fu allora che la bimba / scandalosamente / scoprì che non aveva / più voglia di far niente.

Le bambinacce, che un po’ se la ridono con/di noi e un po’ ci mostrano il loro lato più malinconico e sognante (incubi compresi), sono pronte a calpestare ogni tabù (in primis, la sessualità) e raccontarsi, senza pudore. Non sono, ad esempio, disposte a nascondere l’entusiasmo ancora meravigliato e confuso della prima scoperta di sé (di una parte di sé, in particolare, in La bambina che aveva scoperto una cosa). Scoperta che è il primo passo necessario per poter riconoscere Il cane nero quando lo si incontra, ovvero ciò che muove la loro insaziabile curiosità (faceva paura / col suo imperio / e questo perché / il cane nero / era il / desiderio).

Eroine senza superpoteri se non la loro supersensibilità, coraggiose, a loro insaputa, poiché non danno retta a nulla se non al loro istinto privo di malizia – snobbando, all’occorrenza, anche il vasto repertorio freudiano-mitologico – Le bambinacce ci prendono per mano, e non hanno timore ad accompagnarci fino alla soglia delle loro camere (Lì nel buio siderale / del lettuccio tiepido / sentì di desiderare / l’universo gelido), per spiare dalla serratura quei mostri che vivono sotto i loro letti e, a volte, in bella vista sotto le coperte.

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Titolo | Le bambinacce

Autore | Veronica Raimo, Marco Rossari

Editore | Feltrinelli

Anno | 2019

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