L’ Amorte – il valore della contaminazione
Dell'arte di fare nesso estremo con le persone
Bergonzoni è profeta equilibrista, musico della parola. “Più autorizzato che autore, più scritturato che scrittore”. Perché la fantasia e l’arte sono vive sempre: sta a noi captarle, accoglierle, farle abitare. “Siamo giudici o avvocati nel processo delle cose?” Di professione, siamo invocati.
Come ogni profeta è escluso o idolatrato, e in ogni suo gesto e apparizione si odora il suo rammarico per queste etichette. Crede infatti nella rete umana, tra pari, come mezzo unico di redenzione vera. “Fare nesso, senza precauzione”, nesso estremo. “Fili adottivi” di una matassa umana, “legati da un superAgo”. E si strugge per questi soli e solitari destini umani, schiacciati tra cielo e terra, che non si riconoscono né nell’uno, né nell’altro.
L’ Amorte (2013) è il primo libro di poesie di Alessandro Bergonzoni, e contiene tutto questo. L’urgenza di denunciare il soffocamento delle nostre doti vitali, la rinuncia alla consapevolezza, lo schiacciamento verso il basso, dove si sta comodi. “Montiamoci la testa” non è un sopruso, è un inno al dovere di responsabilità, al “voto di vastità” a cui siamo chiamati come anthropoi, i guardanti in alto.
Tra gli infiniti percorsi tra cui puoi cascare leggendo il libro, scelgo quello della Contaminazione. Non una scelta così casuale poi, a guardare bene il titolo del libro.
Dalla contaminazione nasce il nuovo, dalla miscela il fermento, la creazione di un mondo. Tutto ciò che è bello nasce dalla contraddizione, dallo stridore.
Fidanzarmi con un morente?
E perché no.
Non ci sono altre scorciatoie
per dire di vivere
alla giornata.
Non ci sono altre maniere forti,
non esistono riverginazioni.
Immondi siamo, e per sempre saremo condannati alla lordura. Non è possibile tornare alla purezza di placenta. Ma questa contaminazione ci salva, ci garantisce un destino di bellezza.
La bara per i tuffi,
l’ovazione pornografica,
la legge del compasso,
e l’unico timore maligno che c’è.
Non esiste terrorismo frugale,
né crimine corallino.
Fatina del centellinare
Hai una bomba anche per me?
La paura infantile per la contaminazione. Eppure la continua necessità di questa: non esiste crimine corallino. A piccole prudenze si esplode.
Rimetteremo i peccati.
Al loro posto.
Semineremo
il tragitto di trappole per scopi, e,
tollerando solo l’incesto stellare,
controlleremo che non ci portino via
la roba stesa tra due momenti.
Sapremo
se la morte
è una forma di evasione
o il portento
un modo per non accontentarsi d’esser vivi.
Faremo come certe ciglia:
cadremo in silenzio.
Siamo nati per nascere.
L’insufficienza germinale del quieto vivere, l’incapacità di affrontare il brutto, il ruvido, il cacofonico.
Persi nei nostri lavori impegnativi, perché abbiamo bisogno di scopi da inseguire.
Proprio noi capito, quelli creati a immagine di Dio.
Tolleriamo la contaminazione solo se in televisione, lontana.
Schiacciati tra cielo e terra, sappiamo solo quello che non siamo.
Siamo noi al centro, e non ce ne accorgiamo.
Nascerete tutti!
Ai confini dell’inganno
preda e silenzio
fanno conoscenza.
Sta passando un brutto periodo,
alzatevi!
Non ci limitiamo a cercarla nei fondi dei bicchieri vuotati, nei musei a pagamento, nella chitarra sotto le stelle, nei profumi, nel liscio dei marmi.
L’arte è ovunque, aggressiva.
“Cerchiamo sopra le macerie, potrebbe esserci qualcuno ancora vivo”.
titolo | L’ Amorte
autore | Alessandro Bergonzoni
editore | Garzanti
anno | 2013
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[…] impedisce l’invenzione: sono preclusi rapporti articolati, attività diverse e, come sappiamo, la novità nasce solo dalla contaminazione. In ultimo, la specializzazione costringe alla chiusura e alla schiavitù. E’ così, da sempre. […]